Super Fondazione, l'idea piace. Palenzona "fiuta" Profumo
07:04 Martedì 27 Dicembre 2022La fusione tra Compagnia di San Paolo e Crt ha molte buone ragioni "di sistema". E anche non poche convenienze per alcuni suoi sostenitori. L'ex ministro montiano vorrebbe fare il "presidente a vita", mentre il Camionista di Tortona è quasi disoccupato
Difficilmente l’anno che sta per arrivare sarà quello in cui la Super Fondazione, frutto della fusione della Compagnia di San Paolo con la Fondazione Crt, vedrà la luce. Nel caso il progetto non trovi ostacoli insormontabili, è più che probabile si preferisca attendere i rinnovi dei vertici delle due casseforti torinesi, affidando proprio a loro il ruolo di traghettatori verso un colosso da 15 miliardi di patrimonio e con una potenzialità annua dai 150 ai 200 milioni di erogazioni. Questo, tuttavia, non ferma né rallenta le manovre, per ora caute ma molto attive, per un’operazione che cambierebbe il quadro delle fondazioni non solo entro i confini piemontesi, giacché il matrimonio tra i due enti, ben visto da molti sensali pubblici e privati, collocherebbe a Torino la prima fondazione per volumi finanziari, superando la stessa Fondazione Cariplo.
E, sarà perché le idee camminano sulle gambe degli uomini, non è difficile scorgere dietro il grande disegno della Super Fondazione, mire personali, tornaconti e ambizioni dei principali attori che si muovono dietro le quinte. È il caso dell’attuale inquilino di corso Vittorio Emanuele, Francesco Profumo, il cui secondo e non più rinnovabile mandato è quasi agli sgoccioli così come quello, ad esso legato, di presidente di Acri, l’associazione tra le fondazioni di origine bancaria e la Casse di Risparmio. Non per caso l’ex ministro del Governo di Mario Monti, proprio dalla posizione di guida ereditata da Giuseppe Guzzetti spinge molto a favore della Super Fondazione, mettendo sul tavolo i vantaggi sia per il territorio sia per le banche di cui le due fondazioni sono azioniste (Intesa-Sanpaolo e Unicredit), ma anche per quel tessuto economico che valica i confini regionali proprio grazie alle partecipazioni azionarie di due enti (dalle autostrade alle assicurazioni, solo per citare due esempi).
Non sfugge, però, come proprio l’abbandono delle due poltrone presidenziali che attende Profumo il prossimo anno, porti l’ex rettore del Politecnico a curarsi di predisporne (almeno) una nuova. Certo, c’è ancora l’ipotesi di Cassa Depositi e Prestiti, ma molto è legata al passaggio dell’attuale presidente Giovanni Gorno Tempini al vertice di Cariplo (dove lo vorrebbe Guzzetti, mentre il ceo di Intesa Carlo Messina avrebbe un altro nome in serbo) e, come suggerisce chi lo conosce bene, Profumo “prima pensa al suo destino, poi si prepara il percorso”. E dal momento che proprio il percorso verso CdP si annuncia meno in discesa del previsto, perché non allestire una corsia di emergenza proprio verso la tolda della futura Super Fondazione? Se qualcuno trovasse singolare il fatto che dopo aver tuonato contro i “presidenti a vita”, opponendosi a proroghe e deroghe sui due mandati, possa concedere a sé un’eccezione, significa che non conosce bene il personaggio.
Tra chi conosce bene l’ex ministro sicuramente c’è Fabrizio Palenzona, il quale ovviamente ha annusato l’aria e ci ha messo niente a capire la grande occasione che gli si presenta. Anche lui, ovviamente in maniera disinteressata, mosso esclusivamente dagli interessi “di sistema” e dei territori. Poi, che sia sul punto di essere costretto a lasciare Prelios trovandosi, forse per la prima volta, col sedere scoperto, è solo un dettaglio. Come no. Comunque sia, Big Fabrizio non ha perso tempo per far sapere, nei modi che gli sono propri e che rispettano i codici arabeschi del potere, come un suo approdo alla guida della Crt potrebbe essere utile per svolgere il ruolo di garante della grande operazione. Utile alla causa, utile a Profumo e, ovviamente, utile allo stesso Furbizio per superare eventuali e non assenti resistenze da parte di alcuni ambienti nel vederlo in via XX Settembre al posto di Giovanni Quaglia.
L’operazione di cui ha dato per primo notizia lo Spiffero e della quale ormai si discute in maniera sempre meno coperta, vede ad oggi le istituzioni pubbliche, Comune di Torino e Regione Piemonte in primis, tutt’altro che contrarie o diffidenti, anche se da quei Palazzi si fa notare come il matrimonio vada preparato con cura, dialogando e coinvolgendo gli stakeholder. Insomma, nulla calato dall’alto. Con queste premesse Stefano Lo Russo e Alberto Cirio guardano con interesse alla fusione, soprattutto alle ricadute sulla città e sulla regione che tornerebbero ad avere un ruolo primario e superiore all’attuale nel mondo delle fondazioni e, di conserva, di quello bancario. Tant’è che sia il sindaco, sia il governatore hanno avviato una sorta di roadshow con lo scopo di sondare tutti i principali attori, dal mondo produttivo a quello finanziario. Tra i primi ad essere stati consultati, ovviamente, Messina.