ANNI VERDI

Suicidi in aumento tra i giovani, l'effetto collaterale del Covid

Nel 2020 è cresciuto del 10% il numero dei ragazzi under 19 che si è tolto la vita. Uno su 33 ci ha provato, uno su sei ci ha pensato. Il disagio tra i più giovani durante l'anno nero della pandemia in una ricerca dell'Università di Torino

Durante la pandemia un ragazzo su sei ha pensato al suicidio almeno una volta e uno su trentatrè ha tentato di togliersi la vita, con un incremento del 10% del numero dei suicidi nel 2020 rispetto al 2019. È quanto emerge dallo studio dell’Università di Torino, coordinato dalla professoressa Paola Dalmasso e dalla ricercatrice Rosanna Irene Comoretto, che ha indagato l’impatto della pandemia Covid a livello globale sul fenomeno dei suicidi tra i giovani. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “eClinicalMedicine”. La ricerca ha stimato la dimensione del fenomeno negli under 19 anni raccogliendo i dati riportati da studi condotti in vari paesi del mondo per un totale di circa 70 milioni di ragazzi osservati.

“Questo lavoro è la prima sintesi sul fenomeno della suicidarietà nei giovani a livello mondiale a seguito dello scoppio della pandemia – spiega Comoretto –. Dalla seconda metà del 2020 abbiamo evidenziato un aumento del 15% dei casi di ideazione suicidaria e del 26% dei comportamenti suicidari”. Il fenomeno comprende uno spettro di comportamenti che vanno dall’ideazione al tentativo, fino al suicidio, che è la quarta causa di morte tra i ragazzi nella fascia di età tra i 15 ed i 19 anni. “I risultati – aggiunge Dalmasso – sono di grande interesse per la sanità in quanto evidenziano l'impatto delle conseguenze indirette del Covid sulla salute mentale e sul benessere dei giovani, soprattutto i più vulnerabili, e rappresentano una priorità da affrontare con urgenza”.

Una ricerca che fa il paio con i dati, legati al Piemonte, emersi nella relazione annuale al Consiglio regionale, della Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Ylenia Serra. Sono 23.587 i minori che nel 2021 risultavano in carico ai servizi di psicologia delle Asl piemontesi, pari al 3,8% della popolazione minorenne regionale, contro i 19.790 del 2019 (pari al 3,1%) “e la causa, non di rado, è legata alle sofferenze accentuatesi durante la pandemia” afferma Serra, che ha illustrato i dati relativi allo scorso anno, con “306 segnalazioni contro le 137 del 2020. Di queste – ha precisato – 220 erano relative a doglianze nei confronti dei servizi sociali che hanno preso in carico minori e nuclei familiari, anche se 199 di esse erano riconducibili a tematiche generali legate al diritto dei bambini a vivere in famiglia”. Per quanto riguarda, invece, le strutture di neuropsichiatria infantile la garante ha segnalato “un duplice fenomeno: il calo del totale dei minori in carico, dai 43.287 del 2020 ai 41.731 del 2021, e contemporaneamente i nuovi accessi, dai 9.896 del 2020 ai 10.081 del 2021, non di rado caratterizzati da criticità legate al contesto scolastico e che vedono la diagnosi di lievi ritardi cognitivi”. Un accento particolare è stato poi posto su povertà educativa e abbandono dell’obbligo scolastico, con un 23% dei giovani tra i 18 e i 24 anni che ha lasciato la scuola prima dell’esame di Stato o l’ha terminata senza acquisire le competenze minime di base. Quasi uno su quattro.

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