POLITICA & SANITÀ

Rsa, aumentano le tariffe ma non per le famiglie 

La Regione aggiorna il budget per le strutture, mettendo 12 milioni in più. L'adeguamento non inciderà sulle rette grazie al fondo europeo da 50 milioni. Saranno monitorate le procedure per i nuovi ingressi da parte delle Asl ancora troppo lunghe

Più soldi alle Rsa aumentando le tariffe, ma nessun rincaro per le famiglie grazie alla “compensazione” possibile con l’impiego di fondi europei. La non facile quadratura del cerchio – rispondendo da un lato ai maggiori costi delle strutture, ma anche alle richieste da parte degli ospiti e delle loro famiglie di non vedere crescere le spese a loro carico – è stata trovata dalla Regione Piemonte con la piena approvazione di tutte le rappresentanze del settore. 

Il governatore Alberto Cirio, insieme agli assessori Luigi Icardi (Sanità) e Maurizio Marrone (Politiche Sociali), ha assicurato l’impegno ad alzare il budget, con un incremento di 12 milioni rispetto alla media degli anni pre Covid, ma anche l’adeguamento Istat del 3,8% e il ricorso al Fondo sociale europeo per aiutare le famiglie a pagare le rette non convenzionate. Nel dettaglio, la Regione è pronta a riconoscere un l’incremento del 3,8% a partire dal 1° gennaio per la quota sanitaria e dal 1° luglio per la quota alberghiera e poi, una volta ricevuto da Roma il riparto del Fondo sanitario, l’impegno è di portare il budget a 280 milioni all’anno.

Aumenti che non peseranno sulle famiglie degli ospiti, in particolare quelle che non usufruiscono della tariffa convenzionata e pagano quindi il 100% della retta. La soluzione individuata sta nel Fondo sociale europeo da 50 milioni di euro che sarà suddiviso negli anni 2022-2024, con l’assegnazione della “compensazione” alle famiglie attraverso voucher.

“Riusciremo con questo metodo di condivisione partecipata a salvare il mondo della residenzialità dalla crisi odierna, ricordando che qualsiasi scelta politica deve tenere al centro la persona non autosufficiente da assistere e soprattutto la sostenibilità economica dell’inserimento in struttura per la sua famiglia” ha spiegato Cirio, ricordando come “negli ultimi anni, al di là del colore delle legislature, in Piemonte abbiamo avuto una anomalia, per cui c’è stato un innalzamento degli accreditamenti delle strutture, privo però di un adeguamento del rispettivo budget”. 

Tra il 2014 e il 2019, ovvero i cinque anni prima del Covid, la media del budget assegnato dalla Regione al sistema delle Rsa è stato tra 265 e 268 milioni, mentre nel 2021, a seguito del calo degli inserimenti dovuti alla pandemia, era sceso a 251 milioni cui si sono aggiunti suddivisi per il biennio 2020/2021, 32 milioni di euro di ristori e quasi 11 milioni di euro per fornire gratuitamente alle strutture circa 4 milioni di test antigenici e più di 8 milioni di dispositivi di protezione. “Grande soddisfazione” viene espressa dal presidente di Confapi Sanità Michele Colaci, anche a nome delle altre organizzazioni di rappresentanza che sottolineano l’importanza di un altro provvedimento: il monitoraggio settimanale dei nuovi inserimenti autorizzati dalle Asl. Un modo per consentire alla Regione e alle stesse strutture di supervisionare le procedure, spesso troppo lente, delle aziende sanitarie per l’ingresso di nuovi ospiti e velocizzarle quanto più possibile, ponendo finalmente rimedio, si spera, all’assurda situazione che vede da una parte le Rsa con posti liberi e dall’altra famiglie in attesa per mesi di poter far entrare l’anziano o il disabile nella struttura.

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