ECONOMIA & AMBIENTE

Lo Russo fa i soldi con l'inceneritore,
Trm stacca un assegno di 15 milioni

A dieci anni dall'inizio dell'attività l'impianto del Gerbido viaggia a pieno regime. Nel 2022 l'incremento dei prezzi dell'energia elettrica e l'aumento dei rifiuti trattati fa schizzare gli utili (+95%). Ora i soci premono per la realizzazione della quarta linea

I prezzi dell’energia alle stelle hanno avuto anche un risvolto positivo per il Comune di Torino che incasserà un assegno da quasi 15 milioni grazie ai dividendi dell’inceneritore del Gerbido. Una cifra monstre, per certi versi inattesa, dovuta a un forte aumento degli utili di Trm, la società che gestisce l’impianto (+95,4%), con un risultato netto che si è attestato a 94 milioni di euro. Palazzo Civico ha il 16,5% delle quote di Trm che è controllata con l’80% da Iren. Ieri l’assemblea che ha dato il via libera al bilancio ha anche approvato la distribuzione di un dividendo complessivo da 89 milioni. Di questi, 71 milioni andranno nelle casse di Iren Ambiente concorrendo agli utili del gruppo. Un risultato eccezionale dal punto di vista finanziario proprio nell’anno in cui il termovalorizzatore compie dieci anni, smentendo anche tutte le sciocchezze riguardo i catastrofici effetti che avrebbe dovuto avere sulla salute dei cittadini. “Siamo molto soddisfatti, non solo in termini economici, ma anche per le prestazioni raggiunte dall’impianto soprattutto in campo ambientale” afferma l’ad Giusi Dibartolo.

Una vera gallina dalle uova d’oro se si tiene conto che la cedola pagata a Torino è di poco inferiore a quella che la città ha ottenuto da tutto il Gruppo Iren (20 milioni). E col senno del poi chissà se Piero Fassino rinuncerebbe di nuovo alla maggioranza assoluta del termovalorizzatore, ceduta nel 2012 per fare cassa, quando i conti del capoluogo piemontese erano sul punto di saltare per aria. Per ottenere l’80% del termovalorizzatore il fondo F2i e Iren (uniti in una joint venture paritetica) scucirono “appena” 126 milioni. Quattro anni dopo Iren spese ulteriori 94 milioni per liquidare il socio privato. Nel suo mandato, Chiara Appendino ridusse ulteriormente le quote di Torino, dal 18 al 16 percento, anche in questo caso per ragioni di bilancio.

Ricavi e utili sono schizzati verso l’alto in particolare per via dell’aumento dell’energia elettrica che il termovalorizzatore produce attraverso la sua attività: basti pensare che nel 2021 il prezzo medio di vendita è stato di 125,46 euro al MWh, quello del 2022 è più che raddoppiato a 303,95 euro al MWh. La produzione annua si è attestata a 443mila MWh, cui si aggiungono 138mila MWh di energia termica ceduta. “Nel 2022 – spiega il presidente di Trm Alessandro Battaglino – l’impianto ha immesso in rete oltre 357mila MWh di energia elettrica, pari alle necessità di due terzi delle famiglie torinesi”.

Anche i rifiuti conferiti sono aumentati, passando da 565mila a 604mila tonnellate da quando si sono aggiunti quelli provenienti dalle province di Vercelli e del Vco, oltre a qualche una tantum da Roma e da Genova. L’impianto ormai è arrivato a saturazione e per questo è già partita la progettazione per la realizzazione di una quarta linea, particolarmente sponsorizzata dai soci come testimonia l’intervento in assemblea di Francesco Carcioffo, in rappresentanza della pinerolese Acea. Come riportato anche dal piano dei rifiuti redatto dall’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati, il Piemonte avrebbe bisogno di un secondo impianto per essere autonomo dal punto di vista dello smaltimento (oggi una parte dell’indifferenziato delle province orientali finisce in Lombardia). O in alternativa di ampliare quello già esistente. Deciderà la Regione che ha già registrato l’interesse di A2a per un inceneritore a Cavaglià in provincia di Biella.