Trame, piani e lati oscuri

Quando Renzi propose, un anno e mezzo fa, di insediare Mario Draghi a Palazzo Chigi, sfrattando su due piedi Giuseppe Conte, pensai che il segretario di Italia Viva avesse preso una cantonata. All’epoca, infatti, ritenevo che il banchiere non avrebbe mai accettato un tale incarico politico. Ero convinto fosse meglio per lui continuare a fare il burattinaio dietro le quinte, anziché esporsi pericolosamente nell’agone politico.

L’ex sindaco di Firenze, a mio dire, aveva semplicemente fatto i conti senza l’oste, ossia si era cimentato in una bischerata delle sue. Invece, con mia sorpresa, Draghi aveva accettato di buona lena, facendo tornare a casa l’avvocato dei poveri. Avevo peccato di ingenuità, come gli eventi hanno poi dimostrato, e con buona probabilità l’acclamato “Salvatore della Patria” era parte attiva del piano di Renzi. Il siluramento del governo Conte II era stato pianificato a tavolino, in un susseguirsi di riunioni celebrate in gran segreto, guardando all’imminente arrivo dei fondi Pnnr.

Venne poi il momento in cui il neo Presidente del Consiglio, una volta banchiere di successo, volle tentare la salita al Colle. Pure in quell’occasione avevo supposto si trattasse di una promozione, a Capo dello Stato, voluta dai partiti con lo scopo di rimuovere Super Mario dalla carica governativa. Ma anche questa volta ero caduto in un clamoroso errore. Draghi voleva davvero diventare il nuovo Presidente della Repubblica, e i giochetti attuati dalle segreterie partitiche, che hanno invece condotto alla rielezione di Mattarella, sono stati causa di gravi ferite al suo orgoglio.

Il premier, probabilmente, si è ripreso dalla delusione grazie agli impegni internazionali derivanti dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, e per merito di una ritrovata amicizia con il Presidente Biden. Dopo la sospensione dal lavoro e dallo stipendio dei dipendenti che non hanno voluto, o potuto, vaccinarsi (mentre gli industriali, i banchieri, e gli investitori finanziari hanno continuato a lavorare prescindendo dall’adesione alla campagna vaccinale), è stato chiesto a tutti gli italiani di fare una scelta: accendere i condizionatori per mitigare il caldo estivo, e il riscaldamento nel prossimo autunno, oppure optare per la pace nel mondo (tramite l’invio di armi). A cent’anni dalla Marcia su Roma sono tornati in auge gli slogan dell’era mussoliniana, quando il popolo doveva valutare se fosse meglio avere il burro a tavola oppure i cannoni sul fronte bellico.

La scelta armata dell’Italia, malgrado la Costituzione sia incentrata sul rifiuto della guerra per dirimere controversie internazionali, e il rincaro a strozzo dei costi energetici per le famiglie e le piccole imprese, non hanno impedito il sorgere di un’altra priorità nell’esecutivo: quella di dare una sfoltita alle fila parlamentari. Del resto le due Camere, malgrado il loro costante appiattimento sulle posizioni del Presidente del Consiglio, sono decisamente imprevedibili a causa di alcune teste calde. Ecco allora la redazione di un nuovo efficace piano politico.

L’idea, elaborata di certo da alcuni fedelissimi (i soliti, immaginiamo) è tra quelle che possono essere definite machiavelliche, a tratti pure diaboliche nella loro semplicità. Inizialmente si è posta la fiducia su un atto, al varo del Parlamento, di cui era nota l’avversione di un alleato (il Movimento 5 Stelle). Quindi il Presidente del Consiglio, pur non essendo stato sfiduciato dalle Camere, ha rassegnato le dimissioni affidandole nella mani del Presidente della Repubblica, il quale a sua volta lo ha rinviato al dibattito nell’aula del Senato.

Sono trascorsi cinque giorni tra l’annunciata cessazione del mandato e il confronto a Palazzo Madama, un tempo ragionevolmente utile per affidare alle tv di Stato una nenia da trasmettere via etere, costruita sulla narrazione di un Draghi necessario all’Italia (come è essenziale l’acqua nel deserto), ma anche adeguato al fine di organizzare la spallata definitiva al governo da parte di Forza Italia e Lega.

Negli elettori si è formata così la convinzione, per inoculazione televisiva, che il leader dei 5 Stelle, quello stesso Conte disarcionato tramite un vero e proprio agguato da parte di Renzi, fosse diventato un individuo da biasimare perché vendicativo e per nulla interessato al futuro del Paese, mentre la schiera dei fedelissimi (compresi coloro che gli hanno assestato il colpo definitivo) fosse l’unica affidabile, degna della fiducia di Mario Draghi e quindi dell’Italia.

Il campo largo progressista si è frantumato così in mille pezzi. La spaccatura a Sinistra, insieme allo spauracchio di una schiacciante vittoria della Meloni e ad elezioni indette in una data così vicina all’estate, sono elementi utili alla probabilissima costruzione di un esecutivo Draghi II: un governo a cui verrebbero affidati i pieni poteri dal voto popolare, ma pure sostenuto da un Parlamento innocuo perché oramai dimezzato. Lavoratori e famiglie in balia di speculatori e giochi di borsa, per i prossimi cinque anni almeno, è il prezzo che si dovrà pagare per sostenere la ricetta economica dei “Migliori”.

La trama di Guerre Stellari, con le continue cadute della Democrazia ad opera del “lato oscuro”, sembra un romanzo rosa rispetto a quanto sta accadendo nel nostro Belpaese. 

print_icon