SANITÀ

Infermieri, calano gli iscritti ai corsi.
In Piemonte più posti che domande 

Negli ultimi dieci anni all'aumento dell'offerta formativa non è corrisposta la crescita delle domande. Paradossale con il bisogno che c'è negli ospedali. Coppolella (Nursind): "La Regione faccia come Veneto e Valle D'Aosta e metta in atto iniziative attrattive"

Ne serviranno sempre di più, ma potrebbero essere sempre di meno. Sembra disegnato a rovescio il grafico che incontra la domanda crescente di infermieri con l’approccio alla professione che negli ultimi anni va segnando un allarmante calo. In Italia nel giro i dieci anni le domande di iscrizione ai corsi di laurea per infermieri si sono praticamente dimezzate rispetto ai posti disponibili nelle università. Nel 2014 a fronte i 16mila posti le domande erano state poco meno di 19mila. Nell’anno in corso l’offerta complessiva degli atenei è di 20.174 posti, ma le domande sono di pochissimo superiori, fermandosi a 21.250. Il raffronto è ancora più eclatante se si va ulteriormente indietro del tempo, fino a 2010 anno in cui ci furono 46.281 domande per soli 16.679 posti.

Peggio ancora, rispetto ai dati riferiti a tutto il territorio nazionale, va in Piemonte dove addirittura si arriva ad avere meno domande che posti offerti per i corsi. Complessivamente, in base ai dati raccolti dal sindacato di categoria Nursind, ci sono 1175 posti disponibili per infermieristica ma le domande per la partecipazione ai test di ingresso sono 1052. Ben 123 in meno. Tutte le sedi fanno segnare il segno meno, tranne l’Asl Città di Torino e la Citta della Salute che compensano solo in minima parte la forbice tra fabbisogno e domande.

“Pur considerando che tutti i candidati si presentino alle prove di ammissione e che tutti riescano a superarle, ad aggravare la prospettiva – avverte Francesco Coppolella, segretario regionale di Nursind – è la percentuale abbastanza consolidata di coloro che lasceranno durante il percorso di studi, specie durante il primo anno che rappresentano un altro buon 10 dieci per cento”.

Pur dovendosi interrogare su quali siano le ragioni della diminuita attrattività di una percorso professionale che oggi e nel futuro non contempla scarsità di richiesta, resta la gravità del fenomeno e le inevitabili ricadute sul sistema sanitario. Un aspetto su cui il sindacato non manca di fare riflessioni e ipotizzare scenari. “Di questi aspiranti infermieri che porteranno a termine il percorso di studi, quanti sceglieranno di lavorare nel servizio sanitari pubblico e quanti invece la sanità privata, allettati da condizioni di lavoro migliori e maggior guadagni?  Quanti decideranno – si chiede Nursind – di restare in Piemonte o sceglieranno altre regioni Italiane che stanno investendo sull’aumento dei salari e delle politiche di welfare, come accade in Val d’Aosta e Veneto, oppure decideranno addirittura di andare all’estero dove i salari e le condizioni sono decisamente migliori?”.

Domande per le cui risposte occorrerà aspettare qualche anno, ma nel frattempo tocca assistere all’aumento di un’altra domanda che continua a non ricevere risposte esaustive, ovvero quella degli ospedali che necessitano sempre più di infermieri senza trovarne a sufficienza. Osservato che in alcuni casi vi è una sorta di freno da parte dei vertici delle Asl nel procedere con le assunzioni per questioni di bilancio, il problema resta in tutta la sua gravità e con una prospettiva che non fornisce rassicurazioni per il futuro.

“Una cosa è certa, nella nostra regione, il numero di uscite per pensionamenti o dimissioni precoci, sarà decisamente maggiore del numero di entrate – osserva Coppolella –. Avremo molti meno infermieri e questo non potrà non avere una ricaduta sui servizi. Di fronte a questo dato di fatto, oggi ancora non si sta facendo nulla”. Il sindacalista ricorda che “la Valle d’Aosta ha incrementato gli stipendi di 300 euro attraverso una indennità di attrattività, il Veneto ha stanziato 150 milioni di euro per l’incremento dei salari, e la Lombardia offre case a prezzi calmierati”. Di fronte a queste iniziative per attrarre gli infermieri che occorrono, “il Piemonte cosa fa?”. 

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