IL BALLO DEL MATTONE

Nuovi ospedali, dal Ppp all'Inail. Dietrofront preparato da tempo 

A dispetto delle "valutazioni" su Cuneo e Alessandria, Riboldi aveva chiesto i 400 milioni in più al Governo. Il parere negativo degli advisor è nel grattacielo dal 30 maggio, ma tenuto ben coperto. In commissione la conferma di quanto rivelato dallo Spiffero

Meglio il gioco dell’oca che il passo. Epperò il ritorno alla casella di partenza per la costruzione dei nuovi ospedali di Cuneo e Alessandria non è per i Fratelli d’Italia, che hanno rivendicato e ottenuto la guida della sanità piemontese, quel che si dice il migliore degli avvii. La questione politica che pure esiste e facilmente potrà farsi ulteriormente sentire non solo nella normale schermaglia tra maggioranza e opposizione, ma anche all’interno dello stesso centrodestra, appare addirittura poca cosa rispetto alle conseguenze prodotte dal caos che, non da oggi ma non meno di prima, avvolge e stringe come le spire di un serpente l’edilizia sanitaria nella regione.

Ieri, audito in commissione Sanità, l’assessore Federico Riboldi ha confermato quelle che egli stesso ventiquattr’ore prima aveva definito “indiscrezioni giornalistiche”, ovvero la notizia data dallo Spiffero circa la retromarcia rispetto al partenariato pubblico-privato quale strumento per realizzare i futuri poli ospedalieri di Cuneo e Alessandria, con un ritorno all’ipotesi iniziale, poi accantonata, dell’affidamento all’Inail. Dall’istituto, attraverso un atteso decreto del governo, è previsto un incremento di 400 milioni del plafond a disposizione del Piemonte che a quel punto passerebbe da 1,65 miliardi a poco più che oltre i due. Soldi, tanti, in più che come spiega l’assessore, consentiranno di realizzare anche i due ospedali in questione con lo stesso sistema utilizzato per l’ospedale dell’Asl Città di Torino, quello dell’Asl TO5, dell’Asl To4, di Vercelli, e per quello di Saluzzo, Savigliano Fossano.

Un allargamento dei cordoni della borsa che lo stesso Riboldi rivendica, spiegando che “si tratta di una cifra richiesta dal Piemonte al Governo”. Ma in quella spiegazione di una trattativa che certo non è delle scorse ore, non si può non vedere una decisione – quella di abbandonare i Ppp per i due ospedali – di fatto già assunta da un po’ di tempo, seppure negata affrontando l’argomento solo dopo la pubblicazione della notizia su queste colonne. Del resto, come abbiamo scritto, il parere negativo degli advisor e dello stesso direttore generale dell’azienda ospedaliera cuneese Livio Tranchida, sul piano finanziario aggiornato con un rialzo del 25 per cento dal Gruppo Dogliani, è negli uffici della Regione dallo scorso 30 maggio. Mentre il dossier era tenuto debitamente coperto (per non creare problemi in campagna elettorale prima e per altre ragioni poi), così come la lettera di analogo tenore inviata dall’Agenas riguardo il futuro ospedale di Alessandria, pure per quello in essere la proposta di partenariato dello stesso gruppo cuneese, il neoassessore meloniano ha lavorato per, come dice lui, “coprirsi le spalle”.

Insomma, pur concedendo le classiche involuzioni dialettiche cui la politica non sa rinunciare, quella della attuale “valutazione” rispetto alle due procedure in essere non appare che una supercazzola, stavolta più che mai prematurata con scappellamento a destra. Un cambio di passo, anzi di direzione, legittimo. Semmai a lasciar perplessi e legittimare a sua volta, più di una domanda è quel silenzio sulla “bocciatura” del piano finanziario, mentre ci si premuniva di trovare i soldi in più per l’alternativa. “Proprio in questi giorni sono in corso le valutazioni finali, che si concluderanno in tempi brevi”, diceva appena tre giorni fa l’assessore, annunciando quel suo tour approntato in tutta fretta che lo vedra oggi prima a Cuneo e poi ad Alessandria, per dire ciò che ha già detto ieri in commissione a Palazzo Lascaris davanti alle opposizioni, ma anche al presidente della commissione stessa, ovvero il suo predecessore Luigi Icardi, l’ex titolare leghista della Sanità che dopo un inizio verso l’Inail, aveva deviato per i due ospedali sul Ppp. 

Riboldi sa che questa inversione di marcia può essere letta come una sorta di sconfessione di chi lo ha preceduto e per questo s’affretta a spiegare che con Icardi non c’è nessuno scontro, nessuna frizione. E tuttavia la questione politica all’interno della coalizione è cosa da mettere in conto, insieme a non poco altro che dalla politica va oltre, arrivando ai cittadini. I tempi, per dirne una. Ma davvero è credibile lo scenario di una tempistica rispettata di fronte a un percorso che è tutto da ricominciare? La gara per la progettazione, poi le autorizzazioni, le trafile e tutto questo senza tenere in considerazione l’eventualità di possibili strascichi e ricorsi da parte di chi si è visto negare la pubblica utilità della sua proposta, ovvero quel sigillo che consente o meno di far procedere il partenariato.

Difficile dire se e quanto eventualmente potrà pesare il fatto che il gruppo di fatto escluso dalla costruzione dell’ospedale di Cuneo di Alessandria, sia lo stesso che ha presentato, attraverso il controllato Consorzio Sis l’offerta per la costruzione del Parco della Salute di Torino. Il decreto di aggiudicazione era previsto per fine agosto, ma un mese dopo ancora lo si aspetta. Tanto per dire dei tempi. Passerà per menagramo, ma chi di queste cose ne ha viste e con la rassegnazione dell’esperienza butta lì tre anni per veder partire i cantieri con la targa dell’Inail a Cuneo come Alessandria, rischia di non andare troppo lontano dal vero. Smentire ora, a parole, è facile oltre che inutile. 

Un’altra vicenda come quella, tragicomica, della Città della Salute di Novara in cui ormai non si contano più annullamenti e rinvii delle gare, sempre andate deserte, e della quale si è trattato sempre ieri in commissione a fronte di un ennesimo slittamento, non fa che giustificare timori e preoccupazioni nel guardare a schizzi, modellini e numeri che rischiano di rimanere ancora per chissà quanto tali, senza tramutarsi in indispensabili nuove strutture di cura. Nel perpetuarsi di roboanti annunci, ora vieppiu accentuati nel segno di un cambio di passo, pure quello dell’oca non esime da inciampi. Anzi, più fragorosi.