Nel Torinese sei persone fermate per associazione mafiosa
10:44 Martedì 24 Settembre 2024
Militari del comando provinciale della guardia di finanza di Torino, con il supporto del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma, sotto il coordinamento e su disposizione della procura della Repubblica - Direzione distrettuale antimafia torinese, hanno dato esecuzione, nel capoluogo piemontese e provincia, a un fermo di indiziati di delitto nei confronti di sei persone accusate di reati di associazione di tipo mafioso, ricettazione, estorsione aggravata dal metodo mafioso nonché detenzione illegale di armi. Le indagini sono state messe a segno dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali e attività di osservazione e pedinamento. Gli accertamenti sono partiti nel quadro di pregresse indagini che hanno portato alle operazioni 'Carminius' e 'Fenice', nel corso del 2019, arrivando a smantellare una articolazione 'ndranghetista di matrice vibonese attiva in provincia di Torino. Dalle indagini dei finanzieri è emersa l'esistenza di un sodalizio di tipo mafioso, radicato nella provincia torinese che, secondo l'accusa, ha acquisito il controllo di attività economiche nel settore edilizio, immobiliare, dei trasporti e della ristorazione, in modo diretto, mediante intestazione fittizia di società e imprese artigiane, e in modo indiretto attraverso servizi di ''protezione'' e ''recupero crediti'', intermediazione di manodopera e ingerenza nei rapporti tra imprese del settore edile, operai, sindacati di categoria e cassa edile.
Dalle indagini, fa sapere la guardia di finanza in una nota, è emersa "la rilevanza del ruolo svolto, ai fini dell'operatività dell'associazione, di un membro eletto nella locale segreteria di una sigla sindacale del settore edilizio, settore di specifico interesse della consorteria". Inoltre secondo gli investigatori "personaggio centrale" nell'ambito dinamiche del sodalizio è risultato "un soggetto, anch'egli colpito dal provvedimento di fermo, già implicato nel processo Minotauro" che, secondo l'ipotesi d'accusa, risulta "dirigente e organizzatore della rete della 'ndrangheta del Piemonte (a tutt'oggi ancora operativa)". Avrebbe in tale veste, secondo quanto emerso dalle indagini, "promosso, favorito e partecipato a incontri tra associati di diverse articolazioni calabresi e piemontesi (per intese, alleanze, spartizioni del territorio, richieste di interventi di mediazione o recupero crediti, regolamentazioni di rapporti tra associati e articolazioni, autorizzazioni a commettere delitti)". Dalle indagini è anche emerso che l'organizzazione in questione, "grazie all'opera di due ulteriori destinatari del fermo, ha fornito sul territorio di Carmagnola protezione a imprenditori nel corso di dissidi con altri operatori economici. Tale servizio di protezione veniva remunerato con somme di denaro riscosse e successivamente destinate agli associati". "Emblematica, ai fini della descrizione del modus operandi dei soggetti coinvolti nelle indagini - sottolinea la guardia di finanza - è la figura di un ulteriore sodale, affiliato alla 'ndrangheta sin dal 2003, il quale non solo ha favorito lo scambio di comunicazioni inerenti all'attività del gruppo criminale, organizzando incontri con altri appartenenti, ma ha anche concordato con altri sodali, citati quali testimoni in udienze per un processo riguardante delitti di matrice 'ndranghetista, termini e modi per rendere falsa testimonianza, al fine di screditare un collaboratore di giustizia". In un caso specifico, secondo la ricostruzione dei finanzieri, con minaccia ha costretto una vittima a consegnargli bracciali in oro e simili per un valore complessivo di circa 20mila euro. Destinatario del fermo è anche un soggetto attualmente detenuto in carcere per essere stato giudicato in via definitiva per avere fatto parte della 'ndrangheta piemontese.