IL RISIKO DELLE UTILITY

A2a chiede tempo, perde l'esclusiva ma resta favorita nella partita Egea

Al colosso lombardo serve ancora un mese per studiare il dossier della società albese che apre la trattativa anche ai concorrenti. Iren rientra nei giochi. Il ruolo dei Comuni soci e il parere chiesto al prof. Ambrosini sulla correttezza dell'operazione

Da Iren esultano e parlano di una partita che si è riaperta, in A2a tendono a minimizzare quanto accaduto e ad assicurare che l’epilogo non cambierà. Fatto sta che ora su Egea non c’è più solo la multiservizi lombarda, a cui lo scorso marzo era stata concessa l'esclusiva, ma si apre una trattativa con quanti manifestino interesse a entrare nel capitale dell’azienda di Alba, che versava e versa in una profonda crisi finanziaria solo acutizzata dai recenti terremoti sui mercati dell’energia e delle materie prime.

L’azienda lombarda aveva formalizzato un’offerta non vincolante di una partecipazione di maggioranza assoluta del 50,1% attraverso un’operazione di aumento di capitale. La trattativa in esclusiva (che di fatto aveva tagliato fuori Iren) ha scadenza il prossimo 15 maggio ma a fronte di una richiesta di più tempo avanzata da A2a, Egea ha sciolto il legame di esclusività. Dunque A2a potrà proseguire con la sua due diligence fino al 12 giugno ma le trattative riprenderanno nell’ambito di una procedura competitiva che potrebbe vedere coinvolte anche altre società.

Attorno a Egea si gioca una partita delicatissima nel risiko delle multiservizi italiane e anche all’interno della società di Alba convivono posizioni diverse. Non è un mistero, infatti, che quando il ceo Pierpaolo Carini ha avviato la trattativa in esclusiva con A2a, i soci pubblici a partire dal Comune di Alba hanno storto il naso per il metodo adottato e per il merito: “Stiamo dando l’azienda in mano al colosso lombardo tagliando fuori un nostro partner storico come Iren” fu la reazione del sindaco di un comune socio. Situazione delicata in cui le questioni di business si intrecciano con quelle personali come dimostra l’astio mostrato da Carini nei confronti dei vertici di Iren che si sarebbero presentati al soglio con una superbia che quasi ha umiliato l’interlocutore. Di qui la decisione di sbattere la porta e aprire una trattativa con i cugini oltre Ticino.

Ma proprio per la straordinarietà dell’operazione e per evitare di finire in un ginepraio di ricorsi, il Consiglio di sorveglianza, presieduto da Giuseppe Rossetto, in accordo con i soci pubblici, ha richiesto un parere al professor Stefano Ambrosini sulla correttezza della procedura intrapresa dal Consiglio di gestione. Un’operazione, secondo qualcuno, ispirata da Iren e soprattutto dal suo presidente Luca Dal Fabbro che non si è mai arreso alla possibilità di vedere fuggire via Egea e come un mastino ha continuato a marcare stretto la cugina albese. Confutando la tesi secondo cui, essendo una partecipata pubblica (seppur di minoranza) Egea non avrebbe potuto avviare una trattativa in esclusiva senza una gara a evidenza pubblica (Legge Madia del 2016, che lo prevede ad esempio per gli aumenti di capitale), il parere del professor Ambrosini ha certificato la correttezza della procedura. Ma allo stesso tempo l’iniziativa intrapresa dalle istituzioni locali ha mostrato la necessità di evitare forzature e, soprattutto, l’opportunità di favorire il massimo coinvolgimento dell’azionariato. E, non ultimo, quello di non precludere strade che possano valorizzare al meglio il patrimonio di Egea.

A questo punto A2a avrà tempo fino al 12 giugno per concludere la due diligence. mentre Iren può limare ulteriomente la sua proposta, anche se è detto che sia la sola. Ai lombardi resta il vantaggio di aver avuto due mesi in più per studiare i conti di Egea e secondo chi sta seguendo da vicino la partita restano i favoriti per l’acquisizione.

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