Non solo licei, l'opportunità degli Its

In questi giorni ci sono due fatti importanti per il Paese, decidete voi qual è quello prioritario.

Il primo: dopo avere aperto una crisi incomprensibile, va in onda il Papeete due in versione grottesca con il finale scontato della dissolvenza, come in un film di Luchino Visconti, dei Cinquestelle in un rinnovato asse con la Lega.

Il secondo: il 12 luglio la riforma ITS (Istituti Tecnici Superiori) è legge. Stiamo parlando della riforma dei percorsi post diploma per formare tecnici specializzati. La riforma degli Istituti Tecnici Superiori cambia l’organizzazione, l’offerta formativa e ribattezza tali Enti come “ITS Academy”, ovvero Istituti Tecnologici Superiori, tutto ciò in linea con le indicazioni del Pnrr.

Cosa sono gli ITS? Sono il segmento di formazione terziaria non universitaria che risponde alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione. Rappresentano un’opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una strategia nuova fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali, con l’obiettivo di sostenere gli interventi destinati ai settori produttivi con particolare riferimento ai fabbisogni di innovazione e di trasferimento tecnologico delle piccole e medie imprese.

Hanno sei aree di interesse:Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy (Sistema agroalimentare, Sistema casa, Sistema meccanica, Sistema moda, Servizi alle imprese), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali, Turismo, Tecnologie della informazione e della comunicazione.

Gli ITS, insieme alla formazione professionale, agli Istituti Tecnici di cui Torino ha una grande vocazione, sono quell’ossatura scolastica che più avvicina il mondo della scuola al mondo del lavoro attraverso una formazione e uno studio adeguato e che consente che questi giovani trovino lavoro per l’80% entro un anno dal termine della scuola.

Da un’indagine della Fondazione Agnelli con Miur e Ministero del Lavoro si descrive l’evoluzione nel tempo delle condizioni occupazionali e la situazione in cui si trovano i diplomati entro i primi due anni dal diploma. L’orizzonte temporale dei due anni successivi al diploma è stato scelto in considerazione del fatto che, per
questioni congiunturali e strutturali, negli ultimi anni i periodi di disoccupazione possono essere molto lunghi, soprattutto per i giovani alle prime esperienze. Secondo l’Ocse, per il 64% dei giovani italiani di età compresa tra i 20 e i 24 anni, la durata della disoccupazione è superiore all’anno. Scegliere un periodo di due anni equivale a dare ai diplomati tutto il tempo necessario a compiere un percorso tipico di ingresso nel mondo del lavoro, primo inserimento lavorativo, acquisizione di esperienza e accesso a un’occupazione stabile.

Ecco in queste poche righe c’è il nesso tra i due eventi sopracitati, ovvero un’idea di Paese, un’idea dei giovani e di cosa offrire ai giovani. Da un lato si offre un pacchetto “poltrone&sofà” con annesso Reddito di Cittadinanza (da abolire appena i Cinquestelle scompariranno), ovvero l’idea di assistenza al dolce far niente. Salvo i casi veramente di persone bisognose ma per quello esisteva il REI.

Dall’altro lato ci sono i giovani che accettano la sfida dello studio, del sacrificio di una ricerca del lavoro stabile che raggiungono in due anni mediamente, del mettersi in discussione in gioco le loro capacità, competenze maturate e attitudini.

Il lavoro rimane al centro di ogni ragionamento politico; il modello di società che le varie forze politiche propongono può diventare o meno un percorso per i giovani e un modello culturale di approcciarsi alla società attraverso l’ingresso nel mondo del lavoro. aspettarlo o non aspettarlo sul divano uscendo di casa e come cantava Gaber scegliere “la strada” per mettersi in discussione rispetto al più comodo divano.

Chiudiamo questa parentesi comico-grottesca della politica affinché si torni a dare una visione, non facile, ma concreta ai nostri giovani perché la generazione giovane dei pentastellati è stata la negazione di un’idea di futuro.

D’altra parte un partito che fa della transizione ecologica uno dei suoi cavalli di battaglia e poi apre una crisi, guidata dal nulla di Conte, perché a Roma si fa il termovalorizzatore, ovvero produrre energia dai rifiuti, non c’è bisogno di aggiungere altro.

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