Prigioniero politico. Toti resta ai domiciliari
10:38 Giovedì 11 Luglio 2024Nonostante secondo molti giuristi (tra tutti Cassese) non vi siano più ragioni valide per la misura, il Tribunale del Riesame ha respinto l'istanza presentata dalla difesa del governatore ligure. Che ora si rivolgerà in Cassazione
I giudici del Riesame del tribunale di Genova hanno respinto l’istanza di revoca degli arresti domiciliari per il governatore Giovanni Toti, arrestato il 7 maggio scorso con l’accusa di corruzione. Toti resta dunque in stato di detenzione nella sua casa di Ameglia (La Spezia), dove è ristretto dal 7 maggio con le accuse di corruzione, corruzione elettorale, falso e finanziamento illecito. La Procura aveva dato parere negativo, come già avvenuto per la precedente istanza, alla gip Paola Faggioni. Per il governatore ligure sono state bocciate anche le misure attenuate dell’obbligo di dimora ad Ameglia o divieto di dimora a Genova proposte in subordine dal suo avvocato difensore, Stefano Savi. I giudici hanno formulato la decisione a 48 ore di distanza dall’udienza dell’8 luglio, al termine della quale si erano riservati un paio di giorni prima di emettere il verdetto. All’interno delle 33 pagine di ordinanza che contengono la decisione vengono meno le cautele nei confronti delle garanzie di indagine, ma restano le tutele in ordine al rischio di reiterazione del reato che motivano la bocciatura della richiesta. È ormai chiaro che, a giudizio dei magistrati, solo le dimissioni possono far venir meno le esigenze cautelari: tesi che rappresenta una intromissione pesante nella sfera politica.
I giudici spiegano che Toti potrebbe reiterare ancora il reato “in quanto ha dimostrato di non aver compreso appieno la natura delle accuse”. Le ipotesi di corruzione sono “sorrette da gravi indizi che Toti non ha inteso contestare”. E non riguardano “un illecito di natura veniale ove rapportate alle pubbliche funzioni di natura elettiva dal medesimo ricoperte, ma integrano un vulnus tra i più gravi che possano essere inferti al buon andamento dell’azione amministrativa, allo stesso rispetto della volontà popolare e ai diritti dei terzi”. E aggiungono: “Ben altro è occuparsi delle concrete forme, e dei correlati contatti personali, con cui perseguire quegli obiettivi sul piano tecnico-amministrativo: un’attività che l’appellante ben potrebbe protrarre ove la custodia domestica venisse sostituita, come auspicato dalla difesa in via di subordine, con l’obbligo di dimorare sul territorio del Comune di residenza o con il divieto di dimorare sul territorio del Comune di Genova. È quest’ultima, invero, l’area cui inerisce la persistente pericolosità di Toti, al quale non a caso viene contestato di avere scambiato utilità economiche con l’adozione di specifici provvedimenti amministrativi e non certo di avere adottato scelte “politiche” nella sua veste di Presidente della Regione”.
Il caso assume sempre più i tratti di una mostruosità giuridica: un governatore di una regione importantissima come la Liguria viene tenuto agli arresti domiciliari “perché potrebbe reiterare il reato”, senza che sia stata dimostrata in alcun modo l’illiceità dei suoi atti e solo perché qualcuno ipotizza che alcune decisioni prese dalla sua amministrazione regionale abbiano seguito percorsi clientelari anziché istituzionali. Nonostante che perfino un costituzionalista 89enne tra i più esperti d’Europa come Sabino Cassese, ex giudice della Consulta, abbia definito discutibile la decisione della Procura di Genova di continuare a tenere agli arresti domiciliari Toti, la decisione pare dettata da un accanimento incomprensibile. Anche alla luce della resa parziale cui è stato, nei fatti, costretto a compiere: pur continuando a non dimettersi, ha fatto sapere che nel 2025 non si ricandiderà alla guida della Regione Liguria. I suoi avvocati gli avevano suggerito questa mossa proprio per indurre i giudici a revocare la custodia cautelare e a rimetterlo in libertà, almeno fino alla scadenza del suo mandato, fra meno di un anno.
Per la Procura Toti può reiterare i reati e serve più tempo per individuare i soggetti da sentire. Per la difesa il pericolo non sussiste: Toti, infatti, non si ricandiderà alle elezioni regionali. Sono queste le argomentazioni contrapposte esposte davanti al Tribunale del Riesame, che si è pronunciato oggi, confermando i domiciliari sebbene appaiano non più necessari, dal momento che Toti “non è accusato di aver intascato né un euro né una utilità personale, ma solo di finanziamenti pubblici e registrati alla propria forza politica”.