IL RISIKO DELLE UTILITY

Iren-A2a, il derby non è solo su Egea

Il ceo del colosso lombardo, Mazzoncini, conferma: "Il Piemonte è la nostra seconda regione per investimenti e posizionamento". Da Asti a Chivasso, fino all'impianto di Cavaglià. Ora scommetterà sull'idroelettrico?

Egea non è l’unico terreno di scontro tra Iren e A2a in una regione, il Piemonte, che sta diventando sempre di più una terra contesa tra le due multiutility. Dal mercato al ciclo dei rifiuti, dall’energia al settore idrico, la sfida è aperta come conferma l’amministratore delegato di A2a Renato Mazzoncini: “Il Piemonte è oggi la nostra seconda regione per investimenti e posizionamento. Siamo presenti con la grande centrale termoelettrica di Chivasso, gli impianti si Asti, il polo di Cavaglià, stiamo ragionando sullo sviluppo delle rinnovabili”.

Un’attività che nel 2021 ha prodotto un valore economico a livello regionale di 111 milioni di euro, 43 milioni investiti in infrastrutture e manutenzione impianti (più che triplicati rispetto al 2020); 220 fornitori locali attivati (+12% rispetto al 2020), di cui il 45,5% micro o piccole imprese, per un importo degli ordini pari a 92,8 milioni di euro. A Chivasso la centrale a ciclo combinato a gas ha prodotto 2.579 GWh di energia elettrica. Accanto a questo sito è stato realizzato un impianto fotovoltaico da 869 kWp che si aggiunge ai due parchi già presenti nella Regione. Sempre nel 2021 il polo di Cavaglià ha trattato oltre 48mila tonnellate di plastica. È stato avviato, inoltre, l’impianto per la produzione di combustibile solido secondario, che utilizza gli scarti del trattamento di selezione della plastica, oltre ad altri rifiuti indifferenziati. Nell’impianto di Asti sono state trattate più di 146mila tonnellate di vetro e sono stati realizzati interventi per aumentare la capacità di produzione di ulteriori 12mila tonnellate all’anno. A2A gestisce, poi, due stazioni di trasferimento intelligente (Its) a Cavaglià e Villafalletto: in entrambe le centrali viene utilizzato il processo Biocubi (di cui ha il brevetto) che consiste nella bioessiccazione della parte residua dei rifiuti urbani per trasformarla in combustibile solido, al fine di produrre energia e calore. In particolare, a Cavaglià sono state trattate 126mila tonnellate di rifiuti, destinati alla termovalorizzazione; a Villafalletto, invece, con un processo aerobico, oltre 60mila tonnellate di componenti umide dei rifiuti.

In questo scenario s’inserisce la sfida su Egea che, dice ancora Mazzoncini, “è un’azienda che ha una sua complessità, una piccola multiutility. Abbiamo chiesto una proroga perché non eravamo ancora in grado di poter formulare un’offerta” e questa decisione ha rimesso in pista Iren che però dopo aver fatto di tutto per tornare in partita ora si schermisce: “Abbiamo appreso dai giornali che il dossier Egea si sarebbe riaperto. Noi ad oggi non siamo stati invitati. Attendiamo eventuali inviti per valutare e, laddove ci siano le condizioni, partecipare eventualmente a un processo competitivo” ha detto il presidente Luca Dal Fabbro ostentando un certo distacco rispetto a un’operazione non certo marginale per Iren. Più “caldo” l’ad Gianni Vittorio Armani: “Egea è nel nostro territorio, siamo convinti di essere quelli che possono esprimere più sinergie in collaborazione nello sviluppo della società. Non abbiamo avuto disponibilità di vedere i numeri e la due diligence sull’impresa, lo faremo eventualmente nell’ambito del processo competitivo”.

Intanto Mazzoncini indica un altro ambito fortemente strategico per la sua azienda: “In questo momento è importante trovare una strada per rilanciare gli investimenti sull’idroelettrico. La siccità ci ha fatto subire un calo del 38-39% di produzione, ma il trend è comunque negativo. Questo si può compensare solo facendo investimenti e non si può fare con le concessioni scadute”. Tema particolarmente sensibile in Piemonte dove finora è stata assegnata una sola concessione, attraverso dialogo competitivo, a Iren.

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