LA RESA DEI CONTI

Cirio ride ma la cassa piange

Diluita la mazzata sul rientro dei debiti della sanità (ma con tempi di gran lunga inferiori a quelli desiderati) per la Regione Piemonte i problemi non sono finiti. Anzi. La liquidità resta un'emergenza, così come la riduzione delle riscossioni. Ma quale "risparmio"?

“Resta salva, ovviamente, la possibilità che la Regione Piemonte e lo Stato addivengano a un nuovo accordo sul complessivo programma di restituzione delle somme”. È uno dei passaggi-chiave della sentenza 87/2024 con la quale la Consulta aveva dichiarato costituzionalmente illegittimo l’articolo 8 della Legge regionale 6/2023, quello che avrebbe consentito alla Regione Piemonte di “spalmare” fino al 2032 i trasferimenti di cassa da destinare alla riduzione dei propri residui passivi (debiti, per intenderci) nei confronti delle Asl piemontesi, rispetto al piano di rientro concordato dalla Giunta Chiamparino e adottato con la legge regionale 24/2016, che originariamente indicava come termine l’anno 2026. 

Ed è proprio quanto avvenuto ieri, con l’approvazione di un nuovo piano di rientro in accordo con i Ministeri dell’Economia e delle Finanze e della Salute, a seguito della missione romana della delegazione piemontese capitanata da Antonino Sottile e Giovanni Lepri, cioè i massimi vertici tecnici di sanità e bilancio della Regione. Un nuovo accordo, dunque, che dall’originaria scadenza del 2026, passando per quella bocciata del 2032, ha stabilito l’anno 2028 come termine definitivo. Tecnicamente si definisce “modifica dei termini per il trasferimento di cassa da destinare alla riduzione dei residui passivi al 31 dicembre 2015 verso le aziende sanitarie regionali” ma tradotto è un vero e proprio piano di rientro dei debiti delle Asr e, infatti, così lo chiama la Corte dei Conti.

A questo punto c’è da chiedersi perché questa intesa fra tecnici regionali e ministeriali – il cui terreno avrebbe dovuto essere preparato da un’interlocuzione politica quantomeno con il titolare del Mef, e cioè il ministro Giancarlo Giorgetti – non sia avvenuta prima dell’approvazione dell’articolo di legge messo fuori gioco dalla sentenza della Corte Costituzionale. Una cosa è certa, il Mef è stato chiaro: non azzardatevi a scaricare la questione sulla prossima legislatura regionale, assumetevi la responsabilità di chiudere la partita nel vostro mandato.

Tra le righe, infatti, se l’è chiesto anche la Sezione regionale di Controllo per il Piemonte della Corte dei Conti, che nel suo giudizio di parifica del rendiconto 2023 – peraltro positivo – ha ripreso proprio quel passaggio e, di fatto, ne ha evidenziato la necessità, proprio per evitare che la scadenza originaria del 2026 mettesse ulteriormente sotto stress la gestione della liquidità dell’ente regionale, a quel punto obbligato a più che raddoppiare la rata annuale (da 93 a 200 milioni solo per l’anno 2023!). Con l’accordo odierno tale eventualità è stata scongiurata, ma un aggiustamento della traiettoria del piano di trasferimento s’imporrà comunque. I debiti del resto si pagano con tutto ciò che ne conseguirà per la sostenibilità del bilancio regionale. Basta fare i conti: il presunto risparmio di 80 milioni è solo per gli anni 2025 e 2026 ma la botta ampiamente annullato in quelli successivi con due botte da 152 milioni. E che la cassa sia già in sofferenza basta ricordare che dei 93 del 2023 ne sono stati versati solo 50 mentre i rimanenti 43 sono stati trasferiti sul 2024. Insomma, al grattacielo si boccheggia.

E questa è solo una delle osservazioni di cui la nuova Giunta dovrà tener conto a partire dall’annualità in corso e, di conseguenza, per i prossimi giudizi di fronte alla Corte dei Conti. Infatti, la sezione piemontese della magistratura contabile non ha mancato di rilevare il permanere di alcuni aspetti critici del bilancio regionale, su cui ha richiesto attenzione e interventi mirati. 

A cominciare dal monitoraggio attento dei flussi di cassa, sia in uscita per via, appunto, delle conseguenze dell’incostituzionalità dell’art. 8 della Legge regionale 6/2023, sia in entrata a fronte di un 2023 che ha fatto registrare importi complessivi di riscossione decisamente inferiori rispetto all’anno precedente. Su questo aspetto le rassicurazioni di parte regionale circa una gestione attiva della cassa attraverso “azioni di breve, medio e lungo termine” finalizzate, in particolare, ad aumentare le entrate tributare a gestione diretta, dovranno trovare concretezza di risultati: è il caso esemplare, citato nella relazione della Corte, della “riduzione progressiva delle agevolazioni concesse su auto a doppia alimentazione” (ovvero l’esenzione quinquennale del bollo auto per le cosiddette “ibride”). 

Un altro rilievo da parte della Corte è la mancata approvazione anche nell’anno di osservazione del bilancio di previsione entro la fine dell’esercizio precedente cui il documento si riferisce, ovvero secondo il termine ordinario di approvazione del 31/12. Un termine rispettato rarissimamente nel corso delle varie legislature regionali, e comunque mai durante il primo mandato di Alberto Cirio.

In termini di indebitamento, la raccomandazione è di tenere d’occhio il margine ormai ridotto al lumicino per il “tiraggio” di nuovi mutui, con un valore della rata che per garantire la sostenibilità del debito regionale non può superare il 20% delle entrate tributarie libere. Su questo tema, la Corte riconosce comunque come l’esposizione debitoria dell’ente sia in riduzione, pur permanendo un alto livello in termini assoluti. 

La Corte pone poi l’attenzione da un lato sulla persistenze mancanza di un rendiconto consolidato del gruppo Regione, che coinvolga oltre a Giunta e Consiglio anche tutti gli organismi strumentali del sistema regionale, e dall’altro sul processo di riduzione del numero delle partecipazioni regionali, che nel 2023 è sceso a 39 (dalle 66 del 2014 e 41 del 2022), ma che registra il protrarsi di gran parte delle procedure di liquidazione in atto, con il conseguente mancato rispetto dei tempi di chiusura inizialmente previsti. 

In tema di sanità, infine, il richiamo è sul verificarsi anche nel corso del 2023 dell’ampio ricorso ai cosiddetti “gettonisti” da parte di Asl e Aso piemontesi, fenomeno su cui proprio ieri è scattata un’azione coordinata tra Carabinieri del Nas e del Comando Tutela del Lavoro, funzionari Anac e ispettori dell’Inps. Una modalità operativa – quella di esternalizzare il reclutamento di personale a tempo – che è finalizzata a sopperire alla carenza di medici e operatori sanitari negli organici aziendali, senza però gravare sulle spese per il personale. Spese che però secondo la Corte registrano comunque un aumento nel 2023 rispetto al 2022, così come la spesa farmaceutica e la spesa per i dispositivi medici.

Insomma, al di là di due buone notizie, ovvero il compromesso raggiunto con il Mef solo a livello tecnico (e a seguito di una sentenza della Consulta che aveva sconfessato un provvedimento legislativo) e il giudizio di parificazione che ha promosso il rendiconto regionale, gioverebbe approfondire le osservazioni puntuali della Corte dei Conti, lavorando sulle aree di miglioramento che pure ci sono e che sono affrontabili. Cosa che, trattandosi del primo anno di una nuova legislatura regionale, può ben rappresentare un impegno da prendere con i contribuenti piemontesi.

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