AFFARI & FINANZA

Tim, Palenzona ci mette una fiche

Fondazione Crt entra con 15 milioni nel fondo F2i, soggetto che parteciperà all'acquisizione della rete fissa. "Confermiamo il nostro ruolo di investitore istituzionale su un asset strategico come l'infrastruttura delle telecomunicazioni"

La Fondazione Crt, guidata dal presidente Fabrizio Palenzona, investirà 15 milioni di euro nel fondo F2i-Rete Digitale. Lo ha deliberato il Consiglio di amministrazione dell’ente di via XX Settembre, che sottoscriverà, insieme ad altri investitori istituzionali, una quota del fondo infrastrutturale promosso da F2i che parteciperà all'acquisizione della rete fissa di Tim. “La Fondazione Crt – spiega Palenzona – conferma il proprio ruolo di investitore istituzionale per rafforzare lo sviluppo e la crescita del Paese su un asset strategico come l’infrastruttura delle telecomunicazioni”.

Una decisione, quella dell’intervento della fondazione torinese, che era nell’aria da qualche settimana e, in qualche modo anticipata nei giorni scorsi dallo stesso “Camionista” di Tortona: “Mi auguro che Tim vada bene abbiamo una struttura che valuta. Il 19 dicembre c’è un consiglio e sarà presa una delibera coerente con questo tipo di investimento”. E così è avvenuto.

Il mese scorso Tim ha accettato di vendere l’attività più preziosa dell’ex monopolio telefonico al fondo statunitense KKR, come parte di un piano sostenuto dall’amministratore delegato Pietro Labriola per rilanciare il gruppo e ridurre il suo debito. L’accordo è stato approvato dal governo di Giorgia Meloni, che ha autorizzato il Tesoro a prendere una partecipazione del 20% nella rete per un massimo di 2,2 miliardi di euro, al fine di supervisionare un asset ritenuto strategico. In tale contesto, il fondo infrastrutturale italiano F2i è ha creato un veicolo per investire circa 1 miliardo di euro (1,1 miliardi di dollari) insieme al fondo statunitense KKR nella rete fissa di Telecom Italia. Si prevede che F2i controllerà una quota di circa il 10% nell'impresa di rete, portando la partecipazione in mani italiane a circa il 30%. Sull’operazione pende il ricorso dei francesi di Vivendi contro la cessione della rete decisa dal cda di Tim senza convocare un’assemblea degli azionisti. 

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