SACRO & PROFANO

Intelligenza artificiale e dignità umana: la Chiesa scomunica il governo Meloni

La tecnologia può essere utile o addirittura un'arma. Il monito di Bonanti, consigliere di Papa Francesco: "Ci sono stati che chiedono ai richiedendi asilo lo smartphone perché un algoritmo dica chi sono". Proprio oggi il cdm approva una norma simile

L’intelligenza artificiale “come ogni artefatto tecnologico un utensile o può essere un’arma e non possiamo evitare che abbia entrambi i significati. Ciò che possiamo fare è lavorare perché l’uomo sappia addomesticare questa nuova entità per farne uno strumento che collabori alla creazione del bene comune”. L’argomento è annoso, le parole sono, a margine del Prix Italia a Torino, di padre Paolo Benanti, teologo, docente universitario, consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale e dell’etica della tecnologia, a capo della commissione sull’AI del Dipartimento per l’informazione di Palazzo Chigi e inoltre unico rappresentante italiano nella commissione AI dell’Onu. Alla domanda se l’intelligenza artificiale costituisca un pericolo o una opportunità per il mondo, padre Benanti non ha dubbi: se addomesticato, può trasformarsi in qualcosa di enormemente positivo per l’umanità.

Insomma, a voler semplificare all’estremo il problema non è l’intelligenza artificiale ma l’uso che ne farà l’uomo, a partire dai governi. “Sempre di più vediamo stati che ai richiedenti asilo che vogliono raccontare la propria storia chiedono i loro cellulari perché un algoritmo possa decidere su di loro attraverso i dati. Se quello che valiamo è solo quanti bit possiamo registrare nel cellulare – è la riflessione di padre Benanti – direi che l’intelligenza artificiale ha già preso un posto molto minaccioso per la dignità umana”.

Un riferimento che in qualche modo tange anche il governo italiano, proprio nel giorno in cui il Consiglio dei ministri dà il via libera al decreto che riforma le regole per i flussi di migranti regolari. Il provvedimento, nello specifico, contiene “disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali”. Secondo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano “l’accesso al telefono cellulare dei migranti che arrivano in Italia ha un unico scopo: garantire l’identificazione del migrante o al minimo l’individuazione della provenienza geografica”, ha sottolineato Mantovano. E ancora: “C’è l’obbligo di collaborare all’identificazione. L’obbligo si esplica anche mostrando i dati contenuti nel cellulare, ma solo quelli finalizzati all’identificazione. È previsto il divieto di accesso alla corrispondenza e a qualsiasi altra forma di comunicazione e c’è il diritto ad assistere con un mediatore culturale. Viene redatto un verbale” e l’accesso al telefono deve essere “autorizzato dal giudice di pace previamente o con una convalida entro 48 ore dopo l’accesso ai dati identificativi. In caso di non convalida o convalida parziale i dati sono inutilizzabili e il giudice ne dispone la cancellazione. Non è un atto come la perquisizione e il sequestro ma è finalizzato solo all’identificazione”.

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