CAOS PDL

Crosetto: “Primarie? Chissà”

Il deputato cuneese si mostra scettico sulle consultazioni di partito: “Troppi egoismi personali, manca una linea politica”. Surreale la richiesta di dimissioni di Alfano, obiettivo è riunire i moderati

Proprio non ci sta a passare per quinta colonna “montiana” del Pdl. Ci sono offese peggiori, certo, ma Guido Crosetto non intende spacciarsi per quello che non è, soprattutto in questo convulso crepuscolo del berlusconismo.  «Non ho mai votato la fiducia a Monti ha spiegato stamattina intervenendo a La Telefonata di Canale 5 -. E sono d’accordo che gli atti di questo governo non hanno inciso sulla crisi, così come peraltro gli ultimi di Tremonti. Adesso, però, le elezioni sono convocate, e io contesterei gli atti piuttosto che farlo cadere. Farlo cadere vuol dire mettere un altro governo, perché non è che si arriva alle elezioni con il vuoto, un altro governo ci vuole. O rimane Monti per l’ordinaria amministrazione perché lo hai sfiduciato oppure ne devi mettere un altro». Quella di Berlusconi è una minaccia a vuoto? «Una minaccia a vuoto no, se si votasse in brevissimo tempo», ha risposto.

 

Crosetto ha poi parlato delle primarie – che potrebbe vederlo tra i concorrenti - e della situazione interna al partito, anche alla luce dell’attacco sferrato da Daniela Santanché al segretario Alfano. Alla domanda se le primarie ci saranno, Crosetto si è mostrato un tantino scettico: «Non lo so, bisognerà vedere». E su Alfano non intende partecipare al gioco della torre: «Il problema non è Alfano, ma individuare una linea politica. Rifondare il partito è possibile se si parte dalle persone sane e dalle idee. Spero non finisca a tarallucci e vino o al contrario a pugni in faccia. Non vorrei veder distruggere un sogno per litigi tra persone. La politica deve essere qualcosa di più alto. Ci sono scontri più tra persone che altro: è surreale la richiesta di dimissioni di Alfano da parte di Santanché, la scelta politica di appoggiare Monti non era solo sua, lo sanno tutti».

 

L’accordo con i moderati è tramontato dopo l’intervento di Berlusconi? «Io – ha replicato l’ex sottosegretario  - spero di no, ma Berlusconi ha detto una cosa vera. Ci sono tanti egoismi personali, c’è gente che preferisce un proprio partito del 4-5 per cento di cui essere leader piuttosto che pensare ad una aggregazione più ampia. Ma questo è egoismo, non politica. Servirebbe un passo indietro di tutti, ma non mi pare l’intenzione di Casini, di Fini e degli altri». Quanto all’accordo con la Lega, Maroni «è coerente con se stesso, spesso mi sono trovato con la Lega a non votare la fiducia. Le alleanze servono per potersi presentare con la possibilità di vincere. Io credo che la Lega dopo il caso Belsito, così come il Pdl con Fiorito o il Pd dopo i casi Lusi e Penati debbano riconquistare la fiducia dei cittadini. Non mi pare stia avvenendo».