SANITÀ & GIUSTIZIA

Città della Salute, raffica di indagati. Inchiesta su bilanci e intramoenia

Avvisi di garanzia al direttore generale La Valle, a quello amministrativo Borghese e ai vertici che si sono succeduti dal 2013. Ipotizzato il reato di falso. Al centro delle indagini i conti relativi ai fondi "Balduzzi" sulla libera professione

Gli attuali vertici delle Città della Salute di Torino, ma anche quelli che li hanno preceduti negli ultimi anni, sono indagati per presunte irregolarità nella gestione dei fondi relativi all’attività libero-professionale dei medici ospedalieri. I reati contestati sono il falso e, per alcuni, anche la truffa, per n danno erariale quantificato attorno ai 7 milioni di euro.

Sarebbero 25 gli avvisi di garanzia inviati dalla Procura della Repubblica, in cui si ipotizza il reato di falso, ad altrettanti dirigenti della più grande azienda ospedaliera del Piemonte, attualmente diretta da Giovanni La Valle e con a capo della direzione amministrativa Beatrice Borghese, mentre il direttore sanitario è cambiato poche settimane addietro con le dimissioni di Lorenzo Angelone sostituito da Emanuele Ciotti. Solo quest’ultimo risulterebbe estraneo all’inchiesta condotta dai pm Giulia Rizzo e Mario Bendoni che riguarda l’approvazione dei bilanci, andando indietro nel tempo di circa una decina di anni dal 2013 al 2023, quindi, coinvolgendo tutti coloro che hanno sottoscritto i documenti contabili di ogni esercizio: oltre a La Valle e i suoi predecessori (Silvio Falco, Gian Paolo Zanetta e Angelo Del Favero) rispondono dello stesso reato anche direttori sanitari e amministrativi che si sono succeduti.

Tra i destinatari degli avvisi di garanzia anche i componenti dei vari collegi sindacali succedutisi nel tempo, compreso quello che alla fine dello scorso anno aveva inviato proprio alla Procura della Repubblica un dettagliato esposto in cui veniva denunciato un “parziale disordine amministrativo e contabile, frutto di negligenze ed omissioni”.

In quell’esposto alla magistratura l’organismo di controllo aveva tra l’altro messo nero su bianco che “regna in alcuni settori dell’azienda un parziale disordine amministrativo, frutto di negligenze ed omissioni apparentemente riconducibili al passato, ma che si riflettono ed hanno conseguenze sull’attuale gestione”. Il collegio sindacale aveva inoltre evidenziato come “i fatti potrebbero avere impatto sulla correttezza e veridicità dei dati di bilancio”.

Proprio sulla veridicità non di uno, ma di numerosi bilanci, si sarebbe concentrata l’attività investigativa, in particolare sul presunto mancato rispetto della norma che regola l’intramoenia e i fondi trattenuti dall’azienda che in base alla legge Balduzzi dovrebbero essere destinati allo smaltimento delle liste d’attesa. Una questione che si trascina da tempo e che, oltre all’esposto dei sindaci, ha visto anche più di una denuncia, tra cui quella nell’estate del 2022 del sindacato dei camici bianchi Anaao-Assomed in cui si contestava alla azienda un ammanco di circa 7 milioni.

“Le cifre – scriveva allora il sindacato – dovevano essere accantonate dall'azienda, a partire dalle somme pagate per l’intramoenia dei medici dipendenti, ma una parte di questi soldi è stata destinata ad altre attività ed un’altra parte non è mai stata chiesta agli utenti. Questo – sempre secondo la denuncia di Anaoo-Assomed – in violazione di un esplicito accordo firmato con i sindacati dei medici e ancora oggi colpevolmente disapplicato. Il cosiddetto decreto Balduzzi inserisce, tra le numerose trattenute sulla cifra pagata dai pazienti per una visita in intramoenia, una somma pari al 5% a partire dal compenso del libero professionista da vincolare ad interventi di prevenzione o di riduzione delle liste di attesa”. Nel documento si evidenziava inoltre che “l'azienda ha, invece, destinato questo 5%, in parte ad altre attività e in parte ha omesso di aggiungerla all'onorario da pagare al medico, determinando un progressivo ammanco di oltre 7 milioni che sarebbero dovuti servire per la riduzione delle liste di attesa”.

Non è dato sapere da quale dei molteplici esposti e segnalazioni, l’indagine abbia preso le mosse. Certo appare evidente come il lavoro degli investigatori, protrattosi per mesi, abbia riguardato un arco temporale notevole, tanto da coinvolgere nell’ipotesi di reato non solo l’attuale vertice (escluso il direttore sanitario insediatosi appena lo scorso agosto) di Città della Salute, ma anche altri che lo hanno preceduto, insieme agli organismi di controllo e alcuni altri dirigenti.

Quando si conoscerà di più dell’inchiesta si potrà escludere o no che vi siano, tra le ipotesi, altre presunte irregolarità nella gestione passata e presente dei conti dell’azienda ospedaliera che proprio sui problemi finanziari ha da anni un fronte scoperto e preoccupante. Si dovrà anche capire la ragione per cui, a fronte delle ripetute dichiarazioni su un cambio di passo rispetto al passato da parte dell’attuale vertice che già nell’agosto del 2022 assicurava di aver “adottato gli atti necessari ad avviare il processo di regolarizzazione amministrativa”, lo stesso direttore generale e quello amministrativo siano tra gli indagati di un’inchiesta, dai risvolti tutti da scoprire.

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