SACRO & PROFANO

Chiesa, "democratura" boariniana

Il blocco clericale oggi egemone in Piemonte si distingue oltre che per l’idiosincrasia nei confronti della Tradizione, anche per l'avversione verso quei laici che guardano al sacerdote come alter Christus. Il misterioso "gruppo dei 30" alla corte di Francesco

Il primo “boariniano” doc a diventare vescovo nel 2018 è stato monsignor Marco Prastaro, nominato ad Asti, dove si distingue, oltre che per la sua caustica bontà per l’idiosincrasia nei confronti di tutto quanto richiami la Tradizione. Egli è infatti particolarmente guardingo, insieme alle suore consigliere della Virgo plus quam potens, nello sventare il pericolo che in qualche suo prete alligni il morbo dell’«indietrismo»: solo gli “avanzatisti” sono ammessi. In un famoso video del 2019, Sua Eccellenza metteva in guardia, trattando del clericalismo, contro i più temibili avversari della Chiesa, quei preti «pizzi e merletti» – che meritano sempre di essere bastonati – ma anche contro quei laici che pensano ancora – poveretti! – al sacerdote come alter Christus, ipse Christus, mentre invece egli non è che un battezzato come gli altri, magari con qualche studio in più. Formidabile poi era l’accenno a quel suo confratello torinese, definito «il mago della pastorale», al quale egli si rivolge per qualsiasi problema e che, secondo alcuni, avrebbe definito la Chiesa una «democrazia guidata», guidata però da lui. I più maliziosi avevano scorto nel ritrattino di monsignor vescovo le sembianze di quello che è uno dei membri più autorevoli e influenti dell’inner circle boariniano: l’inamovibile e immarcescibile don Paolo Resegotti, parroco ad vitam della “quasi diocesi” nullius di Grugliasco. Non lo sapremo mai, ma è certo che, come al venerando monsignor Guido Fiandino nessuno domanderà mai le dimissioni da parroco della Crocetta, anche al “papa re” di Grugliasco nessuno chiederà mai di cambiare parrocchia. Salvo che per la sua libera e insindacabile iniziativa. O Synodus o mores!

***

Il leader della Chiesa progressista americana e pupillo del papa, il cardinale Blase Joseph Cupich, è intervenuto alla Convention dei democratici americani di Chicago, diocesi di cui il prelato è arcivescovo, che ha incoronato Kamala Harris e dove, a poca distanza, una clinica mobile, messasi a disposizione in occasione dell’evento, praticava aborti farmacologici e vasectomie gratis. Nel suo intervento, il porporato non ha ovviamente fatto alcun cenno al fatto e nemmeno si è curato di avanzare almeno una timida perorazione in difesa del diritto alla vita. Peraltro, con la croce pettorale nel taschino, non ha mai menzionato Cristo nemmeno una volta. Come quasi tutti i vescovi progressisti americani Cupich è stato molto vicino all’ex potente cardinale Theodore Edgar McCarrick, ex arcivescovo di Washington, ridotto nel 2019 allo stato laicale dopo essere stato incriminato per abusi sessuali anche su minori. Monsignor Cupich è stato presidente del comitato dei vescovi statunitensi per la protezione dei bambini e dei giovani dal 2008 al 2011 proprio negli anni in cui Benedetto XVI, a seguito delle accuse di comportamenti immorali, ordinava a McCarrick di astenersi dall’attività pubblica e di ritirarsi in preghiera. Nel 2016, quando le imposizioni vaticane furono inspiegabilmente rimosse, McCarrick ricevette un premio direttamente dalle mani di Cupich che elogiò il predatore sessuale lodando «il suo modo unico di lasciare i segno nella Chiesa» e, a prova della consuetudine che li legava, raccontò: «Ovunque vada in giro per il mondo, la gente mi chiede sempre: “Come sta il cardinale McCarrick?”».

***

A proposito di elogi, circola voce in Vaticano, che il papa abbia come consiglieri un misterioso gruppo di vescovi denominato il gruppo «dei 30» e che fra questi vi sia monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, che fu pubblicamente e sperticatamente esaltato da Francesco nel novembre del 2023: «Bravo questo vescovo, bravo, è stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo. È un bravo vescovo». Qualche mese dopo, il 5 marzo 2024, venivano pubblicate le motivazioni della sentenza che condannava a 4 anni e 6 mesi il sacerdote don Giuseppe Rugolo, del clero di Piazza Armerina, per violenza sessuale ex art. 609 bis e quater del Codice penale (quindi su minori di 16 anni) e tentata violenza sessuale, con interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e interdizione perpetua dall’insegnamento in ogni ordine e grado. In dette motivazioni, si metteva in evidenza il comportamento della diocesi, ritenuta responsabile civile e obbligata in solido con il sacerdote del risarcimento delle parti civili, con queste precise parole: «La Curia, nella persona del vescovo (Rosario Gisana ndr) ometteva con ogni evidenza qualsivoglia seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori nonostante la titolarità di puntuali poteri /doveri conferiti nell’ambito della rivestita funzione di tutela dei fedeli, facilitando l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione». In una intercettazione, pubblicata integralmente dai giornali, il vescovo ammette il suo coinvolgimento: «Il problema è anche mio perché io ho insabbiato questa storia... eh vabbè, pazienza, vedremo come poterne uscire!». Precedentemente, il vescovo aveva offerto 25mila euro della Caritas alla famiglia della vittima come «borsa di studio» in cambio di una clausola di riservatezza e silenzio della vittima che però rifiutò l’offerta.  Al di là della penosa vicenda, sarebbe interessante sapere se il fantomatico «gruppo dei 30» esiste veramente o è una invenzione dei circoli clericali, come operi e quali siano i suoi fini. Dopo la scoperta della Mafia di San Gallo non ci sarebbe nulla di cui stupirsi.

***

Traditores Custodes

Ritornando al cardinale Cupich, egli è, conseguentemente, uno dei più accaniti avversari della liturgia antica e della Messa in latino avendo, da quando è arcivescovo di Chicago, soppresso varie Messe e posto alle poche celebrazioni residue numerose e vessatorie limitazioni. Ma mentre i liturgisti italiani stanno partecipando a Modena al loro annuale appuntamento trattando l’impegnativo tema: Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. Popolo di Dio e ars celebrandi. Il frutto delle labbra che confessa il suo nome (Eb 13.15), stanno facendo il giro del web le immagini che ritraggono l’Eminentissimo cardinale Sebastian Francis, vescovo di Penang (Malaysia) il quale, pur affatto infermo, celebra la Messa seduto come ad un banchetto dove le ampolline dell’acque e del vino sembrano quelle dell’olio e dell’aceto, senza nemmeno indossare il camice e avendo come altare un tavolo in plastica stile campeggio. Come qualcuno ha osservato «dalla Chiesa in uscita alla Chiesa seduta».

print_icon