SANITÀ

Occhio digitale per le liste d'attesa. E il Piemonte aspetta il nuovo Cup

Il Governo vara la Piattaforma nazionale per raccogliere e monitorare i tempi di attesa di tutte le regioni. Ma nel Paese ancora grande è la confusione nei sistemi informatici e nelle procedure. Proroga per l'appalto delle prenotazioni nella sanità piemontese

Il rischio, di fronte alla decisione del Governo di realizzare la Piattaforma nazionale per le liste d’attesa, è quello di veder costruire la casa incominciando dal tetto. O, comunque, su fondamenta assai poco stabili. L’apprezzabile intento di convogliare a livello centrale tutti i dati di ogni regione relativi alle prenotazioni delle prestazioni sanitarie, comprese quelle fornite dalle strutture private accreditate così come quelle in intramoenia, deve fare i conti con una situazione che definire complicata e confusa su tutto il territorio nazionale è poco.

Regioni che raccolgono i dati Asl per Asl e poi li aggregano, altre che non lo fanno, agende che spesso non sono condivise totalmente neppure all’interno dello stesso sistema sanitario regionale, ospedali in cui ancora non si applica la norma, reiterata di recente, che prevede l’erogazione della prestazione presso privati accreditati o da medici che operano in intramoenia qualora i tempi superino quelli indicati dalla prescrizione, insomma a fronte di uno scenario ancora fitto di problemi e gravi carenze, il calare dall’alto questo strumento, pur utile, appare un po’ paradossale. 

Forse sarebbe stato opportuno incominciare ad allineare tutti i sistemi tra le varie regioni e all’interno delle stesse e poi costruire quel contenitore che dovrà servire a tenere costantemente sotto controllo la situazione e indicare eventuali correttivi, caso per caso. Sta di fatto che proprio in questi giorni al ministero della Salute e all’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali cui sarà affidata la gestione della piattaforma, hanno concluso la preparazione del decreto attuativo in cui sono dettagliati passaggi e criteri per la realizzazione dello strumento di monitoraggio sui tempi di attesa. 

Nelle intenzioni, come si legge nel testo della bozza di decreto, c’è “il miglioramento dell'allocazione delle risorse e dell'efficienza operativa, riducendo i tempi di inattività. La condivisione di informazioni chiare e aggiornate sui tempi di attesa, favorendo la trasparenza e la fiducia dei pazienti nei confronti del sistema sanitario” e ancora “l’incremento delle performance del servizio sanitario pubblico e maggiore copertura nell'ambito territoriale oltre a governare la modulazione dei tempi di attesa in relazione alle classi di priorità”.

Una strada lastricata di buoni propositi lungo la quale, però, ci sono ancora troppi ostacoli che finiscono col ripercuotersi sui pazienti alle prese con tempi lunghi e risposte non sempre consequenziali a ciò che è contenuto nelle norme.  Certo ci vorrà del tempo prima di vedere all’opera la nuova piattaforma nazionale, tempo che i sistemi sanitari di ciascuna regione dovrebbero utilizzare per farsi trovare pronti. Un’eventualità che, ad oggi, appare assai remota. 

Basta guardare al Piemonte, non certo tra le regioni messe peggio, dove la tabella di marcia per arrivare a un nuovo ed efficiente Cup, il centro unico di prenotazione, ha già accumulato ritardi rispetto a troppo entusiastici annunci di pochi mesi fa, ma anche rispetto alla scadenza del contratto con la società fornitrice del servizio. Proprio a fine mese si concluderebbe l’appalto, che giocoforza vedrà una proroga. Bandita la gara per il personale del call center, resta ancora quella per il sowftare e per l’hardware, dove l’assessore alla Sanità Federico Riboldi intende introdurre l’intelligenza artificiale. Per non dire della condivisione delle agende che in alcune aziende sanitarie e ospedaliere non ha ancora raggiunto il necessario cento per cento.

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