FINANZA & POTERI

Crt "andrebbe commissariata", ma la farà (quasi) franca

Non ci sono dubbi: quello che è capitato nella fondazione torinese meriterebbe l'amministrazione straordinaria. Però al Mef preferiscono non aprire una guerra di sistema e non irritare Guzzetti geloso delle sue creature. A meno che la magistratura...

“Andrebbe commissariata, ci sono tutti i presupposti”, ma difficilmente sarà questo il provvedimento che il Ministero dell’Economia adotterà per la Fondazione Crt. In assenza di un pronunciamento ufficiale dell’organo di vigilanza – che verrà comunicato, come fatto trapelare, non in tempi rapidi – ci si deve affidare agli spifferi interni al palazzo di via XX Settembre. Del resto, la vicenda torinese è stata al centro di numerosi colloqui, per quanto informali e riservati, con numerosi esponenti delle istituzioni e persino argomento di discussione ai tavoli della Fassoneria, locale d’elezione per la pausa pranzo di voraci funzionari del Tesoro amanti della bistecca piemontese.

Quanti hanno avuto modo di interloquire, per le più disparate ragioni, con i vertici politici e amministrativi del ministero ne hanno ricavato impressioni pressoché collimanti: un giudizio severo sull’operato dell’ente nel suo ultimo anno di attività, accompagnato da una malcelata irritazione per la gestione dello “stato di crisi” ritenuta non del tutto adeguata e in più viziata da alcuni passi falsi e da troppe fughe di notizie. Al vaglio non ci sono solo le prescrizioni successive all’ispezione, a cui Palazzo Perrone ha risposto nei tempi stabiliti adeguando statuto e regolamenti secondo le indicazioni ricevute, ma sarebbero anche gli assetti attuali a destare più di una perplessità al Mef. La sensazione, detta brutalmente, è che la new age guidata dalla giurista ciellina Anna Maria Poggi non abbia segnato in modo netto quella cesura auspicata con il recente passato, a partire da una serie di intrecci professionali e personali tra consiglieri in carica, situazioni ben note a chi padroneggia il dossier. E che, questo il timore, potrebbero portare a nuovi e imprevedibili sviluppi nell’inchiesta avviata dalla Procura di Torino. Da qui i piedi di piombo con i quali si muovono Giancarlo Giorgetti e il direttore Marcello Sala che tutto vogliono eccetto quello di prendere una decisione che venga “superata” di lì a poco dalla magistratura.

Una cosa è certa a non volere il commissariamento sono anzitutto le Fondazioni che, in una sorta di difesa corporativa, vedono un eventuale intervento ministeriale intaccare la loro autonomia. In nome della difesa dalle ingerenze della politica gli enti – pur con modalità diverse – hanno dato origine a organismi autoreferenziali di cui la Crt è forse il caso più eclatante. Contrario alla misura commissariale è Giuseppe Guzzetti, il vegliardo patriarca della finanza bianca considerato padre delle fondazioni, ancora molto influente, non ultimo sullo stesso Sala che considera una sua “creatura”. Rumors romani riferiscono che l’opinione di Guzzetti si è fatta sentire, eccome, in via XX Settembre. Probabile, quindi, al netto della questione giudiziaria, che il Mef correderà la risposta con ulteriori raccomandazioni, accontentandosi di attendere la naturale decadenza del Cd, fissata per l’inizio della primavera prossima.

Al momento, sono 10 gli indagati accusati di “interferenze illecite sull’assemblea” per il presunto “patto occulto”, tra consiglieri di Indirizzo in carica ed ex (Corrado Bonadeo, Paolo Garbarino, Gianluca Gaidano, Michele Rosboch, Elisabetta Mazzola, Davide Franco, Alice Colombo) e consiglieri di Amministrazione (Antonello Monti e Caterina Bima). Mentre con l’accusa di corruzione tra privati è sotto indagine, in un secondo filone sempre condotto dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Elisa Bergamasco e Paolo Del Grosso, l’ex presidente della fondazione, Fabrizio Palenzona.

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