Ambiente, lavoro e i soliti slogan

Si è chiusa una settimana tragica, con l’alluvione nelle Marche e la morte di un giovane mentre era in alternanza scuola-lavoro, però la commedia della campagna elettorale è proseguita come se fosse su un altro pianeta. Confrontandosi per slogan, false promesse elettorali, dove sovente si rinnega la propria storia lunga o breve che sia e rassicurazioni di assistenzialismo. Eppure la tragedia della Marche seppure nella sua imprevedibilità e violenza non ha fatto virare le banalità elettorali su un problema, come l’ambiente, che non ha come soluzione un “piano B”. Dai nazi-ambientalisti come li definisce Jovanotti ai negazionisti manca anche qui la parolina magica: equilibrio.

Sono stati commessi tanti errori, scientemente voluti per arricchire chi delinque come la cementificazione selvaggia soprattutto dei torrenti che passano nei paesi o città e costruendo negli alvei dei fiumi, ma almeno si provi a tornare alla saggezza e alla necessità dei nostri avi pulendo gli alvei dei fiumi che evitavano le inondazioni e si riscaldavano con la legna, impedendo i nefasti “effetto diga” contro i ponti, che di solito sono nei centri cittadini,  dei detriti e dei tronchi. Oggi vincono gli estremisti anche in tema ambientale e quindi di solito dopo le tragedie accade poco o nulla, in attesa.

Eppure pensate a quanto lavoro e quanti posti di lavoro potenziali ci sarebbero oggi nel nostro Paese; lavoro ecologico e di tutela ambientale pulendo i nostri fiumi, ripristinando gli argini, consolidando le pietre pericolanti nei fiumi di montagna. Chi pensa che la natura deve fare il suo corso senza intervenire per regolarla se diventa pericolosa e pensa che sia solo colpa del “sapiens” è anche responsabile nella sua parte di ciò che la natura fa all’uomo. Riflettere con equilibrio anziché perpetuare l’ecologismo estremista inconcludente.

Poco, se non in forma di cronaca, si è parlato dell’infortunio mortale durante lo stage del giovane ragazzo veneto. Anche qui un ripetersi di un incidente dove le prime notizie parlano di un’azienda in cui le norme di sicurezza erano rispettate eppure si muore sul lavoro, a tutte le età. Certo servono più controlli ma serve maggiore cultura della sicurezza, delle prevenzione e della formazione a cui anche gli imprenditori dovrebbero essere soggetti formati e educati. Si pensa sempre di fare pagare meno tasse a chi assume si potrebbe anche premiare chi, come impresa, si responsabilizzi programmando periodicamente verifiche sulle norme di sicurezza e riduca qualsiasi tipo di infortunio.

Ricordo che nel mio primo giorno di lavoro, nel lontano 1976 in una “boita” torinese e allora la sicurezza non era ai livelli odierni, il padrone mi disse: “fai attenzione che con il lavoro in officina ci si può far male” e puntualmente mi tagliai le nocche su una rettifica piana.

Comunque ribadisco: equilibrio, salvaguardando uno strumento che fa incontrare gli studenti con il mondo del lavoro che è molto diverso da come sovente lo si immagina o si desidera; infatti è la realtà, spesso dura, faticosa, impegnativa, da conquistarsi, da rendere dignitosa, più sicura. Forse non si insegna più ai giovani che nel mondo del lavoro occorre tutelarsi e per questo che il sindacato organizza i lavoratori.

Due temi come la natura e il rapporto scuola-lavoro che incidono profondamente sulle future generazioni, sulla loro vita, sulle loro prospettive di lavoro, di crearne per costruire una società con più benessere e tutele. Invece siamo a una campagna elettorale impresentabile dove anche sui temi cruciali e attuali come l’energia si ripetono spesso dagli opposti schieramenti le stesse frasi in discorsi vuoti, in slogan.

Eppure è ancora possibile discernere non sulla paura del fascismo ma sui contenuti. Si può evitare di scegliere chi ripropone il reddito di cittadinanza e si chiama assistenzialismo che è il contrario dello sviluppo; chi promette un salario minimo al di fuori della contrattazione sindacale perché è la fine della contrattazione in azienda, chi promette le pensioni a mille euro, chi promette la pensione a 41 anni per tutti, chi tifa Orban a cui finalmente l’Europa comincia a bloccargli i soldi del Pnrr e ciò dovrebbe far riflettere in Italia.

Ci si dovrebbe chiedere però dove va l’Europa perché il voto in Svezia dovrebbe fare riflettere e anche spiegare a qualche politico, o presunto tale, che anche Mussolini è stato eletto dal popolo ma sappiamo anche “come” si sono svolte le elezioni all’epoca; e spiegare a altri politici, sempre presumibili, che lo stesso di prima è andato al potere anche per gli errori della sinistra.

La miriade di partiti e partitini, per cui non basta una scatola di matite Giotto da 24, del centro-sinistra sono frutto della ormai prolungata incapacità di saper mediare le proprie idee con quelli che la pensano quasi come te. D’altra parte in Italia si fanno metodicamente e periodicamente leggi elettorali in cui si privilegia il cartello elettorale ma non la sintesi delle idee.

D’altronde, vi è una sinistra radicale, autoreferenziale, fine a se stessa, votata alla sconfitta, che persegue la sconfitta nei suoi atteggiamenti e proclami; come quello di Pif che vorrebbe in perfetto stile stalinista-radical chic ipergarantito che tutti cantassero obbligatoriamente “bella ciao”. Provocatoriamente dico a Pif, che sembra un personaggio con il senso dell’ironia, spero, “l’ora delle decisioni irrevocabili è giunto” per evitare di consegnare il nostro Paese a chi fa promesse irrealizzabili, a chi non vuole l’Europa, a chi non è affidabile (magari anche con qualche buona idea ma inaffidabile) e i lavoratori della ex Embraco lo sanno benissimo; possiamo, dunque scegliere chi, anche con profondi errori, cerca di mantenere il rapporto con il territorio, chi cerca di affrontare i problemi dei cittadini e dei lavoratori in una visione di Paese, europeista. Ne ho incontrati alcuni in questa campagna elettorale e vale la pena provare a dare una chance a chi ha ancora occhi e orecchi laddove si vive e lavora tutti i giorni noi abitanti della Bella Italia. Davvero!

 

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