AFFARI DI FAMIGLIA

Delmastro nel business sanitario. Tra vecchi alberghi e coop rosse

Un progetto per adibire l'immobile di proprietà del sottosegretario meloniano e della sorella a residenza per autistici. In Regione, dove l'impresa sociale Anteo ha presentato la proposta, gira (a sua insaputa?) "come un passe-partout" il suo nome

C’è un nome importante che sottovoce, ma con insistenza, rimbalza da un ufficio all’altro dell’assessorato alla Sanità. È quello del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, figura di spicco di Fratelli d’Italia, “federale” meloniano in Piemonte ben oltre i confini del suo storico feudo biellese. Tutto ruota nel Vercellese attorno a un ex albergo di Lozzolo, davanti al quale corre la dritta la provinciale 142, adibito per qualche tempo in casa di riposo per anziani, la Residenza Paradiso, fino a quando il gestore ha preso baracca e burattini per trasferirsi a Gattinara. L’immobile, attualmente in disuso, è di proprietà della Achille Edvige 1987 di cui Delmastro è socio, insieme alla sorella Francesca, sindaca del piccolo borgo di Rosazza e mancata presidente della Provincia di Biella.

Dicono che il parlamentare si sia ripetutamente lamentato di quella struttura, più costi che guadagni, così come si racconta dell’idea, poi naufragata, di metterla a disposizione di profughi ucraini nella fase più critica della fuga dal Paese invaso dalla Russia. Voci che si rincorrono e s’accavallano attorno a quello stabile abbandonato dalla cooperativa che per un po’ di tempo lo utilizzo come Rsa, per poi lasciarlo ancor prima dell’emergenza Covid. Adesso a rispristinare l’immobile adibendolo a Residenza assistenziale flessibile per persone con disturbi dello spettro autistico è una nota e grande cooperativa, Anteo, storicamente con forti legami nel mondo della sinistra. Un dettagliato progetto che fa leva anche sulla scarsità di strutture di questo tipo in Piemonte (due soli centri, uno a Torino e l’altro a Castellamonte per un’utenza che supera gli oltre 4mila minori) è stato presentato dall’impresa sociale presieduta da Luca Tempia Valenta, alla Regione.

Il nome di Tempia Valenta era balzato alle cronache un paio d’anni fa quando a Biella scattò l’inchiesta sui cosiddetti furbetti del vaccino, ovvero persone che secondo l’accusa non avendo titolo per essere immunizzati fra i primi avevano invece ricevuto da dose autocertificando di appartenere a categorie professionali a rischio. Ma è, naturalmente, quello di Delmastro il nome più noto e pesante in questa vicenda e, dunque, non a caso “speso”, forse chissà con la speranza di poter aprire tutte le porte necessarie e velocizzare un percorso ancora tutto da compiere in vista del via libera della Regione. Con quell’incrocio tra destra e sinistra.

print_icon