SANITÀ

Sanità, servono 2 miliardi in più. Schillaci batte cassa a Giorgetti

Trattative fra ministero della Salute e Mef per aumentare il fondo nazionale 2025. Riflettori delle Regioni sulla manovra. Per il Piemonte si tratterebbe di alcune centinai di milioni aggiuntivi. Gran parte delle risorse destinate al buco nero della liste d'attesa

Uno batte cassa, l’altro tiene il braccino sempre più corto. Difficile, quindi, prevedere se la spunterà il ministro della Salute Orazio Schillaci “strappando” un paio di preziosissimi miliardi in più per la sanità nella manovra al collega del Mef Giancarlo Giorgetti, oppure prevarrà la linea proverbialmente cauta di quest’ultimo. 

Ovviamente, cifre nero su bianco ancora non ce ne sono, ma negli ambienti vicini al dicastero della Salute pare respirarsi un cauto ottimismo da quella che viene descritta come una fattiva interlocuzione tra i due ministri e che potrebbe, quindi, portare a un incremento importante del fondo sanitario per il 2025. L’apparente resistenza o, comunque, l’attenzione a non sbilanciarsi anzitempo da parte del leghista titolare dell’Economia non ha alcuna ragione politica, piuttosto rimanda alla situazione che lo stesso Giorgetti va da tempo rammentando con esplicito riferimento agli assai scarsi margini di manovra. Se si riusciranno a trovare, cosa che non si esclude affatto, allora l’iniezione di ulteriori risorse per il sistema sanitario sarà un punto sul quale il Governo potrà rivendicare la sua azione, rispondendo anche alle mai sopite critiche delle opposizioni circa la scarsità di finanziamenti del settore.

La cifra di cui si sta ragionando, come detto, è di circa due miliardi che aggiunti a quelli stanziati nell’ultima manovra porterebbero il fondo nazionale a raggiungere, nel prossimo anno, i 137 miliardi. Una partita quella in corso tra il ministero della Salute e quello dell’Economia che vede, naturalmente, la massima attenzione e altrettante speranze nelle Regioni che dal fondo nazionale e successivo riparto traggono i soldi necessari a far funzionare i loro sistemi sanitari.

Nel caso del Piemonte si tratterebbe di qualche centinaio di milioni, necessari come l’ossigeno per una sanità che certo non naviga nell’oro, tantomeno può contare al contrario di altre come Veneto e Lombardia su cospicui tesoretti, giacché lo stesso provvidenziale incremento di 315 milioni del riparto 2024, unito ad altri introiti minori, di fatto è già destinato a coprire, almeno in parte, quel disavanzo dei bilanci delle Asl che avrebbe rischiato di riportare la sanità regionale in piano di rientro.

Nelle intenzioni di Schillaci almeno uno dei due miliardi che dovrebbero aumentare il fondo 2025 sarebbe destinato alla riduzione delle liste d’attesa, obiettivo ancora lontano dall’essere raggiunto e per il quale si continuano a impiegare risorse finanziarie che sembrano non bastare mai. 

Così mentre l’annunciata ulteriore stretta sul ricorso ai medici gettonisti non sembra affatto essersi tradotta in pratica con gli effetti auspicati e lo stesso impiego dei giovani medici specializzandi, come abbiamo scritto ancora ieri, resta complicato e ostacolato, nei progetti del ministro si punta ad assumere circa 10mila medici e un numero doppio di infermieri, sempre ammesso di trovarli continuando a lasciare sostanzialmente campo libero alle cooperative in grado di offrire paghe assai più allettanti. 

Le ulteriori risorse dovrebbero anche servire a coprire l’attesa eliminazione dei tetti di spesa per le Regioni sempre riguardo al personale sanitario, per il quale sono inoltre previste detassazioni di alcune indennità e che, giocoforza, dovranno trovare la necessaria copertura.

Interventi e misure che, insieme alle ristrettezze con cui quasi tutte le Regioni devono fare i conti,  lasciano ben comprendere come quei due miliardi in più siano più che necessari. Resta da vedere se l’interlocuzione con Giorgetti e soprattutto i conti su cui gravano le strette misure imposte dall’Unione Europea all’Italia, darà l’esito atteso dal ministro della Salute, il quale pare intenzionato a utilizzare parte delle risorse anche per aggiornare i Drg, ovvero le tariffe che le Regioni pagano alle aziende ospedaliere, così come alle strutture private accreditate. Insomma, non appare certo un problema il dove mettere quei soldi in più, semmai lo è, per ora, avere la conferma di trovarli in cassa il prossimo anno. 

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