La libertà di finire in galera
Juri Bossuto 06:41 Giovedì 26 Settembre 2024
In televisione, come attraverso la carta stampata, si ripete continuamente che noi occidentali viviamo nel migliore dei mondi possibili, poiché siamo nati dove esiste uno Stato sociale, non si patisce la fame e la res pubblica è governata da un sistema politico profondamente democratico. Noi italiani, e noi europei, abbiano infatti così tanta “Democrazia” da permetterci il lusso di esportarla ovunque sul pianeta: sia a chi ne vuole un pezzo, e sia a chi invece non ne vuole per niente (in quest’ultimo caso ricorriamo ai bombardieri per convincere i riluttanti che il nostro è davvero un bel regalo).
Noi tutti godiamo del diritto di parola, sempre ed ovunque; ci affidiamo serenamente a sistemi elettorali ideati per rappresentare tutto il popolo; non cadiamo vittime di alcuna discriminazione in base al reddito, alla religione di appartenenza e al credo politico. I media e i leader dei partiti non perdono mai occasione per rimarcare come sia praticamente impossibile trovare, sul mappamondo, Paesi devoti alla Democrazia più di quanto lo sia il nostro.
La convinzione popolare di appartenere a un sistema politico fieramente democratico è difficilissima da scalfire, e chi osa metterla in dubbio non può che subire il biasimo collettivo, oltre a meritare l’esilio da qualsiasi studio TV. Niente e nessuno può negare il dato assoluto, e non esistono prove evidenti che possano incrinare minimamente la certezza: siamo Democratici perché ce lo dicono quotidianamente i conduttori televisivi, i giornalisti e i politici.
Alcune notizie vengono date in pasto all’opinione pubblica con l’unico scopo di negare l’assunto per cui viviamo nella nazione più libera del pianeta, ma si tratta di tentativi inutili: non sufficienti a ledere l’immagine del Paese democratico che portiamo nel cuore. Del resto, è risaputo che le Istituzioni vigilano attentamente sull’osservanza dei principi costituzionali, permettendo ai cittadini di dormire sonni tranquilli. Purtroppo, malgrado l’impegno della politica, qualcuno nega ancora pubblicamente l’esistenza di tali valori, scendendo addirittura in piazza per gridare il proprio dissenso.
Inspiegabilmente, sono tante le persone che protestano denunciando soprusi, oppure violazioni di quei diritti che altri connazionali, al contrario, ritengono più che tutelati. Gli artigiani che vivevano e lavoravano al Borgo medioevale di Torino, ad esempio, hanno considerato a dir poco inopportuno lo sfratto che li ha costretti ad andarsene perdendo, in un colpo solo, lavoro e casa. Le interpellanze rivolte al Comune, redatte da alcuni Consiglieri di minoranza, non hanno sortito alcun effetto, e tantomeno si sono rilevate risolutive le petizioni sottoscritte a tutela degli artigiani stessi. Il loro allontanamento è stato eseguito nel nome del PNRR, e dei prossimi investitori americani targati Bloomberg, senza neppure proporre altre soluzioni abitative agli ex lavoratori del Valentino. La colpa è naturalmente degli artigiani, i quali dovevano accettare l’intimazione ad andarsene con rassegnazione, anziché esprimere il loro pensiero di biasimo nei confronti della scelta comunale che li ha obbligati ad abbandonare la casa, nonché le loro botteghe.
La protesta di quei cittadini impegnati a ribadire che i parchi torinesi debbano rimanere tali, e non terreni oggetto di innumerevoli speculazioni, è l’ennesima riprova della perfezione del nostro sistema. Affermare quindi che le aree verdi non siano propriamente idonee ad ospitare ospedali (Pellerina), opere in cemento armato (Meisino), oppure festival musicali internazionali dal grande impatto ambientale (Parco della Confluenza) comporta al massimo qualche manganellata da parte della Celere e, al limite, un paio di denunce: ennesima conferma di quanto si rivelino immotivati i dubbi sulla tenuta democratica della nostra Repubblica.
Per fortuna, però, il nuovo Ddl “Sicurezza” chiuderà la bocca, una volta per tutte, ai tanti disfattisti che di continuo contestano lo Stato, insieme alle istituzioni territoriali, e che sfacciatamente, nel farlo, si richiamano ai valori della Costituzione repubblicana. Pene consistenti in parecchi anni di prigione saranno finalmente inflitte a chi attua il pericolosissimo “terrorismo verbale”, fattispecie di reato che si manifesta parlando nei bar a favore di chi protesta, e verranno altresì puniti severamente gli atti di resistenza passiva, compiuti per ostacolare le cariche delle forze di polizia (atti pericolosissimi per l’ordine pubblico, definiti infatti di “protesta gandhiana”).
La Democrazia è preziosa, per cui è necessario metterla in cassaforte, al riparo dai malumori dei cittadini. Solamente nelle grandi occasioni, tipo guerre o incontri internazionali, può essere esposta, seppur per poco tempo. Guai a chi la vorrebbe vedere da vicino, poiché in seguito potrebbe pure pretendere di toccarla con mano per constatarne la consistenza, correndo così il rischio di rovinarla. Occorre dissuadere questi ultimi dal farlo: difendere la Democrazia anche a costo di ospitare in carcere, per un po' di tempo, i cittadini troppo curiosi.