La Super Asl del Piemonte ricomincia da Zero
Stefano Rizzi 07:00 Sabato 14 Settembre 2024Entro novembre l'azienda si trasferirà al grattacielo, nello stesso piano dell'assessore. "Scelta volta ad accentuare l'integrazione nel sistema e per risparmiare". Perché non in locali vicini alla direzione della sanità? Restano i nodi sulla catena di comando e i ruoli
Nell’attesa di cambiare passo, sperando trovi finalmente quello giusto, l’Azienda Sanitaria Zero cambia sede. Come peraltro anticipato nelle scorse settimane dallo Spiffero, la Super Asl istituita della scorsa legislatura per volontà dell’allora assessore alla Sanità, il leghista Luigi Icardi, organizzata e avviata dal commissario Carlo Picco e dallo scorso gennaio diretta da Adriano Leli, trasloca nel grattacielo della Regione Piemonte.
Mentre Giorgia Meloni fa allontanare i poliziotti dal suo ufficio a Palazzo Chigi preferrendo avere vicino solo la sua fidata scorta, l’assessore piemontese del suo partito porta al suo stesso piano, il 24°, un importante apparato della sanità, fino ad oggi alloggiato in altro loco. “La mia intenzione è di completare il trasferimento entro novembre” spiega l’assessore Federico Riboldi confermando la decisione, formalmente assunta, di spostare i circa settanta dipendenti oggi ospitati nei locali dell’Asl Città di Torino e di “avere il direttore Leli con la sua struttura nello stesso piano dove c’è il mio ufficio e quelli dell’assessorato”.
Non, dunque, come si poteva supporre in coabitazione con la direzione della Sanità retta da Antonino Sottile, bensì fianco a fianco con l’assessore e il suo staff. Scelta dettata a questioni di spazio o da altro? Certo il titolare della delega di maggior peso all’interno della giunta di Alberto Cirio non nasconde affatto, anzi lo rivendica, che l’accorpamento di Azienda Zero nella sede della Regione rappresenti “un passaggio concreto verso la piena integrazione, anche fisica, di questa struttura con l’assessorato evitando doppioni e sovrapposizioni”.
Un rischio che, oggettivamente, si è intravvisto in alcune situazioni in cui la catena di comando della sanità piemontese ha mostrato qualche attorcigliamento. Basterebbe citare la recente questione degli algoritmi per gli infermieri a bordo delle ambulanze del 118, il congelamento disposto dallo stesso Riboldi dopo le rimostranze dei sindacati e degli Ordini dei medici verso la decisione sottoscritta da Leli e le successive interpretazioni diramate ancora da Azienda Zero, senza che ad oggi la questione si sia chiarita, tantomeno risolta. Altri inciampi come quello sul concorso per infermieri su cui ancora pende un ricorso al Tar non hanno giovato all’immagine della Super Asl e della sua guida, visto anche il ritardo rispetto agli annunci delle gare per il nuovo Cup, ritardo poi ulteriormente motivato, o “giustificato” con la decisione di Riboldi di inserire nel nuovo sistema l’intelligenza artificiale.
Insomma, a dispetto della caterva di competenze attribuite, e delle premesse della fase di rodaggio non è che l’ultima creatura del sistema sanitario piemontese abbia, per così dire, brillato. Tantomeno mai è stato fugato del tutto il dubbio di trovarsi, prima o poi, di fronte a una direzione regione “ombra”, con quella confusione o sovrapposizione che oggi l’assessore spiega di voler evitare.
In realtà basterebbe un semplice schema, nei fatti e nelle carte, già oggi evidenzia come Azienda Zero dipenda in linea gerarchica proprio dalla direzione regionale e la sua stessa struttura apicale ricalchi esattamente quella di qualsiasi altra azienda sanitaria.
Sarà così anche in futuro? “La catena di comando resta ben definita”, conferma l’assessore, il quale non nasconde la necessità di vedere “Azienda Zero a funzionare a pieno come azienda strumentale, insieme a un altro aspetto importante che questo trasloco implica, ovvero evitare il più possibile di disperdere e parcellizzare le sedi delle strutture sanitarie. Più si sparpaglia, più si spendono soldi e questo deve valere anche per le Asl”.
Compiuta la scelta del trasloco, resterà una questione decisamente meno semplice rispetto a spostare un bel po’ di scatoloni e attrezzare i locali nel grattacielo. A parte i potenziali rischi di confusione tra le competenze che Riboldi esclude, così come la citata catena gerarchica pure quella confermata dall’assessore, oltre che dalle norme regionali, sulla Super Asl fin dalla sua istituzione aleggiano dubbi e perplessità non certo del tutto fugati dal percorso compiuto fino ad oggi.
Nata sulla falsariga del modello del Veneto, ma non notevoli differenze, da un lato appare proprio come un’Asl con accresciute competenze e sovraordinata alle stesse aziende, ma con una struttura apicale che le ricalca in toto, con un direttore generale, uno amministrativo e uno sanitario attinti dagli stessi elenchi e con gli stessi requisiti di qualunque altra Asl. Tanto da far riflettere lo stesso assessore, in una prospettiva non certo immediata, sulla possibilità di rivederne alcune aspetti.
Per ora la Super Asl cambia sede, acquartierandosi vicini agli uffici dell’assessore. Si vedrà se questa “vicinanza” porterà anche al cambio di passo, possibilmente evitandone di falsi.