LA SACRA FAMIGLIA

Il paradiso (fiscale) degli Agnelli: trust alle Bahamas e magheggi

Nel decreto di sequestro spuntano tutte le strategie per ridurre la "massa ereditaria" e pagare meno tasse messe in atto dai fratelli Elkann con i loro consulenti. A partire dalla residenza fittizia in Svizzera di nonna Marella che grazie a una linea telefonica...

Due trust “fittizi” alle Bahamas, “donazioni false” di opere d’arte e oggetti preziosi per un valore di 170 milioni. Sono queste le “novità” investigative sul patrimonio di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, morta nel 2019, indicate dal tribunale di Torino nel decreto del gip Antonio Borretta con cui nei giorni scorsi è stato disposto il sequestro di denaro e titoli per 74,8 milioni di euro a carico dei nipoti della donna (John, Lapo e Ginevra Elkann) e degli altri due indagati, il commercialista Gianluca Ferrero, attuale presidente della Juventus, e il notaio svizzero Urs Robert Von Grunigen. Secondo gli inquirenti si trattava di meccanismi per ridurre la “massa ereditaria” e pagare meno tasse. Tra i regali sospetti, un paio di orecchini con diamanti del valore di 78 milioni di euro che risulta donato da Marella alla nipote Ginevra.

Secondo l’accusa, “i tre fratelli Elkann avevano dichiarato in Italia beni esteri nella loro disponibilità, derivanti dalla successione di Marella Caracciolo, per una somma complessiva significativa”, cioè oltre 734 milioni di euro e “si trattava di beni senza dubbio riconducibili alla successione” di Donna Marella. L'importo, infatti, “risultava sovrapponibile a quello detenuto fino al 2009 da Bundeena (900 milioni di dollari) e vi era identità di sede europea e di figure apicali tra la Bundeena Consulting e le società riconducibili a John Elkann, cioè Blue Dragons e Dancing Tree”.

Dal lavoro investigativo è stata individuata una considerevole documentazione contabile ed extracontabile — anche di tipo informatico — che confermerebbe l’ipotesi accusatoria, peraltro già oggetto dell’originario esposto da cui è scaturita l’inchiesta, circa la fittizia residenza estera della vedova dell’Avvocato e l’esistenza di un “disegno criminoso” volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane.

Durante le perquisizioni, è stato rinvenuto un memorandum, nascosto nello studio del commercialista di famiglia Ferrero e presumibilmente redatto tra il 2009 e il 2010, in cui si espone nel dettaglio come mantenere la residenza in Svizzera e come proteggere i patrimoni dagli occhi del fisco italiano. Un piano calcolato nei minimi dettagli che, secondo gli inquirenti, non ha lasciato nulla al caso. Nel documento si usano pseudonimi per riferirsi a Marella (“signora X”) e Margherita (“signora Y”), con istruzioni precise su come muoversi nel caso di morte di Marella, garantendo che gli Elkann agissero legalmente prima della madre Margherita. Venne addirittura creato in Svizzera un ufficio che gestiva la corrispondenza, pagava le utenze e il personale domestico ed era dotato di una linea telefonica intestata a Marella che permetteva di rispondere alle chiamate come se fosse in Svizzera, anche quando in realtà passava gran parte dell’anno in Italia. “A partire dall’anno 2010 Marella Caracciolo ha modificato sensibilmente i suoi abituali spostamenti da/verso la Svizzera, considerato che a partire da tale anno, in media, si è recata in Svizzera (nel Cantone di Berna, prima a Saanen e poi a Lauenen) per meno di 2 mesi e solitamente nel periodo estivo (ira luglio e agosto)”. E ancora: “Negli anni 2004, 2010, 2011, 2014, 2015, 2016, 2018 e 2019, si è verificato uno dei requisiti sostanziali previsti dall'articolo 2 comma 2 del Testo unico delle imposte sui redditi (permanenza nel territorio di almeno 183 giorni o 184 nel caso di anni bisestili) ed è, anche solo per tale motivo, da considerare fiscalmente residente in Italia”. Il piano, agli occhi del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dei pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti, era chiaro: evitare le imposte italiane facendo leva sulla residenza svizzera.

Ricostruendo l'eredità lasciata da “nonna Marella” ai tre nipoti, figli del primo matrimonio di Margherita con Alain Elkann, è anche emerso che il patrimonio complessivo ammonterebbe in realtà a circa 800 milioni di euro, superando i 734 milioni inizialmente stimati dagli investigatori. Ma il punto critico dell’inchiesta riguarda soprattutto una presunta evasione fiscale che tocca quota 74,8 milioni di euro. Di questi, 42,8 milioni si riferiscono all’Irpef non pagata sulla rendita vitalizia che Margherita Agnelli versava alla madre Marella, mentre i restanti 32 milioni riguardano imposte mai versate su successioni e donazioni. Si tratta di disponibilità indicate nell’inventario dell’eredità. Da qui le accuse di dichiarazione fraudolenta e truffa aggravata a danno dello Stato.

Ma non è tutto. Durante le indagini della Guardia di Finanza sul materiale sequestrato ai fratelli Elkann, al loro commercialista di fiducia e al notaio che ha redatto il testamento della nonna, è emerso un nuovo tesoro nascosto dagli eredi di Agnelli oltreoceano. Nel decreto vengono indicati redditi di capitali (circa 116,7 milioni di euro) nascosti al fisco, derivanti da attività finanziarie custodite da due trust — Providenza Settlement e Settlement Due — con sede alla Bahamas. A cui si aggiungono le spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d’arte e gioielli di ingente valore ed elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese

Il giudice Borretta individua nelle presunte “condotte fraudolente” degli indagati il “periculum in mora”, ossia il rischio che si possano disperdere i beni su cui, all’esito del procedimento penale, potrebbe essere disposta la confisca. Non solo, nell’atto si ricorda anche che gli indagati hanno dichiarato beni e redditi all’estero solo dopo l’ispezione antiriciclaggio del luglio 2023. In quell’occasione è spuntata la “Tremaco Treuunternehmen Reg”, un family office con sede a Eschen, in Liechtenstein: ente “collegato a mandato fiduciario intestato a John Elkann”. Per il gip i fratelli Elkann “hanno dimostrato propensione e capacità di sottrarre” all’erario ingenti parti del proprio patrimonio alle leggi successorie e fiscali italiane, agevolati in questo presunto “disegno criminoso” dai due professionisti.

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