DIRITTI & ROVESCI

Migliaia di innocenti arrestati: i magistrati non pagano mai

Costa presenta il conto. In 5 anni sono state risarcite dallo Stato ben 4.368 persone finite ingiustamente in custodia cautelare, per una somma complessiva di 193.547.821. Praticamente nessuna conseguenza per le toghe. Una stretta sull'uso del trojan

Nei giorni scorso un suo ordine del giorno che impegna il Governo alla “rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare, con particolare riferimento alle esigenze cautelari” è stato approvato dalla Camera e oggi a supportare ancor più l’esigenza di riformare un istituto spesso abusato, diventato in molte occasioni strumento arbitrario in mano ai pm, il cui eccessivo ricorso sarebbe una delle concause del sovraffollamento in carcere, Enrico Costa snocciola una serie di dati relativi alle sanzioni disciplinari inflitte ai magistrati che arrestano ingiustamente. “Sono comminate nello 0,2% degli errori. Praticamente mai. Ed una delle ragioni è l’assoluta inerzia di chi dovrebbe far partire le azioni disciplinari: ministero della Giustizia e Pg della Cassazione. Su questo occorre intervenire normativamente”, spiega il deputato di Azione invitando a “leggere la relazione del Ministero della Giustizia sulle misure cautelari e sull’ingiusta detenzione da cui emerge la totale impunità per chi toglie ingiustamente la libertà ad una persona”. Una lettura che non può lasciare indifferente chiunque ha ancora a cuore l’amministrazione della giustizia nel nostro Paese: “Viene alla luce – sottolinea – un quadro sconfortante. Prendiamo gli ultimi anni, dal 2018 al 2023: sono state risarcite dallo Stato ben 4.368 persone ingiustamente arrestate, per una somma complessiva di 193.547.821. Tanti errori, quindi. Ma paga solo lo Stato perché di fronte a questi numeri, dal 2017 al 2023 sono state avviate 87 azioni disciplinari con il seguente esito: 44 non doversi procedere, 27 assoluzioni, 8 censure, 1 trasferimento, 7 ancora in corso. Le sanzioni sono solo nello 0,2% dei casi di ingiusta detenzione. I magistrati, quindi, non pagano praticamente mai sul piano disciplinare”.

Cosa ha fatto il Governo? “Di azioni disciplinari su casi di ingiusta detenzione ne sono state avviate dal Ministero della Giustizia 1 (una) nel 2022 e 3 (tre) nel 2023 (anni in cui complessivamente si sono pagati oltre 50 milioni di euro di riparazioni per ingiusta detenzione). Praticamente nulla. Questa – osserva ancora l’ex viceguardasigilli – è una conseguenza di aver messo l’ispettorato del Ministero della Giustizia nelle mani dei magistrati fuori ruolo. A questo si aggiunga che il 95% delle segnalazioni disciplinari al Pg della Cassazione è archiviato de plano e che il Ministero della Giustizia non si oppone mai a queste decisioni”. Infine, la chiosa: nello stesso periodo le valutazioni di professionalità dei magistrati sono state “positive” in oltre il 99% dei casi, conclude.

Ma nell’estate garantista di Costa c’è in caldo anche un intervento per regolamentare le intercettazioni, altro mezzo di indagine di cui le Procure hanno fanno uso massiccio e in alcuni casi in violazione di norme e leggi. Hanno fatto scalpore a Torino le 24mila telefonate registrate in tre anni dell’imprenditore Giulio Muttoni e le 500 intercettazioni a carico di Stefano Esposito, all’epoca dei fatti senatore, “grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile”. Della procedura disciplinare che si è aperta al Csm sul pm titolare dell’inchiesta, Gianfranco Colace, non si hanno più notizie. “Ho già pronta una proposta di legge che presenterò a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, per disciplinare l’uso del Trojan”, il sistema di captazione considerato “eccessivamente invasivo” rispetto a quello delle normali intercettazioni. “Non si può applicare infatti la normativa che c’è sulle intercettazioni ad un mezzo di captazione come il Trojan – osserva Costa – serve una normativa apposita visto l’invadenza del mezzo”. E l’evoluzione delle tecniche. “Tempo fa – ricorda – avevo presentato un ordine del giorno al provvedimento per la cybersicurezza che era stato approvato. E che impegnava il governo proprio a prevedere una disciplina ad hoc per questo strumento che non si limita ad ascoltare, ma anche a vedere e, una volta entrato in casa, la tua intera vita viene messa sotto la lente d’ingrandimento”.

Tra le misure che Costa intende proporre, ci sono quella di prevedere l’utilizzo del Trojan solo per “reati gravissimi” e quella che “devono essere imposti dei limiti”, “cioè si deve far fermare sull’uscio di casa, impedendogli di venire a spiare sino in camera da letto”. Al momento, in Parlamento, oltre ai provvedimenti del governo, ci sono tre proposte di legge di iniziativa parlamentare di riforma del sistema delle intercettazioni. Uno è il ddl messo a punto dal capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia del Senato, Pierantonio Zanettin, che è stato approvato a Palazzo Madama e ora deve venire esaminato alla Camera e riguarda per lo più il sequestro di mezzi informatici come il cellulare e il pc. Un altro è del senatore del M5s ed ex pm Roberto Scarpinato e un altro ancora ha come primo firmatario Tommaso Antonio Calderone (FI). L’obiettivo è fare in modo che le intercettazioni indirette debbano sempre essere valutate unitamente agli altri elementi di prova che ne confermano l’attendibilità. E che per l’ufficiale o l’agente di polizia giudiziaria che ometta di trascrivere le parti delle conversazioni captate o intercettate “evidentemente favorevoli al reo” si possa prefigurare il delitto di “Frode processuale in processo penale e depistaggio”.

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