LOTTA AL VIRUS

Covid, rischio di "autunno caldo". Medici in allerta: serve un piano

Nessuno può escludere una recrudescenza dei contagi con varianti più aggressive. Il sindacato degli ospedalieri Anaao lancia l'allarme: "Le Asl agiscono ognuna per conto suo, senza una regia". Incognite anche sul personale della campagna vaccinale

Verso l’autunno con poche idee, ma confuse. Sembra procedere (si fa per dire) così la sanità piemontese a pochi mesi da quella stagione che per i due anni della pandemia ha rappresentato uno dei periodi più critici con il virus che, al contrario di quest’anno, dopo la forte attenuazione estiva si è rifatto sentire con tutti i suoi effetti, complici la riapertura delle scuole, la ripresa delle attività dopo le ferie e lo stesso clima. 

Il rischio di tornare a situazioni che nel 2020 erano ancora imprevedibili, l’anno dopo misero in evidenza da una parte l’effetto positivo dei vaccini ma ancora le molte lacune del sistema, stavolta sarebbe ingiustificabile e non accettabile. Tuttavia quel rischio c’è chi lo paventa e lo fa dalla prima linea, da quegli ospedali in cui ancora non è del tutto chiaro come debbano essere gestiti i pazienti Covid – reparti dedicati, repartini isolati all’interno delle specialità cliniche – così come confuso è ancora il quadro sulle Usca, le unità speciali che dal territorio per quasi due anni sono state molto utili per contenere almeno in parte gli accessi ai Pronto Soccorso e i ricoveri. 

“Se questa ondata estiva non ha sovraccaricato gli ospedali, potrebbe farlo una nuova ondata autunnale. E l’autunno è alle porte”, avverte il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed con la sua segretaria regionale Chiara Rivetti che osserva come “l’andamento pandemico ci ha insegnato che è difficile fare previsioni puntuali e quindi si deve arrivare all’autunno preparati al peggio”. Se poi non accadrà, tanto meglio, ma non ci si può affidare agli auspici.

L’allarme del sindacato è anche una denuncia di una situazione: “Ogni Asl procede in maniera del tutto autonoma, senza adottare linee guida comuni. Dal Dirmei apprendiamo ipotesi, valutazioni e proposte dei singoli dirigenti senza che questo abbia fino ad ora una traduzione in uno schema chiaro”. I punti critici, per i medici ospedaliero, sono due e l’eventualità che la somma di due criticità non raddoppi, ma moltiplichi le conseguenze negative sia per gli operatori della sanità, sia per i cittadini sono da mettere in conto: c’è la campagna vaccinale per la quarta dose agli ultrasessantenni e poi una probabile ulteriore vaccinazione estesa in autunno, ma c’è anche quell’incognita su come potrà presentarsi il virus alla fine dell’estate.

A questo proposito Anaao-Assomed chiede ai vertici della sanità piemontese se i medici ospedalieri saranno nuovamente coinvolti nella campagna vaccinale. “A settembre, a quasi 2 anni dall’inizio delle vaccinazioni, avremo, come nei mesi scorsi, medici altamente specializzati per la diagnosi e cura di patologie complesse, che invece di smaltire le eterne liste d’attesa saranno destinati alla somministrazione di vaccini negli hub? Il coinvolgimento degli ospedalieri non è così escluso. E – osserva Rivetti – rappresenterebbe il fallimento totale della gestione della campagna vaccinale. Come sindacato dovremmo installare in Piazza Castello un contatore, che calcoli quante visite specialistiche in meno vengono fatte ad ogni medico ospedaliero che viene mandato a somministrare vaccini invece di poter fare il proprio lavoro”.  

Altro punto da chiarire riguarda i tamponi: “Si faranno a tutti i pazienti che si rivolgono al Pronto Soccorso o solo a chi aspetta oltre le 24 ore, oppure solo prima del ricovero in reparto?”. E ancora: “Quali verranno fatti? Antigenici, molecolari, molecolari rapidi?”. Per il sindacato “è necessario che le Asl abbiano delle indicazioni chiari e uniformi, per non esporre i sanitari al rischio medico legale e i pazienti a quello clinico”. Lo stesso vale per l’atteggiamento nei confronti dei pazienti positivi al virus: “Oltre alle dichiarazioni episodiche, arriveranno indicazioni ufficiali?”, magari anche sull’impiego dei medici delle soppresse Usca, “che potrebbero essere impiegati nelle vaccinazioni così come di supporto negli ospedali”. Rivetti chiede anche, con evidente riferimento a quanto accaduto in molte aziende sanitarie, se “i medici senza formazione specifica saranno nuovamente destinati ai reparti Covid, tramite ordini di servizio?”.

Una serie di domande che, ad oggi senza risposta, non fanno guardare all’autunno con almeno qualche certezza in più rispetto allo scorso anno. L’estate, la prima in cui il Covid non ha diminuito la sua circolazione pur essendo meno aggressivo dal punto di vista clinico, fa in fretta a passare e trovarsi in un autunno caldo sotto il profilo sanitario è eventualità da mettere in conto.

“Visto che ad oggi non c’è uno schema chiaro cui attenersi da parte delle Asl e che è stata appena varata l’Azienda Zero con compiti di coordinamento – spiega la sindacalista dei medici ospedalieri – sarebbe opportuno incominciasse a lavorare in tal senso”. Nel frattempo al commissario della super Asl, Carlo Picco, Rivetti ha scritto chiedendo un incontro visto che “abbiamo appreso della volontà da parte dell’Azienda Zero di uniformare i trattamenti economici di tutti i dirigenti medici attualmente in carico al Sistema 118 e di riorganizzare le postazioni medicalizzate sul territorio regionale con una possibile variazione delle sedi di lavoro oltre che ad una possibile integrazione con il personale medico dei Dea”.

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