PALAZZI ROMANI

Da Sangiuliano a Nostra Signora dell'Arte. Voci su Sandretto ministro della Cultura

Dopo gli ultimi sviluppi del feuilleton, nessuno più esclude le dimissioni dell'attuale inquilino del Collegio Romano. Accanto alle note ipotesi di Giuli e Buttafuoco oggi spunta a sorpresa il nome della collezionista torinese. Con relazioni bipartisan

Ormai anche nel centrodestra nessuno più esclude le dimissioni. L’intervista rilasciata da Maria Rosaria Boccia potrebbe far precipitare la situazione già nelle prossime ore e costringere Gennaro Sangiuliano al fatidico “passo indietro”, peraltro suggerito da alcuni giornali di centrodestra. Le polemiche che lo inseguono da giorni e soprattutto le nuove rivelazioni continuano ad incombere sul futuro del ministro, chiaramente in bilico. Le sue vicende, scandite dalle martellanti storie Instagram e dalla prima intervista della “pompeiana esperta” hanno irritato non poco Giorgia Meloni, ma tutto il governo resta col fiato sospeso.

La linea ufficiale del partito di maggioranza, dettata dalla stessa premier nella prima e unica dichiarazione sul tema, è che Sangiuliano può restare al suo posto intanto che restano solide le sue due verità: che Boccia non ha avuto accesso a documenti riservati, in particolare sul G7 cultura, e che per lei non siano stati spesi soldi pubblici. Se tutto ciò è confermato, il caso rimane “gossip” e non inciderà sull’assetto di governo, altrimenti l’addio sarebbe praticamente immediato. E quella sorta di fiducia a tempo accordata dall’inquilina di Palazzo Chigi fino al summit del 19-21 settembre a Napoli verrebbe immediatamente meno.

Intanto, nel gelido silenzio che ha circondato il responsabile dei Beni Culturali anche all’interno di FdI, non è sempre facile orientarsi: c’è chi non parla per non infierire su un caso definito “personale” ed “umano”, chi perché è in imbarazzo, chi perché non vuole indisporre la presidente del Consiglio, alle prese con una decisione quanto meno complicata. Nel partito serpeggia agitazione e sconcerto e più di uno prevede che Sangiuliano non reggerà ancora per molto. “Non ci scommetterei a lungo termine – afferma un parlamentare meloniano a microfoni spenti –, ma o si dimette subito o a questo punto resta”. “A Meloni non piace farsi dare la linea dai giornali, per ora è gossip, poi se esce altro si vedrà...”, afferma un altro parlamentare. Ma qualcosa già si muove, e da giorni ormai: si starebbero esaminando profili per l’eventuale successione. Tra i papabili compaiono intellettuali di area come Alessandro Giuli, da quasi due anni presidente della Fondazione MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, e Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, cui nelle ultime ore si sarebbe aggiunto la torinese Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, fondatrice della omonima fondazione, presidente del Comitato delle Fondazioni Italiane Arte Contemporanea. Una scelta, quella di un ministro donna, che secondo il Giornale farebbe molto piacere a Meloni.

Erede di una famiglia di imprenditori del settore metalmeccanico, al tempo con simpatie a sinistra, e coniugata con Agostino Re Rebaudengo, discendente di una nobile schiatta astigiana da tempo attivo nelle energie rinnovabili, vicino al centrodestra che lo mise alla guida del Teatro Stabile, Patrizia, classe 1965, è da trent’anni una figura di spicco e non solo nel mondo del collezionismo: più volte e praticamente da ogni schieramento è stata corteggiata per una candidatura, da sindaco di Torino alla presidenza della Regione Piemonte, proposte a cui ha sempre opposto un cortese quanto fermo diniego.

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