Sulla Crt la penna rossa del Mef.
Polliotto, cooptazione irregolare
07:00 Mercoledì 25 Settembre 2024
I rilievi del ministero ai "compiti" estivi fatti dal nuovo vertice della fondazione. La consigliera, moglie dell'ex senatore Scarabosio, sarebbe stata nominata in violazione delle regole. Dimissioni o decadenza in vista (poi magari una rielezione). Il nodo Cda
A Palazzo Perrone i compiti delle vacanze li hanno finiti e consegnati, ma dal Mef più di un foglio è tornato ai vertici della Fondazione Crt con i segni della matita rossa e qualche correzione non di poco conto, senza che si possa capire se il voto finale raggiungerà la sufficienza o no.
L’ennesimo capitolo della travagliata storia che si trascina ormai da tempo dopo le telluriche dimissioni di Fabrizio Palenzona dalla presidenza più breve che si annoveri in via XX Settembre, è scritto più a Roma che non a Torino. Tra annotazioni formali e molte tecniche formulate dal dicastero di Giancarlo Giorgetti, non può che spiccare, per sostanza e per la figura cui si riferisce, quella riguardante la cooptazione della componente del Consiglio di Indirizzo Patrizia Polliotto. Il suo ingresso nell’organismo della fondazione, la primavera scorsa, già aveva suscitato non poche reazioni e alimentato più di un commento, non sempre positivo. Si sussurrò, non senza motivo, che dietro il suo ingresso a Palazzo Perrone vi fosse Antonello Monti, uno dei congiurati che infilzarono allo spiedo Furbizio. Formalmente il nome della consorte dell’ex senatore di Forza Italia Aldo Scarabosio legato da stretta amicizia con il ministro della Difesa Guido Crosetto, venne fatto da Roberta Ceretto, membro del consiglio di indirizzo espresso dalla Provincia di Cuneo e molto ben inserita nel giro del notabilato di Fratelli d’Italia. I bisbigli nelle ovattate stanze avevano trovato ulteriore elementi, tra cui quella coincidenza che aveva visto la figlia dell’attuale presidente della fondazione Anna Maria Poggi assunta alla Banca del Fucino di cui Polliotto era nel cda della banca che poi lo stesso Palenzona cercò di partecipare attraverso la cassaforte di via XX Settembre. Così come sono noti i buoni rapporti con lla vicepresidente Caterina Bima.
I rilievi del Mef, tuttavia, non riguardano al momento né fanno alcun riferimento al profilo della consigliera, bensì alla procedura che ha portato alla sua cooptazione. Una procedura che il ministero contesta rilevando e ritenendo che la cooptazione avrebbe dovuto essere fatta dal consiglio di indirizzo uscente e non dal nuovo. Una violazione della procedura che, con ogni probabilità, dovrà essere sanata con la decadenza o le dimissioni di Polliotto che, per il Mef, non può esercitare quel ruolo in seguito a quella cooptazione.
Un problema grande e complicato per i piani della cassaforte piemontese che sicuramente sarà oggetto di un confronto, pur informale, già oggi quando tutto il Consiglio di Indirizzo sarà in visita alle Ogr. Il percorso, di fronte a quello che è ben più di un parere del Mef, appare obbligato. Ma non semplice. Vanno infatti rispettate e seguite le norme del nuovo statuto della fondazione, che però non ha ancora ottenuto l’ufficialità. Da qui la tabella di marcia che prevede per il prossimo 2 ottobre la sostituzione dei due membri indicati dall’Università del Piemonte Orientale e da quella di Torino. Per sostituire la stessa Poggi, nel consiglio su indicazione dell’ateneo Torinese, la terna vede Vincenzo Ferrone, ordinario di Storia Moderna, la biologa Cristina Giacoma e il microbiologo David Lembo. Per sostituire Gianluca Gaidano, la terna dell’Upo annovera il botanico Guido Lingua, la direttrice del Dipartimento Sviluppo Sostenibile e Transizione Ecologica Roberta Lombardi e il medico Gianluca Aimaretti.
Ma se questi passaggi non destano preoccupazione, nella stessa road map si presenta un ulteriore possibile ostacolo dato dal fatto che il plenum del consiglio di indirizzo non può ritenersi tale, essendo incompleto a causa del posto vacante in seguito alle dimissioni di Fiorenza Viazzo, l’imprenditrice biellese, legatissima al già citato Monti, ascoltata come persona informata dei fatti dagli inquirenti che indagano sul cosiddetto patto occulto che avrebbe portato alle dimissioni di Palenzona.
Un posto vuoto, anzi due visto il destino segnato (dal Mef) per Polliotto. Due poltrone destinate ad essere occupate da cooptati, quindi rispettando le procedure richiamate dal ministero. Da qui, dopo le nomine “universitarie” in programma per il 2 ottobre, nell’agenda l’altra data importante e assai più irta di complicazioni, è quella dell’8 dello stesso mese quando si dovrà affrontare e risolvere la questione delle cooptazioni. Tra le ipotesi che circolano c’è quella di una seconda votazione, rispettando la procedura indicata da Roma semprechè a quella data sia in vigore il nuovo statuto, a favore di Polliotto, che comunque prima dovrà, naturalmente, o essere dichiarata decaduta o rassegnare le dimissioni.
Finita qui? Macchè. Anche se non sarebbe tra le osservazioni inviate dal Mef, dallo stesso ministero ci sarebbero segnali in corso di invio verso la torinese via XX Settembre, tra cui quello riferibile alla composizione del consiglio di amministrazione. Dopo le dimissioni di Marco Giovannini e Davide Canavesio il cda ha due poltrone vuote e la composizione è fissata in maniera imperativa e inequivocabile dallo statuto in sei componenti, non essendo quel numero un limite massimo, ma appunto l’assetto stabilito. Secondo più di un’interpretazione la stessa vacatio di uno o più posti non potrebbe protrarsi oltre i trenta giorni, limite che oggi è ampiamente superato, facendo aleggiare lo spettro di una possibile illegittimità di alcuni atti compiuti dall’organo a formazione ridotta.
Un’altra grana per Poggi? Di certo, finora il mantenimento di un organo monco non è stato vissuto come fonte di preoccupazione. Il cda scadrà, infatti, a marzo del prossimo anno e dunque non è facile trovare chi lasci la poltrona in consiglio di indirizzo per una potenzialmente assai breve “promozione” nel board a scadenza da yogurt. E così, anche per non ipotecare i futuri assetti lasciare tutto in stand by farebbe assai comodo. Ministero permettendo, ovviamente.