PALAZZI ROMANI

Tra bluff e penultimatum Conte sceglie l’Aventino

Il M5s alla Camera non vota il dl Aiuti (dopo aver detto sì alla fiducia la settimana scorsa). Giovedì showdown in Senato. Ma i grillini rischiano di perdere ancora pezzi. Berlusconi: "Verifica di maggioranza". Costa (Azione): "È la fine del campo largo"

Che questo sia “il Papeete di Conte”, come dice il renziano Ettore Rosato, o l’ennesimo “penultimatum” per citare Beppe Grillo, di certo il Movimento 5 stelle continua a tenere sotto scacco la maggioranza e il premier Mario Draghi. E così dopo aver detto sì alla fiducia sul dl Aiuti, i pentastellati escono da Montecitorio durante il voto finale sul medesimo provvedimento. Il testo è stato approvato dall’aula con 266 voti a favore e 47 contrari. Un solo deputato grillino ha votato a favore, il toscano Francesco Berti. A questo punto riflettori puntati sul voto in Senato di giovedì: se anche lì il M5s dovesse fare le bizze, allora la crisi sarebbe conclamata e Draghi potrebbe decidere di salire in tempi brevissimi al Colle.

Ma cosa vule esattamente Conte? E soprattutto: farà sul serio questa volta? Le interpretazioni sono innumerevoli. Prima del voto alla Camera, ecco la mossa dei vertici pentastellati. Nessuno deve partecipare al voto: questo l’ordine che arriva sui telefonini dei deputati. “Il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con la fiducia. Oggi per questioni puntuali, pur rilevando l’utilità di parte delle misure ma non valutando bene i metodi annuncio che il mio gruppo non partecipa alla votazione finale”, sono le parole di Davide Crippa, capogruppo M5s alla Camera. L’idea che prevaleva già la scorsa settimana fra i vertici del Movimento, confermata ieri in un’intervista dal ministro Stefano Patuanelli, era di non prendere parte alla votazione a Montecitorio, lanciando al contempo un segnale forte a Palazzo Chigi. E così è stato.

Nel quartier generale di via di Campo Marzio si attende un “segnale” dal premier, mentre Giuseppe Conte rimane in silenzio. Al Senato, però, la linea “barricadera” sembra prevalere a prescindere. “Io la fiducia non gliela voto nemmeno se vengono a prendermi a casa...”, si legge in uno dei tanti messaggi rimbalzati sui telefonini dei senatori M5s. Anche gli uomini più vicini a Conte, del resto, spingono per l’Aventino: “Tornare indietro ormai è impossibile”, il ragionamento. La riserva andrà sciolta nelle prossime 48 ore, all’orizzonte un’assemblea dei senatori pentastellati che si terrà alla vigilia del voto.

Intanto Silvio Berlusconi, alla luce delle nuove turbolenze nel Governo, chiede una verifica di maggioranza per l’esecutivo di Draghi: “Oggi il Movimento 5 Stelle, dopo un logorio politico prossimo all’accanimento, ha deciso di disconoscere un provvedimento fondamentale per il Paese. Si tratta di un atto di schizofrenia politica e soprattutto di un vulnus grave che rende palese un deficit di responsabilità e serietà. I 5 Stelle hanno deciso di giocare sulla pelle dell’Italia nell’illusione di ricavarne un dividendo di consensi. È inaccettabile”. La richiesta di Berlusconi a Draghi è quella di “sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria e di prendere atto della situazione che si è creata. Chiediamo che ci sia una verifica della maggioranza al fine di comprendere quali forze politiche intendano sostenere il governo”.

Un atto, quello di Conte e dei Cinquestelle, che per Enrico Costa è il de profundis del campo largo: “Sto ascoltando in aula alla Camera l’intervento strampalato del capogruppo M5s Crippa sul decreto Aiuti. Un discorso da partito di opposizione, concluso con l’annuncio della non partecipazione al voto finale. Dedicato a Enrico Letta ed al suo campo largo”, scrive in un tweet il deputato piemontese e vicesegretario di Azione.

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