ECONOMIA DOMESTICA

Consumi in picchiata, serrande giù: 4.500 negozi rischiano la chiusura

Situazione "drammatica" in Piemonte. In crisi le attività di vicinato che soffrono per l'inflazione ma soprattutto la concorrenza di grande distribuzione e dell'e-commerce. L'allarme di Confesercenti: "Servono subito delle contromisure"

L’inflazione e il caro energia mandano in crisi le famiglie, la domanda interna si contrae e i negozi sono i primi a farne le spese. Anche in Piemonte continuano a diminuire le piccole attività di vicinato : rispetto al 2019, a fine 2023 si conteranno quasi 4.500 attività di vendita in meno. È quanto emerge dallo studio sul futuro della distribuzione commerciale condotto da Confesercenti secondo cui si sta erodendo la capacità di spesa delle famiglie: negli ultimi due anni, il potere d'acquisto dei piemontesi è, infatti, diminuito di oltre 540 euro per nucleo familiare con inevitabili ripercussioni sul tessuto dei negozi di vicinato.

In Piemonte già nel 2022, rileva lo studio, si è registrata una perdita di potere d'acquisto di quasi un miliardo. Una tendenza destinata a non invertirsi: nel 2023 il potere d'acquisto delle famiglie piemontesi subirà un'ulteriore riduzione di oltre 200 milioni di euro e la capacità di spesa raggiunta nel 2021 non sarà recuperata prima del 2027. Nel 2022, poi, il volume delle vendite al dettaglio è calato del -0,8%: i prodotti non alimentari sono aumentati dell'1,9%, ma quelli alimentari sono diminuiti del 4,2%. Nel 2023 entrambi i comparti hanno segno negativo: tra gennaio e marzo le vendite alimentari sono scese in volume del 4,7%, mentre quelle non alimentari del 1,6%, una crisi che non ha risparmiato neppure la pasta che ha registrato un calo del 10,7%. Per fronteggiare l'aumento dei prezzi, prosegue l'indagine, le famiglie piemontesi hanno intaccato le riserve: nel 2022 hanno destinato ai consumi circa 4 miliardi di risparmi e c'è il rischio che siano costretti a bruciarne altri 2,1 nel 2023 e la crisi ha impattato negativamente anche sul commercio di vicinato: tra il 2019 e il 2022 in Piemonte si sono persi 3483 negozi (-9,4% e ben 3587 banchi sui mercati (-25,8), ma alcuni settori superano la media: abbigliamento, macellerie, panetterie, edicole e cartolerie sono fra i settori più penalizzati. Una dinamica in accelerazione, poiché si prevede che a fine 2023 i negozi persi saranno quasi 4.500. Pertanto, conclude lo studio, è possibile stimare che da qui al 2030 rischieranno la chiusura altre 6 mila negozi in tutto il Piemonte, in media quasi 18 negozi ogni giorno.

“Si tratta – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – di cifre drammatiche, che accentuano un processo in atto già da anni. Il fatto poi che la performance peggiori in termini di consumo la faccia il settore alimentare la dice lunga sulle difficoltà crescenti un una parte della popolazione: un problema che non riguarda più soltanto i negozi che chiudono, ma rappresenta una vera e propria bomba sociale. A fronte di ciò, i week end registrano in molti casi il tutto esaurito dal punto di vista turistico. Il che fa piacere soprattutto per le attività legate all'accoglienza, alberghi, bar, ristoranti, ma non risolve i problemi di impoverimento di una fascia di popolazione sempre crescente”. “Un futuro drammatico – continua Banchieri – che però può e deve essere cambiato. Per far ripartire i consumi è necessario ridurre la pressione fiscale sulle famiglie. Detassiamo intanto gli aumenti contrattuali per il prossimo biennio: una simile misura potrebbe generare cospicui consumi aggiuntivi. E poi sosteniamo di più le attività di vicinato: formazione per gli imprenditori, sostegni all’innovazione, una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese della distribuzione con fatturato inferiore ai 400mila euro annui, cedolare secca per le locazioni commerciali. Solo così si può ipotizzare di recuperare in Piemonte 500 milioni di euro di vendite e salvare quasi 2500 attività commerciali di vicinato nei prossimi sette anni”.

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