SANITÀ

Liste d'attesa, Piemonte recupera. Ancora indietro su esami e visite

In testa alla classifica per smaltire ricoveri arretrati e screening. Ma restano criticità nelle prestazioni ambulatoriali. Enorme divario tra Nord e Sud nel superamento dei ritardi prodotti dal Covid. I dati di Agenas e ministero della Salute - TABELLE

Nessuna regione, lo scorso anno, ha raggiunto gli obiettivi prefissati per il recupero delle liste d’attesa, ma quella che ci è arrivata più vicino è il Piemonte, anche se la nota dolende continua a rimanere quella dei tempi per una visita specialistica o un accertamento diagnostico. Ancora una volta i dati raccolti da Agenas disegnano un’Italia divisa a metà o addirittura in tre nell’affrontare (anche) i temi della sanità. Se al Nord alla fine dello scorso anno risultava utilizzato il 92% delle risorse stanziate per diminuire i tempi di attesa per ricoveri, visite ed accertamenti clinici, il Centro segnava una soglia del 57% che scendeva drammaticamente al Sud dove non si è superato il 40% dei soldi impiegati su quelli a disposizione.

Tra le regioni da sempre considerate più virtuose sul fronte sanitario e che coincidono sostanzialmente con quelle settentrionali, il Piemonte è addirittura prima nella classifica per il recupero dei tempi, dopo l’accumulo di una mole enorme di ritardi negli oltre due anni di pandemia Covid, per quanto riguarda i ricoveri programmati. La sanità piemontese ha conseguito il 92% dell’obiettivo prefissato, seguita da una regione dalle dimensioni profondamente diverse come la Basilicata (91%) e dalla Toscana col 90%. Notevolissimo lo stacco rispetto alla Lombardia ferma al 29% e allo stesso Veneto (72%). Il Piemonte supera di ben 20 punti la media delle regioni del Nord e di 26 quella nazionale.

Ma dove ha fatto l’en plein è sugli screening, ovvero su quella prevenzione che l’emergenza Covid aveva praticamente congelato per circa due anni con conseguenze gravi e che, quindi, necessitava un fortissimo recupero. Ad eguagliare il Piemonte nel raggiungimento del 100% delle prestazioni prefissate, ancora una volta la Basilicata e la Provincia di Trento. Solo un punto in meno per l’Emilia-Romagna, mentre fanalini di coda sono la Calabria col 9% e la Campania col 16%.

Risultati più che positivi, dunque, quelli piemontesi, ma c’è un ma: proprio in uno degli aspetti di maggiore impatto sui cittadini, quali sono le visite e le prestazioni ambulatoriali, si assiste a un calo, anche se in termini assoluti il risultato resta tra i più elevati. In questo caso gli obiettivi dati sono stati raggiunti, sempre entro il 2022, all’80%. Un dato al di sotto di un punto della media del Nord che deve far riflettere anche perché, a parte la Valle d’Aosta e la Provincia di Trento, ad avere raggiunto la totalità del risultati prefissati c’è una regione come la Toscana e il Veneto è arrivato a 83%, con l’Emilia Romagna addirittura al 91%. Un dato che, probabilmente, indica come siano necessari ancora aggiustamenti al sistema delle prenotazioni e, soprattutto, delle agende degli specialisti che lavorano sia all’interno degli ospedali sia in libera professione a pagamento. Un monitoraggio ancora più attento e misure per evitare che esistano squilibrii tra i due percorsi, probabilmente, potrebbe portare ad aumentare ulteriormente la percentuale delle prestazioni fornite rispetto a quelle fissate per ridurre le liste d’attesa.

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