LA SACRA FAMIGLIA

Svizzerina di Agnelli: "piano nascosto" sulla residenza di Marella

"Evitiamo di destare l'attenzione delle autorità", raccomandava un avvocato a John Elkann a proposito del disbrigo di pratiche burocratiche per il cambio di casa. Per i magistrati è l'ennesima prova che la vedova dell'Avvocato abitasse in realtà a Torino

“Vogliamo evitare che le autorità abbiano l’impressione che si tratti di una questione delicata e complicata. Potremmo esagerare se la signora si facesse accompagnare nell’ufficio comunale da un avvocato di Zurigo o di Ginevra”. Scriveva così in una e-mail arrivata l’8 luglio 2011 a John Elkann un avvocato svizzero, Peter Hafter, in merito al cambio di residenza della nonna, Marella Caraccioloda Saint Moritz (cantone dei Grigioni) a Lauenen (Berna)L’avvocato spiegava che “la registrazione era una mera formalità” ma raccomandava una serie di accorgimenti: per esempio, fare assistere il notaio Urs Von Gruenigen, che “è ben noto a tutte le persone coinvolte e la cui presenza non sarà un’indicazione di un possibile piano nascosto”. Il messaggio – contenuto nel decreto di sequestro di 74,8 milioni ai fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann – suggeriva una serie di accorgimenti da prendere per sbrigare le pratiche burocratiche per il cambio di una casa, e conteneva un riferimento a “un piano nascosto”.

Lo staff difensivo degli Elkann obietta che è almeno dagli anni Settanta che Marella Caracciolo desiderava dimorare in Svizzera. Ma i magistrati, che si fanno scudo della mole di carte prelevate dalla guardia di finanza, tirano dritto per la loro strada. La residenza di Marella nello chalet di Lauenen, che secondo i pm era fittizia, è stata “presidiata” con cura. Nel 2013 l’avvocato Hafter diffuse una nuova email: si parlava della possibile assunzione di una signora svizzera di 48 anni (“divorziata, due figli grandi”) per occuparsi della casa a tempo pieno o part time. Sarebbe stato “importante per superare l’impressione generale che la casa sia sempre vuota: in Svizzera chiamiamo queste case letti freddi”. Poi, una frase sottolineata dai pm: “Non presumo che (Marella, ndr) andrà a Leuenen prima della prossima estate”. Ogni passaggio, secondo la procura, rientrava nel “piano” scritto da una mano anonima e trovato dalla guardia di finanza nello studio del commercialista torinese Gianluca Ferrero: “Finché la signora è viva il nostro obiettivo principale deve essere quello di mantenere e proteggere il suo permesso permanente di residenza (il permesso C)”.

Secondo la procura di Torino è uno degli indizi che dimostrano come sia stata costruita e mantenuta fin dal 2010 la residenza fittizia di Marella in Svizzera. Gli inquirenti torinesi – il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti –sono convinti di avere raccolto ormai prove a sufficienza della tesi che tiene insieme l’intero fascicolo: Donna Marella nei suoi ultimi anni non viveva in Svizzera, come sostengono i suoi nipoti, ma stabilmente in Italia. Su questo punto l’indagine è sostanzialmente chiusa, testimonianze e documenti dimostrano secondo i pm che la abitazione della vedova Agnelli per la maggior parte dell’anno era quella di Strada San Vito Revigliasco, a Torino. I pm hanno mandato gli uomini della Finanza a perquisire residenze, uffici e scantinati e avrebbero trovato materiale interessante. Nell’agenda di un’assistente erano segnati gli spostamenti di Marella da cui risulterebbe la sua presenza in Italia per più di sei mesi all’anno. Nella cantina di Gianluca Ferrero, presidente Juve e commercialista di fiducia, è stata invece scoperta una nota, senza nomi: “In caso di decesso dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera”.

Nel memorandum, presumibilmente redatto tra il 2009 e il 2010, si espone nel dettaglio come mantenere la residenza in Svizzera e come proteggere i patrimoni dagli occhi del fisco italiano. Un piano calcolato nei minimi dettagli che, secondo gli inquirenti, non ha lasciato nulla al caso. Nel documento si usano pseudonimi per riferirsi a Marella (“signora X”) e Margherita (“signora Y”), con istruzioni precise su come muoversi nel caso di morte di Marella, garantendo che gli Elkann agissero legalmente prima della madre Margherita. Venne addirittura creato in Svizzera un ufficio che gestiva la corrispondenza, pagava le utenze e il personale domestico ed era dotato di una linea telefonica intestata a Marella che permetteva di rispondere alle chiamate come se fosse in Svizzera, anche quando in realtà passava gran parte dell’anno in Italia. “A partire dall’anno 2010 Marella Caracciolo ha modificato sensibilmente i suoi abituali spostamenti da/verso la Svizzera, considerato che a partire da tale anno, in media, si è recata in Svizzera (nel Cantone di Berna, prima a Saanen e poi a Lauenen) per meno di 2 mesi e solitamente nel periodo estivo (ira luglio e agosto)”. E ancora: “Negli anni 2004, 2010, 2011, 2014, 2015, 2016, 2018 e 2019, si è verificato uno dei requisiti sostanziali previsti dall'articolo 2 comma 2 del Testo unico delle imposte sui redditi (permanenza nel territorio di almeno 183 giorni o 184 nel caso di anni bisestili) ed è, anche solo per tale motivo, da considerare fiscalmente residente in Italia”. Il piano era chiaro: evitare le imposte italiane facendo leva sulla residenza svizzera.

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