SANITÀ

Terapia intensiva per gli ospedali. Riboldi: piano di manutenzione

Molte strutture pagano gli anni e la scarsa cura. L'assessore del Piemonte mette sul piatto le risorse, ma chiede un deciso cambio di passo ai vertici. Oggi oltre a direttori generali convocati al grattacielo anche quelli di presidio. "Devono essere i sindaci dei nosocomi"

Muri scrostati, infissi di cui non si ricorda ormai più il colore, impianti di condizionamento che condizionano poco o nulla, ma anche erba alta nelle aiuole o tabelloni per le prenotazioni guasti per mesi e via ancora in un elenco che finisce per essere un cahier des doléances degli ospedali piemontesi. Per un verso o per l’altro nessuno esce indenne.

“Ma per quale ragione un paziente non deve trovare nelle strutture pubbliche un livello di cura degli edifici, dalle sale d’attesa ai reparti, che trova in quelle private?”. Se in moltissimi casi, per quanto riguarda la qualità delle prestazioni mediche, il pubblico non teme la concorrenza privata, la domanda che si pone l’assessore regionale alla Sanità deve trovare risposta proprio lì, nel pubblico. Federico Riboldi un’idea pare averla ben chiara: “Serve un piano di manutenzione intensiva, ma anche un cambio di passo rispetto a situazioni in cui non sempre il problema è quello dei soldi. Riverniciare delle persiane non è come realizzare un’emodinamica e per curare il verde attorno all’ospedale non servono milioni, basta un po’ buona volontà e se si devono pagare gli straordinari si pagano”.

Quello della vetustà di molte strutture ospedaliere è un problema con cui il Piemonte è costretto a fare i conti ormai da tempo e che per buona parte dovrà essere risolto con la realizzazione dei nuovi ospedali, ma anche per quelli bisognerà aspettare ancora un po’ di anni. Nel frattempo e per quei nosocomi che non saranno sostituiti serve una poderosa opera di risistemazione e, appunto, manutenzione.

“In questo caso il problema – ribadisce l’assessore – non sono ne risorse, ma l’approccio. Diciamo che serve olio di gomito, lo stesso che ho messo quando ho fatto il sindaco di Casale Monferrato, dove con le stesse risorse della precedente amministrazione siamo riusciti a fare molto di più”. E il modello del primo cittadino, carica che Riboldi ha ricoperto fino alla sua elezione in Regione, torna proprio nello schema che il titolare della sanità ha in mente per gli ospedali. “Ognuno di essi deve avere un suo direttore di presidio che deve essere, appunto, il sindaco dell’ospedale, piccolo, medio o grande che sia”. 

Da qui un altro obiettivo a breve termine: “Bisogna superare l’attuale situazione che vede in non pochi casi lo stesso direttore con la competenza su più di un presidio ospedaliero”. Riboldi non deve andare al di fuori della sua provincia, quella di Alessandria, per trovare forse il caso limite: ad oggi i cinque ospedali dell’Asl hanno un unico direttore. “Il modello giusto, che intendiamo attuare in tempi brevi è quello di un direttore per ogni presidio, senza scavalchi o accorpamenti perché quella è una figura cruciale, anche per cambiare passo sulla manutenzione, il decoro e la funzionalità delle strutture”.

Un segnale rispetto a questo ruolo della dirigenza sanitaria arriva dal grattacielo del Lingotto dove per oggi pomeriggio Riboldi ha convocato non solo i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere per quello che nei piani e ormai l’incontro settimanale e che sarà dedicato ancora alle liste d’attesa, ma un paio d’ore più tardi a prendere l’ascensore saranno proprio i direttori di presidio di tutto il Piemonte. “Si devono occupare a trecentosessanta gradi di ciò che avviene al loro interno della struttura, senza tralasciare nessun aspetto. È importante, fondamentale, fornire ai cittadini il massimo sul versante delle cure, è importante avere il numero sufficiente di medici e infermieri, ma lo è anche avere la massima cura di ciò che abbiamo come strutture. Devono vivere questo ruolo, molto importante, come un sindaco vive il suo rispetto alla città”. 

E se per il piano di manutenzione intensiva le risorse, nei pur tutt’altro che abbondanti bilanci delle Asl e della Regione, l’assessore si dice convinto ci siano o le si possano trovare, la questione pare spostarsi proprio sulla necessità di un cambio di approccio a problemi che presi singolarmente possono anche apparire di scarsa importanza, ma quando le conseguenze negative si sommano producono ulteriori disagi ai pazienti, ma anche a chi negli ospedali ci lavora. “Chiederò ai direttori di presidio – anticipa l’assessore – di preparare per il 15 di settembre piani dettagliati per gli interventi di manutenzione. Nessuno pretende che questo venga fatto senza mettere sul piatto ulteriori risorse necessarie: mi porteranno la lista della spesa e la esamineremo insieme. Ma dobbiamo avvicinare sempre più le condizioni e il livello dei nostri ospedali a quello delle strutture private. Il concetto è semplice: avere cura dei nostri opedali come ne abbiamo per la nostra casa”. 

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