L'uomo nero di Carosso

Dicono che... se il cambiamento della Lega sia passato anche attraverso i colori, dal verde di Umberto Bossi al blu di Matteo Salvini, pure il lumbard-style nei colonnelli del Capitano venga interpretato in chiave sempre più lontana dalle origini. Tant’è che nulla di più distante dalle storiche e silentemente rinnegate cene degli ossi con fantozziano rutto libero è stata quella apparecchiata in un locale dell’astigiano per festeggiare il mezzo secolo del vicepresidente della Regione Fabio Carosso. Lista degli invitati approntata con cura del protocollo e, soprattutto, delle relazioni, menù comme il faut e, gran finale di soiré affidato a un numero di magia, arte in cui i leghisti stanno esercitandosi in vista del voto del 25 settembre. Con la cura che un tempo si riservava nel non mancare di indossare la cravatta verde, Carosso negli inviti non ha mancato di indicare il dress code: abito bianco. Un dettaglio che dev’essere sfuggito al grand commis di Piazza Castello Paolo Frascisco, il quale forse interpretando quello del vicepresidente come il white tie, la cravatta nera che sottende ad un abito da gala ha varcato la soglia del locale di nero vestito. Con l’imbarazzante risultato di essere abbigliato come i camerieri e, da qualcuno, scambiato per uno di essi. Dicono di una consorte furiosa.

print_icon