TRASPARENZA

Città Metropolitana, "fare luce sulla nomina sprint di Mulè"

Una procedura lampo durata cinque giorni, una casella di posta elettronica creata ad hoc cui solo il sindaco Lo Russo aveva accesso. Tanti interrogativi sul nuovo direttore generale. Ora l'opposizione vuole vederci chiaro: accesso agli atti di Fratelli d'Italia

Non convincono le modalità con cui il sindaco Stefano Lo Russo ha scelto Guido Mulè a capo della macchina burocratica della Città Metropolitana di Torino quale direttore generale. Una nomina fatta in fretta e furia, una manifestazione d'interesse rimasta online per cinque giorni (weekend compreso), l’annuncio all’indomani delle urne mentre i più erano distratti dall’esito delle elezioni. Lungo i corridoi di corso Inghilterra si borbotta da giorni di una prassi certamente poco ortodossa, forse per blindare colui che è considerato il cocco di Rosanna Purchia, l’ex commissario del Teatro Regio di Torino poi chiamata proprio da Lo Russo nella sua nuova giunta, per occuparsi di Cultura e Grandi eventi, e oggi una delle persone di cui il primo cittadino si fida di più.

Nei giorni scorsi il consigliere di Fratelli d’Italia Davide D’Agostino (eletto nella “Lista civica per il territorio”) ha protocollato un accesso agli atti per conoscere le procedure adottate per individuare Mulè e soprattutto quali fossero gli altri candidati scartati dal sindaco. Sì perché un’altra anomalia consisterebbe nel fatto che nessuno, a parte Lo Russo, abbia preso visione dei curricula, giacché per la ricezione delle candidature sarebbe stata creata una casella di posta elettronica ad hoc alla quale solo il sindaco aveva accesso. La selezione, aperta il 14 settembre, si è chiusa il 19 dello stesso mese. Una procedura lampo.

Classe 1965, una laurea in giurisprudenza e un curriculum zeppo di incarichi tra Fincantieri, le aziende della galassia Finmeccanica e Alenia Aermacchi, Mulè avrebbe dovuto ricevere proprio da Purchia il testimone per la guida del Teatro Regio. Fu lei a chiamarlo a Torino quando le venne affidato dal ministro Dario Franceschini il delicato incarico di risanare l’ente lirico in crisi finanziaria (e non solo): lei era appena stata nominata commissario quando scelse Mulè, mani di forbice, come direttore amministrativo con l’ingrato compito di tagliare i costi, aumentare l’efficienza e quindi, in sostanza, litigare con i lavoratori. E proprio i suoi modi spicci hanno portato i sindacati a esprimere più di una perplessità rispetto alla sua promozione a sovrintendente, quando la Purchia traslocò in giunta. Perplessità a cui si sommarono anche quelle degli altri enti soci. Così Mulè rimase a spasso, ostentando tuttavia una certa baldanza: “Ho un sacco di proposte dal settore privato non rimango dove non mi vogliono” furono le sue parole. A distanza di meno di un anno la nomina nella Città Metropolitana di Torino per gestire i delicati dossier del Pnrr. Nomina su cui ora l’opposizione vuole vederci chiaro.

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