FUTURO PROSSIMO

Torino ora vuò fà l'americana,
con Bloomberg cerca l'anima

I vertici della Fondazione di New York in visita nel capoluogo piemontese, Collaboreranno alla costruzione di un city brand riconoscibile all'estero e alla redazione di un nuovo piano regolatore. Primo frutto della concordia istituzionale Cirio-Lo Russo

Torino sa quel che è stata ma fatica a comprendere ciò che è diventata e, soprattutto, cosa vuole essere. Ancora imprigionata nel labirinto mentale dell’era delle bronzine negli ultimi trent’anni ha cercato con alterne fortune di trovare nuove vocazioni – culturali, turistiche e produttive – senza riuscire però a costruire un’identità e una direzione di marcia. E il tentativo di carpirne l’anima è il primo passo che i vertici della Fondazione Bloomberg di New York, con la sua massima responsabile Amanda Burden, si è posta per proporre un progetto per ridisegnarne i tratti urbanistici e sociali, adeguandola ai mutamenti del tempo nell’ambito di una visione forte del suo futuro. In visita nel capoluogo piemontese su invito del sindaco, Stefano Lo Russo, e del presidente della Regione, Alberto Cirio, Bloomberg metterà in campo la grande esperienza accumulata in molti anni di attività e già messa a disposizione di molte importanti città, inclusa New York, dove Burden è stata la figura chiave delle recenti trasformazioni. La Fondazione, che svolgerà il suo lavoro in modo filantropico, quindi senza costi per i cittadini, collaborerà con le istituzioni locali in due ambiti: la costruzione di un city brand riconoscibile all’estero e la messa a punto di un nuovo piano regolatore.

“Non sapevamo assolutamente nulla di Torino – ha detto Burden – invece questa città è piena di tesori da scoprire e ha tutte le carte in regola per essere apprezzata non solo da chi ci vive. Il nostro obiettivo è capirne il dna e fare emergere tutte le sue grandi potenzialità”. Dichiarazione in grado di titillare l’orgoglio represso di una comunità che si sente da sempre defraudata e colpita da un destino cinico e baro, nonostante i suoi (presunti) meriti. Ma tant’è, spesso sono i forestieri a cogliere difetti e pregi, molto più dei residenti, soprattutto degli appartenenti a un ceto dirigente cittadino incestuoso e asfittico che della vecchia allure ha mantenuto i caratteri di città di corte e di avamposto militare: sudditanza e conformismo.

“Questa collaborazione – ha sottolineato Lo Russo – può portare su Torino uno sguardo diverso, che può aiutarci a far parlare alla città linguaggi comprensibili nel mondo. Dobbiamo uscire dalla dinamica un po’ autoreferenziale e provinciale del dibattito locale, e il supporto di una delle più grandi istituzioni attive nel campo della trasformazione urbana ci sarà di grande aiuto”. E se la “concordia istituzionale” riuscisse anche solo a farla finita col piagnisteo avrebbe già acquisito un merito. “Questo – ha rimarcato Cirio – è il primo frutto dalla nostra recente visita a New York. La Fondazione Bloomberg ha affiancato città di tutto il mondo nella definizione del loro sviluppo, in modo che fosse sostenibile, rispettoso dei nuovi equilibri sociali e delle nuove esigenze legate al clima. Comune e Regione collaborano ancora una volta, e si fanno consigliare dai più bravi”.

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