DA GIFFLENGA ALL'EUROPA

Energia, Pichetto stacca la spina

I 15 Paesi favorevoli al price cap sul gas (tra cui l'italia) respingono la proposta della Commissione europea. Difficile che si trovi una sintesi oggi. Ipotesi di un Consiglio straordinario tra l'11 e il 13 dicembre

Se già il battesimo si è rivelato di fuoco, per Gilberto Pichetto l’avventura ministeriale rischia di essere un vero e proprio inferno. Il parlamentare biellese, neo ministro dell’Ambiente, è impegnato in queste ore a Bruxelles, al tavolo dove, terminato l’esame dei meccanismi di solidarietà sulle forniture di gas, si sta discutendo il nodo principale del pacchetto energia, quello del price cap statico al prezzo del gas.

Che ci sia l’intesa nella giornata di oggi è da escludere. Il gruppo dei “quindici” – anche se alcune fonti spiegano che si tratterebbe di un numero minore – ha messo in chiaro, spiegato anche da Pichetto, che la proposta della Commissione (il tetto si attiverebbe solo se il prezzo schizzasse oltre 275 euro al megawattora per due settimane e superasse di almeno 58 euro il prezzo di riferimento del Gnl, per dieci giorni consecutivi nel giro delle medesime due settimane) non va e i tre testi del pacchetto (dall’accelerazione ai permessi sulle rinnovabili alla piattaforma comune) vanno trattati assieme.

E i Paesi che hanno condiviso questa posizione costituiscono una minoranza di blocco. Anche per questo, secondo diverse fonti europee, sta salendo l’ipotesi di un nuovo Consiglio straordinario dell’Energia, che si potrebbe tenere l’11 o il 13 dicembre, ovvero a ridosso del summit dei leader chiamato a trovare un accordo politico sul dossier. A quel punto il Consiglio ordinario dei ministri dell'Energia del 19 dicembre ratificherebbe l’intesa. La presidenza ceca ha già dato la propria disponibilità a convocare eventuali nuovi riunioni.

In mattina la ricerca di una intesa è apparsa subito difficile. “Abbiamo terminato una riunione tra i Paesi critici” sulla proposta del price cap “c’è la condivisione di non aderire” al piano presentato dalla Commissione Ue, ha spiegato il ministro di Gifflenga prima del Consiglio Affari Energia e dopo una riunione dei 15.  La posizione “a questo punto è valutare complessivamente sia la proposta della Commissione sul price cap sia gli altri termini dell’accordo che possono riguardare gli altri temi, come la solidarietà e la trasparenza, ma tutto in un unico blocco”. Se manca l’accordo sul cap mancherà su tutto? “Non è una questione di accordo, ma di trattare l’intero pacchetto. Su alcuni temi l’accordo ci può essere”, ha aggiunto.

Il Consiglio Affari Energia convocato oggi avrebbe dovuto trovare una prima intesa sul meccanismo di correzione del mercato – un price cap statico – proposto dalla Commissione Ue insieme all’intero pacchetto sull’emergenza energetica. Buona parte dei 27 è arrivata al tavolo con posizioni molto critiche sulla proposta del tetto avanzata da Palazzo Berlaymont. I 15 Paesi – Italia e Francia inclusi – che avevano sottoscritto a settembre la lettera a favore di un cap al gas hanno avuto una breve riunione prima del Consiglio e hanno concordato una posizione unitaria, quella di non aderire alla proposta della Commissione. Proposta che il ministro dell’Ambiente polacco, Anna Moskwa, ha definito nettamente “uno scherzo” prima di entrare alla riunione. Ma le riserve giungono anche dai cosiddetti Paesi scettici, che torneranno ad evidenziare la loro preoccupazione per la sicurezza delle forniture. Alla riunione non era atteso nessun accordo sul piano ma l’intesa appare più in salita del previsto. E la Germania, che guida il gruppo dei Paesi invece contrari al price cap sul gas, si dice pronta a trattare. 

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