ECONOMIA DOMESTICA

"Stiamo regalando l'auto alla Cina". Orsini fa il patriota davanti a Meloni

Green deal sì ma "realistico" e "senza deindustrializzazione". Nella sua prima assemblea il nuovo capo di Confindustria mette in guardia contro l'invasione cinese e la transizione elettrica. Assist al Governo sul Ponte sullo stretto e conti pubblici

La svolta elettrica rischia di mandare fuori strda la produzione nazionale e provocare la deindustrializzazione dell’Europa, regalando uno dei mercati strategici alla Cina. Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini si erge a difesa dell’auto italiana nella sua prima uscita ufficiale, criticando i rischi di una svolta ambientale che lasci l’Europa senza industria. "La storia e il mercato europeo dell'auto elettrica che stiamo regalando alla Cina parlano da soli!”, ha esclamato Orsini, che lancia l’allarme: “La filiera italiana dell'automotive è in grave difficoltà, depauperata del proprio futuro dopo aver dato vita alle auto più belle del mondo e investito risorse enormi per l'abbattimento delle emissioni".

Ma c’è anche, nei giorni in cui Ursula Von der Leyen ultima la commissione del suo secondo mandato e si definiscono i nuovi equilibri, una critica complessiva al Green deal che “è impregnato di troppi errori che hanno messo e mettono a rischio l'industria''. ''Noi riteniamo che questo non sia l'obiettivo di nessuno. La decarbonizzazione inseguita anche al prezzo della deindustrializzazione è una debacle”, aggiunge Orsini che chiede di rallentare: “L'industria, italiana ed europea, difenderà con determinazione la neutralità tecnologica, chiedendo un'applicazione più realistica e graduale del Green Deal”. Orsini contesta anche la disciplina degli Ets, il mercato europeo delle emissioni di CO2, che deve essere "essere assolutamente cambiata". Il rischio è perdere settori strategici: "Continuando così regaleremo ai nostri competitor internazionali, come sta avvenendo per l'automotive, anche l'acciaio, il cemento, la metallurgia, la ceramica, la carta. Con ricadute negative sugli investimenti, sulla crescita e sull'occupazione".

Un parterre de roi all'Auditorium Parco della Musica di Roma per la prima assemblea dell’era Orsini. Oltre alla premier Giorgia Meloni e i due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, c’è anche la segretaria del Pd Elly Schlein, il leader di Azione Carlo Calenda e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. In prima fila a cantare l’inno ci sono i ministri patrioti Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso, ma anche il collega alla Giustizia Carlo Nordio. Il presidente di Confindustria che tende la mano alle sigle: ''Noi e i sindacati abbiamo tanto da fare insieme, e noi siamo pronti ad avviare un confronto. Su una questione ci siamo ripromessi da subito di fare tutto quello che è in nostro potere per contenerla, ridurla, abbatterla. Ed è mia ferma convinzione andare fino in fondo. Parlo degli infortuni sul lavoro, una catena tragica di vite spezzate, di persone strappate alle proprie famiglie, ai propri affetti mentre lavoravano per dare loro una prospettiva migliore”. Ma apre anche sulla contrattazione: “Noi difendiamo il principio che il salario, in tutte le sue componenti, si stabilisca nei contratti, nazionali e aziendali, trattando con il sindacato”

La linea Orsini non è di certo ostile alle mosse del Governo. A cominciare da quella forse più discussa: "La connessione del Ponte sullo Stretto ad un adeguato sistema ferroviario e stradale è imprescindibile: bisogna dar seguito a tutti gli investimenti che sono stati previsti", frase subito definita coraggiosa da Salvini. Ma il numero 1 di Confindustria approva anche la scelta conservativa dei conti pubblici del Governo, che è stata fatta intendere a più riprese intendere dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Siamo alle porte della stesura della Legge di Bilancio e, come capita ogni anno, fioccano ipotesi, timori e speranze. Diamo atto al Governo di voler tenere la barra dritta sui conti pubblici, e di questo lo ringraziamo. Entro novembre, gli Stati membri dell'Unione Europea dovranno presentare un piano fiscale strutturale di medio termine. Ci aspettiamo che il nostro Piano Strutturale di Bilancio includa quelle riforme e quegli investimenti che sono assolutamente necessari. Bisogna prevedere serie politiche industriali e rilevanti incentivi agli investimenti, la risposta al post Pnrr. Si tratta di una questione per noi estremamente importante: dobbiamo pensare ora a come proseguire con gli investimenti, come la spinta che ci deve dare Industria 5.0. Altrimenti rischiamo lo stallo o, addirittura, un passo indietro".

Ma oltre a rischi e problemi, Orsini guarda al positivo esaltando i buoni risultati dei prodotti italiani nel mondo: "La nostra quota di export aumenta ancora in questo difficile 2024: dopo aver superato nel primo trimestre la Corea del Sud, nel secondo ci siamo lasciati alle spalle ance il Giappone, diventando il quarto Paese esportatore del mondo". "Chiunque - ha commentato Orsini - avesse predetto un successo simile, avrebbe suscitato incredulità. Invece è quello che sta avvenendo".

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