Popolari, nessuno li rappresenta tutti
Giorgio Merlo 13:30 Sabato 11 Novembre 2023
In tutte le tradizionali famiglie politiche e culturali del nostro Paese nessuno può ergersi a rappresentante esclusivo di quel pensiero e di quella tradizione storica. E questo perché il pluralismo delle varie opzioni politiche è un dato abbastanza oggettivo, nonché scontato. Per tutti. E per questa semplice ragione è quasi patetico l’atteggiamento di chi pensa – per fare un solo esempio concreto – di avere la titolarità di parlare a nome e per conto di tutta l’area Popolare, cattolico democratica e cattolico sociale del nostro paese. E questo spiega perché oggi esistono Popolari nel partito della sinistra radicale e massimalista della Schlein, Popolari nel partito di matrice laicista di Calenda, Popolari all’interno del partito di Giorgia Meloni e Popolari che, di comune intesa con Matteo Renzi, puntano a ricostruire il Centro e una “politica di centro” nel nostro Paese. Esperienze che hanno pari dignità politica e culturale e che contribuiscono, comunque sia, a portare un contributo significativo e di livello nelle diverse esperienze partitiche del nostro Paese.
Ora, è di tutta evidenza che se sul versante delle elezioni europee ognuno si collocherà nei partiti che meglio interpretano e rappresentano le varie sensibilità dell’area Popolare e cattolico sociale, è altrettanto evidente che sul versante locale, e soprattutto regionale, le scelte sono più chiare e più nette. Sul versante politico e anche su quello programmatico. E, per quanto riguarda i Popolari che sul versante nazionale sono impegnati a ricostruire una sempre più necessaria ed indispensabile “politica di centro” e un luogo politico centrista e riformista, è abbastanza evidente che anche sul versante regionale piemontese quella esperienza non può riconoscersi in una sinistra massimalista, radicale ed estremista o in luoghi politici che fanno della radicalizzazione della lotta politica la loro ragion d’essere. E, di conseguenza, i Popolari che si riconoscono in una prospettiva centrista, riformista e democratica, individuano una maggior coerenza politica con quelle liste civiche – appunto di matrice centrista – distinte e distanti dalla sinistra radicale e da altre operazioni politiche più estremiste. Con il massimo rispetto, come ovvio e scontato, per tutte le altre esperienze Popolari che fanno altre scelte politiche e programmatiche.
Ma è abbastanza chiaro che dopo la sbornia populista, demagogica, qualunquista e antipolitica che è culminata con la straordinaria vittoria elettorale del partito di 5 stelle, è forse anche fisiologico che ritorni finalmente “la politica” e con la politica anche le tradizionali categorie politiche e culturali. Dalla destra alla sinistra, dal centro allo stesso populismo. E, di conseguenza, evitare scelte che configgono apertamente con la propria sensibilità e la propria esperienza.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, non è affatto scontato che la cosiddetta “diaspora” dei Popolari sia un fatto strutturale e permanente. Una divisione, cioè, irreversibile e duratura. Anche su questo versante lo sforzo di cercare di ricomporre progressivamente quest’area politica e culturale non è affatto peregrino. Anzi, rientra tra i compiti di chi si riconosce in questo storico filone di pensiero e in una cultura politica che ha saputo affrontare e contribuire negli anni a risolvere i nodi più delicati della vita democratica italiana, continuare ad impegnarsi per ricercare la strada dell’unità e della convergenza politica e anche organizzativa. Ma oggi questo non è ancora possibile ed è giusto e comprensibile che ognuno persegua la sua strada, Con serietà e, soprattutto, con coerenza.