AMBIENTE & ECONOMIA

Crisi idrica, un buco nell'acqua.
A rischio il 18% del Pil nazionale

In ballo 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa del settore, ma si può rispondere con il modello circolare delle 5R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione. La quarta edizione del Libro Bianco curato da The European House-Ambrosetti

La crisi idrica in corso potrebbe mettere a rischio il 18% di Pil, pari a 320 miliardi di euro. È quanto emerge dal Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”, presentato oggi a Roma e giunto alla quarta edizione. Il Rapporto è realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House-Ambrosetti. L’acqua è una risorsa fondamentale per l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere idrovore e oltre 9.000 imprese del settore energetico. Nel 2021, il ciclo idrico esteso ha generato un valore aggiunto di 9,4 miliardi, con una crescita media annua del +4,3% nel periodo 2010-2021 (10 volte la manifattura italiana), e occupa 92.400 persone. Questa filiera vale quasi quanto l’industria farmaceutica e oltre il doppio dell’abbigliamento.

Quello dell’acqua è un comparto composto per la quasi totalità (97,7%) da aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni che contribuiscono solo marginalmente ai ricavi complessivi, mentre le grandi imprese generano un contributo ai ricavi del 63,5% nonostante rappresentino solo il 3,3% del totale.

Dal volume emerge che l’infrastruttura idrica italiana è vetusta e poco efficiente. Il 60% della rete ha più di 30 anni, il 25% più di mezzo secolo. La percentuale di perdite idriche in fase di distribuzione raggiunge il 41,2% collocando il nostro Paese al quart’ultimo posto tra i 27 Paesi Ue+Uk mentre quello relativo alle perdite lineari – pari a 9.072 m3/km/anno – ci posiziona all’ultimo posto in Europa.

“Le condizioni infrastrutturali della filiera estesa dell’acqua italiana insieme alla sempre crescente pressione sulla risorsa idrica resa drammatica dagli effetti del cambiamento climatico, ci impongono in tempi rapidi un cambio di paradigma: il passaggio a una gestione circolare della risorsa idrica è la priorità”, ha detto Valerio De Molli, managing partner e ceo di The European House-Ambrosetti. “Il modello si compone di 5 azioni riassunte nella formulazione delle 5R come Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione dei prelievi, dei consumi e delle perdite”. Non solo inefficiente, la filiera estesa dell’acqua risulta anche poco digitalizzata. Il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter – che registrano i consumi e trasmettono le informazioni al fornitore per il monitoraggio e la fatturazione – rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente”. Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 mld di euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di m3 la richiesta idrica (circa il 10% dei consumi idrici civili annuali). Oggi recuperiamo solo l’11% delle acque meteoriche che cadono in Italia e 1,3 milioni di cittadini, in particolare al Sud, non hanno un sistema di depurazione.

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