Addio al filosofo Gianni Vattimo,
testa forte dal pensiero debole
22:00 Martedì 19 Settembre 2023
Lo studioso torinese, 87 anni, era ricoverato Rivoli in gravi condizioni ed è morto oggi. Tra i principali intellettuali italiani, omosessuale dichiarato, agli studi e all'insegnamento ha abbinato l'impegno politico. La fede cattolica dell'infanzia cui era tornato nella vecchiaia - VIDEO
Addio a Gianni Vattimo. Il filosofo torinese, 87 anni, era ricoverato Rivoli in gravi condizioni ed è morto nella giornata di oggi. Lo studioso ha passato le ultime ore ricoverato in ospedale a Rivoli, dopo che le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni, come ha raccontato sui social da Simone Caminada, 38 anni, assistente e per 14 anni compagno del filosofo, fotografato sul social nel letto ospedaliero. Una vita sentimentale tormentata, quella del professore torinese, che fu quasi “costretto” a rendere pubblica la sua omosessualità dopo che il suo nome comparve, alla sua insaputa, tra i possibili candidati del “Fuori” nelle liste radicali alle elezioni politiche del 1976 (versione peraltro confutata dal fondatore del gruppo di attivisti gay Angelo Pezzana). Due compagni, molto amati – Giampiero Cavaglià, tra le prime vittime dell’Aids a Torino, e Sergio Mamino, stroncato da un tumore – uno, l’ultimo, il brasiliano Simone condannato per circonvenzione ma difeso fino alla fine da Vattimo.
“Sono nato in casa, in via Germanasca 10, Borgo San Paolo. Case popolari. Case di gente che faticava da mattina a sera. Che faceva fatica a tirare avanti. E mi hanno chiamato Gianteresio per non far torto a nessuno dei due nonni: nonno Giovanni, nonna Teresa”. Figlio di un contadino calabrese, salito al nord e divenuto poliziotto, che muore di polmonite quando lui ha sedici mesi. Sua madre, invece, è di Pinerolo: “Faceva la sarta, sono cresciuto con lei e mia sorella”, raccontò in un’intervista. Quando ha cinque anni casa loro è rasa al suolo da un bombardamento, per un pelo non ci lascia la pelle: “per caso eravamo nel rifugio di fianco al nostro”. Persa la casa, sfolla con sua madre e sua sorella, di otto anni più grande, al paese originario del padre, Cetraro, vicino a Paola, in Calabria. Finita la guerra, tempo una settimana, torna a Torino, ma parlando solo dialetto calabrese, è preso per terrone e le busca sempre, “Io sono un proletario, c’è poco da friggere. Poi sarò anche un intellettuale, ma prima di tutto provengo dai bassifondi, non nasco bene, sono uno che viene dal nulla”.
Tra i più noti filosofi italiani e tra i massimi esponenti della filosofia ermeneutica a livello mondiale, tradotto in varie lingue, studioso e originale prosecutore del pensiero di Martin Heidegger, Gianni Vattimo ha teorizzato l’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica e la relativizzazione di ogni prospettiva filosofica, diventando il maestro del “pensiero debole” a livello internazionale. È stato allievo di Luigi Pareyson, assieme a Umberto Eco con cui ha condiviso amicizia e interessi, laureandosi in filosofia nel 1959 all’Università di Torino. Oltre alla giovanile militanza nell’Azione Cattolica, Vattimo fu con Eco anche tra i pionieri della televisione italiana: nel 1954 insieme parteciparono e vinsero un concorso della Rai per l’assunzione di nuovi funzionari. Abbandonarono l’ente televisivo alla fine degli anni Cinquanta.
Vattimo si è poi specializzato all’Università di Heidelberg con Hans Georg Gadamer e Karl Löwith. Nel 1964 divenne docente nell’Università di Torino, prima come professore di estetica, poi (dal 1982) come professore di filosofia teoretica. Studioso della filosofia ermeneutica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e sviluppato le implicazioni teoretiche, dedicando le proprie ricerche a Friedrich Schleiermacher, Friedrich Nietzsche, Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer, del quale ha curato l’edizione italiana di Verità e metodo (1972). Vattimo ha insegnato come visiting professor negli Stati Uniti e ha tenuto seminari in diversi atenei del mondo. È stato direttore della Rivista di estetica, membro di comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, nonché editorialista per vari quotidiani. Ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di La Plata, Palermo, Madrid e dalla Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima. Affascinato dall'America Latina, come spesso capita agli intellettuali, ha subito il carisma di Fidel Castro, col quale ha intrattenuto per anni rapporti.
Vattimo è stato non solo un pensatore speculativo ma anche un intellettuale militante di spicco della sinistra, dichiaratamente omosessuale (con tanto di parrucca lo si poteva incontrare al Gayman di via Garibaldi) e al tempo stesso rivendicando la sua fede cattolica (cui era tornato nella vecchiaia, pregando con la liturgia delle Ore), svolgendo attività politica in diverse formazioni: prima nel Partito Radicale, poi in Alleanza per Torino, successivamente nei Democratici di Sinistra (dal 1999 al 2004), per i quali è stato parlamentare europeo, e infine nel Partito dei Comunisti Italiani. Dal 2009 al 2015 è stato parlamentare europeo dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. La complessità del suo pensiero pone Vattimo tra i principali filosofi postmoderni.