SANITÀ

Direttori Asl in lista d'attesa. Cercasi manager in orbace

In Piemonte la scadenza degli incarichi potrebbe slittare per avere più candidati. Tutto dipende dal ministero da cui si attende la riapertura dell'elenco nazionale. FdI si prepara alla grande abbuffata di poltrone piazzando manager di provata fedeltà

È la lista d’attesa del contrappasso. Ad aspettare e sperare di trovare o conservare un posto, stavolta non sono i pazienti, ma proprio coloro che i servizi sanitari sono chiamati a governarli e fornirli. E come di fronte a un Cup d’incerta efficienza, i direttori generali delle aziende sanitarie e gli aspiranti tali guardano al grattacielo della Regione aspettando e sperando. Senza alcuna certezza, a partire dalle date. 

È la prima, ma anche più cospicua e ambìta infornata di nomine dopo il voto che ha riconfermato il centrodestra al governo del Piemonte, mutandone i pesi al suo interno. Quest’ultimo aspetto, sfrondando la questione dalle immancabili dichiarazioni di maniera, emergerà come sempre con forza al momento delle scelte dei nuovi manager. Anzi, già s’affaccia con una certa evidenza fin d’ora, quando ancora non è chiaro se l’infornata avverrà rispettando la scadenza prefissata di fine anno o, invece, sarà concretizzata l’ipotesi di una ulteriore proroga che, proprio in questi giorni, par prendere corpo.

Politica e burocrazia trovano in questo passaggio, cruciale per ogni mandato regionale, l’ennesima occasione per intrecciarsi, malcelati dal solito consunto velo di annunci tesi a negare l’innegabile consultazione dell’ultima versione del manuale Cencelli, decisamente meno raffinata e più spudorata dell’originale. Insomma, anche nel caso del Piemonte, Fratelli d’Italia subentrata alla Lega nella leadership della coalizione è intenzionata, dopo aver preso con Federico Riboldi l’assessorato alla Sanità, anche a occupare quanti più posti possibili ai vertici di Asl e Aso, affidandoli a uomini e donne di riferimento, datato o frutto di recente e non disinteressata conversione sulla via della Scrofa. Impresa, quella cui s’accingono i meloniani, che paradossalmente può trovare difficoltà non già nella scarsità di poltrone, bensì di terga adeguate ad accomodarvisi. 

Certo Riboldi va ripetendo, come ogni suo predecessore d’ogni colore, che il tema è quello della capacità e dell’adeguatezza al ruolo, inserendo la questione che ad oggi lascia ancora aperta all’ipotesi di un mantenimento per un po’ di mesi in servizio gli attuali vertici delle aziende. Tema che non collide affatto con quello pocanzi ricordato, ovvero la volontà del partito di Giorgia Meloni di calare l’asso pigliatutto o quasi. In entrambi i casi gli spazi di manovra, oggi, appaiono piuttosto stretti. 

Già nelle settimane scorse lo stesso assessore aveva manifestato la volontà, quasi una necessità, di allargare l’elenco regionale degli idonei alla direzione generale proprio per poter pescare in un bacino che non fosse il solito stagno. Per farlo è, però, necessario che il ministero della Salute riapra l’elenco nazionale che, una volta rimpinguato, potrebbe vedere nuovi aspiranti manager scegliere di provare la via piemontese. Dall’assessorato la richiesta è stata fatta al ministro Orazio Schillaci, ma fino ad oggi nulla di concreto s’è visto.

Intanto i giorni, le settimane passano e si stringe il lasso di tempo che separa dalla scadenza degli attuali contratti con i direttori fissata al 31 dicembre, già frutto di una proroga posta in essere per evitare di procedere a nuove nomine alla vigilia del voto regionale dello scorso giugno, quando gli equilibri interni alla maggioranza erano assai diversi rispetto a quelli poi usciti dalle elezioni. Oltre alle proroghe, lo scorso maggio, in alcuni casi per insuperabili questioni legati all’età della pensione, erano stati nominati dei commissari. E proprio quella commissariale è l’ipotesi che sta circolando con insistenza al grattacielo, sempre nella speranza che dal ministero arrivi l’attesa apertura dell’elenco nazionale. Un provvedimento che per poter essere utilizzato dal Piemonte al fine di aumentare i candidati non consentirebbe di rispettare la scadenza di fine anno per le nomine. Da qui l’idea, accarezzata non poco dallo stesso assessore, di spostare almeno alla primavera prossima il rinnovo dei vertici di Asl e Aso. 

Una manciata di mesi che già fa storcere il naso a più di un diretto interessato, tra gli attuali direttori in attesa del loro destino non si fa mistero della contrarietà a un prolungamento così breve che, a loro dire, finirebbe per rallentare se non bloccare qualsiasi iniziativa proiettata a breve e medio termine. Insomma, tra i manager già prorogati dall’estate all’inverno, la prospettiva di un altro provvedimento del genere non riscuote consenso. Un’eventualità che, legando ragioni politiche e burocratiche, starebbe in piedi a fatica nel caso in cui non arrivasse l’atteso provvedimento del ministro, in assenza del quale sarebbe arduo motivare una seconda proroga, sia pure trasformando i direttori in commissari.

Una questione che, va ricordato, non riguarda la totalità dei manager. Sei di questi, Carlo Picco alla Città di TorinoGiovanni La Valle alla Città della SaluteFranca Dall’Occo all’Asl To3Davide Minniti al San Luigi e Livio Tranchida all’Aso di Cuneo sono stati nominati lo scorso dicembre e il loro mandato, incominciato il primo gennaio durerà tre anni. Per tutti gli altri il destino è ancora incerto. Se, come si spera al ventiquattresimo piano del grattacielo, Schillaci riaprirà l’elenco nazionale, la proroga è pressoché certa. In caso contrario sarà difficile motivare un prolungamento ulteriore degli attuali direttori. E, quindi, la scelta Riboldi e il suo partito, non potendo tagliar fuori del tutto gli altri, si dovrà fare con quel che passa in convento.

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