LOBBY & PARLAMENTO

Gariglio sale sul taxi, stop alla liberalizzazione

Il deputato dem fa asse con Lega e Fratelli d'Italia per bloccare la delega al governo contenuta nel decreto Concorrenza. Da 15 anni la lobby dei tassinari blocca ogni tentativo di riformare il proprio settore. Unica voce fuori dal coro è quella di Più Europa: "Un'indecenza"

È sempre la stessa storia, a parole si professano tutti liberali ma prova poi a liberalizzare davvero un settore ed ecco che in parlamento destra e sinistra s’alleano in quattro e quattr’otto per evitare che possano essere intaccate rendite di posizione e cancellati privilegi. Coi tassisti ci si prova da una quindicina d’anni: prima il governo Prodi, poi il mercato, con l’introduzione di Uber, ora ritenta Mario Draghi. Ma anche questa volta un’alleanza trasversale composta da Pd, Lega e Fratelli d’Italia ha già strizzato l’occhio ai tassinari e preparato l’emendamento che garantisce lo conservazione dello status quo.

A promuoverlo è stato il capogruppo dem in commissione Trasporti Davide Gariglio, torinese, già segretario del Pd in Piemonte. Con lui l’ex sottosegretario alle Infastrtutture, Umberto Del Basso De Caro: un provvedimento che, di concerto con Lega e Fratelli d’Italia, prevede lo stralcio dell’articolo 10 del Decreto Concorrenza, in cui era stata inserita “la delega al governo in materia di trasporto pubblico non di linea”. Due ex renziani che ora si mettono di traverso al viceministro della Mobilità sostenibile Teresa Bellanova, di Italia Viva, che sta gestendo la partita per conto dell’esecutivo.

Nessuno sa di preciso quanti siano i tassisti in Italia. Secondo alcune stime si parla di circa 40mila licenze attive, altri le riducono di molto. È comunque Roma la città italiana con più licenze: nel 2018, anno cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili, erano 7.703, contro le 4.852 di Milano. Significa che nel capoluogo lombardo c’era una densità maggiore di tassisti, considerando che ha meno del 50% degli abitanti di Roma, anche se un traffico business molto più considerevole. Dopo Roma e Milano troviamo Napoli, con meno della metà delle licenze, 2.365. Segue Torino, con solo 1.501, nonostante abbia solo pochi abitanti meno del capoluogo campano. Al quinto posto Genova, con 868 licenze, poi Firenze e Bologna, con 724 e 706. Che hanno molti più taxi di Palermo, una città con una popolazione quasi doppia, dove erano 319. Questi i numeri di una lobby che tiene da vent’anni sotto scacco l’Italia. Dai tempi delle lenzuolate dell’allora ministro Pier Luigi Bersani, che puntavano eliminare il contingentamento delle licenze, a oggi con uno sciopero indetto per i giorni 5 e 6 luglio prossimi. Una lobby in grado addirittura di neutralizzare (o quasi) Uber, il servizio di trasporto contro cui i tassinari s’erano opposti con scioperi in tutta la nazione.

Dai balneari ai tassisti, ogni riforma trova il suo tutore dell'esistente. E se la destra populista è sempre stata al fianco della lobby dei tassisti, sorprende (ma fino a un certo punto) la posizione del Partito democratico che le liberalizzazioni le aveva sostenute in passato. Unica voce critica è quella di Più Europa: “Per giorni e giorni, a Milano, è stato impossibile trovare anche un solo tassista. E lo stesso, presto, accadrà anche nel resto d’Italia, con mobilitazioni di almeno 48 ore. Il motivo? Sono in sciopero perché, nel ddl Concorrenza voluto dal Presidente Draghi, finalmente si è deciso di fare ciò che nessuno era mai riuscito a fare, ossia una parziale liberalizzazione del settore. La risposta dei tassisti è stata questa: non garantire il servizio a nessuno. Nemmeno alle persone con disabilità, a quelle più anziane o ai soggetti bisognosi di cure ospedaliere. Un’indecenza” dichiara Giordano Masini, coordinatore della segreteria di Più Europa. “Un’indecenza di fronte alla quale – prosegue – ci saremmo aspettati un sostegno ancor più convinto all’azione del presidente Draghi. E invece, ancora una volta, eccolo qua: il Partito Unico delle Corporazioni. Dopo Lega e Fratelli d’Italia, anche il Partito democratico ha presentato un emendamento per sopprimere la liberalizzazione del settore. Lo ribadiamo con forza: la concorrenza fa bene all’Italia” conclude Masini.

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