POLITICA & GIUSTIZIA

Lo smog? Colpa di Chiamparino, Appendino e Fassino: a processo

A giugno prima udienza per due sindaci di Torino, il presidente della Regione Piemonte e i loro assessori all'Ambiente tra il 2015 e il 2019. Per l'accusa non avrebbero applicato tutte le misure idonee a ridurre l'inquinamento. Un'indagine più politica che giudiziaria

Alla sbarra per lo smog. Il 18 giugno si aprirà al Palazzo di Giustizia di Torino il processo ordinato dalla procura a carico di alcuni ex amministratori locali e regionali accusati di non aver preso delle contromisure adeguate nel corso degli anni. Fra gli imputati figurano l’ex governatore del centrosinistra Sergio Chiamparino e gli ex sindaci Piero Fassino (Pd) e Chiara Appendino (M5s), ma anche gli assessori che hanno avuto delega all’Ambiente nelle loro giunte: Alberto Unia, Stefania Giannuzzi, Enzo Lavolta e Alberto Valmaggia. Per loro i pubblici ministeri Vincenzo Pacileo e Gianfranco Colace hanno disposto la citazione diretta a giudizio. Il reato contestato e l’inquinamento ambientale.

La vicenda ha preso il via nel 2017, quando il comitato Torino Respira ha presentato un esposto a Palazzo di giustizia. Viene aperto un fascicolo per inquinamento ambientale e indagati gli amministratori locali che si sono succeduti tra il 2015 e il 2020. Si procede per inquinamento ambientale in forma colposa. La contestazione viene circoscritta a un periodo di tempo che termina nel 2019. Per questo motivo i nomi dell’attuale governatore del Piemonte, Alberto Cirio, e dell'assessore regionale Matteo Marnati sono stati stralciati e inseriti in un secondo filone attualmente ancora in corso di indagine.

Secondo l’accusa gli indagati “cagionavano abusivamente una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile dell’aria della Città di Torino”. Questo perché “adottavano misure inadeguate a eliminare o contenere nei limiti legali i valori di Pm10, nonostante che negli anni vi fossero sempre stati numerosissimi superamenti dei valori limite consentiti”. Resta da capire come la Regione possa essere accusata di politiche inadeguate per Torino, ma adeguate per tutti gli altri Comuni del Piemonte essendo appunto queste politiche le stesse per tutti. O come il sindaco di Torino possa essere più colpevole di quello di Collegno, Rivoli, Settimo Torinese o altri in cui l’aria è la medesima rispetto al capoluogo.

Per rendere più efficace una indagine dai contorni più politici che giudiziari, il pm Colace ha ha depositato una relazione epidemiologica secondo la quale le misure inadeguate e i mancati interventi degli amministratori pubblici hanno determinato fra i 1.000 e i 1.4000 decessi “attribuibili”, in base a “dati statistici”, al superamento dei limiti di sostanze inquinanti. Gli sforamenti, secondo i pm, hanno avuto “conseguenze sulla salute delle persone secondo i seguenti dati statistici: incidenza del Pm10 per superamenti del limite normativo pari a 144 decessi attribuibili e 56 ricoveri ospedalieri attribuibili; incidenza del Pm2,5 per superamenti del valore giornaliero raccomandato dall'Oms compresa tra 178 e 407 decessi attribuibili e 184 ricoveri ospedalieri attribuibili; incidenza del biossido di azoro per superamenti del limite normativo pari a 870 decessi attribuibili (di cui 620 decessi per malattie cardiovascolari) e 539 ricoveri ospedalieri attribuibili”.