DEMOGRAFIA

I morti seppelliscono i vivi: in Piemonte nascite doppiate dai decessi

Nei numeri dell'Inps il quadro sconfortante di un trend destinato a peggiorare. Gli immigrati non bastano a sopperire ai figli mancanti ma sono già il 27% tra i nuovi assunti, e la metà di badanti e braccianti. Cala un po' la cassa integrazione

Tra 30 anni chi ci pagherà la pensione? Una domanda ancora senza risposta ma che non può non assillare l’Inps, l’Istituto di previdenza sociale, che oggi ha presentato il rendiconto sociale per il Piemonte sul 2023. E i numeri, accompagnati da una serie storica decennale che li inquadra in un contesto che permette di non farsi "influenzare" dal Covid, sono particolarmente crudi anche se parzialmente mitigati dai nuovi arrivi.

Il saldo migratorio si è tenuto in territorio positivo: dal 2015 al 2022, ogni anno si sono più o meno contati 8.000 immigrati in più rispetto a chi se n’è andato. Peccato che a differenza di qualche anno fa non basta più a coprire l’andamento negativo del saldo naturale (le nascite meno le morti): un trend è in costante peggioramento. Così nel 2022 i decessi sono 32.000 in più delle nascite. Anzi, i morti sono più del doppio delle nascite: l’anno scorso se ne sono contate 57.982 contro i 25.975 nascituri. Di nuovo, si tratta di un risultato toccato soltanto nel 2020, ma che guardando al trend va ritenuto il nuovo standard per la Regione.

Il tasso di fecondità è pari a 1,17 figli per donna in media, sotto la media italiana di 1,2, spiega la professoressa di demografia dell’Università di Torino Chiara Daniela Pronzato secondo cui servono flussi d’immigrazione regolari, fatti da persone tra i 20 e i 40 anni. La demografa ha spiegato gli effetti della sanatoria del 2002, la più grande mai avvenuta in Italia, che ha regolarizzato 700mila persone. Oltre agli effetti positivi sul lavoro, ne ha avuti anche sull’integrazione: è più probabile che “guardino la televisione italiana e si fidino delle istituzioni”, due fattori che a quanto pare vanno a braccetto.

In assenza di figli, la previdenza sociale guarda agli stranieri, un punto centrale nella relazione del direttore regionale Vincenzo Ciriaco: “Sono già il 12-13% sul totale dei lavoratori, una percentuale che tra braccianti agricoli e i lavoratori domestici sale al 50%”. Ma se si guarda ai nuovi ingressi nel mondo del lavoro più di un quarto sono immigrati (il 27,2%): su 482.938 assunzioni fatte l’anno scorso, gli italiani erano 351.145 mentre gli stranieri 131.793. Il presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza Inps Roberto Ghiselli ha sottolineato le criticità del Piemonte: “A differenza di altre Regioni del nord, ieri ero in Emilia-Romagna, il saldo migratorio compensa molto parzialmente” i nati mancanti. E così lo spopolamento diventa inevitabile.

Se gli aspetti demografici incombono sul lungo periodo, la congiuntura vede gli indicatori dal mondo del lavoro in positivo: dai 9 milioni di ore di cassa integrazione del 2022 siamo scesi ai 7,3 milioni dell’anno scorso. E Ciriaco ci ha tenuto a sottolineare come i dati sulla popolazione attiva volgano al sereno: il tasso di disoccupazione in Piemonte è pari al 6,2%, ben al di sotto della media italiana (7,7%) e in miglioramento rispetto al 2022 (6,5%). Cresce anche il tasso di occupazione, migliore della media Paese, e lo stesso vale per gli inattivi: sono meno rispetto al 2022, e in Piemonte pesano per il 28,4% sul totale della popolazione, contro il 33,3% della media italiana.

C'è poi un tasto dolente nella struttura interna all’Inps regionale: gli ispettori. Erano 47 nel 2022, l’anno scorso sono scesi a 39. Una riduzione di organico che rende difficile lavorare al contrasto alle irregolarità e in particolare dell’elusione fiscale. Ma Ciriaco assicura che arriveranno presto i rinforzi: “Ora ci sarà un concorso per 403 ispettori a livello nazionale, penso che tra 15 o 20 saranno assegnati al Piemonte”.

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