Sanità sempre meno pubblica, visite col portafoglio in mano
13:52 Martedì 08 Ottobre 2024Nel 2023 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure, mentre cresce il ricorso al privato. Manca personale, gli investimenti scendono, i pazienti sono costretti a girare l'Italia. Il monito del presidente Mattarella: "Ssn è il pilastro del diritto alla salute"
La spesa per la salute pagata di tasca propria dalle famiglie italiane vede una impennata del 10,3% nel solo 2023 e sono quasi 4,5 milioni le persone che, nello stesso anno, hanno rinunciato alle cure. Questi numeri, uniti alle diseguaglianze regionali e territoriali, alla migrazione sanitaria e ai disagi per i tempi di attesa e i pronto soccorso affollati “dimostrano che la tenuta del Servizio sanitario nazionale è prossima al punto di non ritorno”. La fotografia è scattata dal settimo rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario nazionale. Nel 2023 oltre 4,48 milioni di persone (7,6%) di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, di cui quasi 2,5 milioni (4,2%) per motivi economici: quasi 600.000 persone in più rispetto all’anno precedente.
Rispetto al 2022, nel 2023 i dati Istat documentano che l’aumento della spesa sanitaria totale (+4.286 milioni di euro) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (553 milioni), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica. “Le persone sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie”. La spesa “out-of-pocket”, ovvero quella pagata direttamente dai cittadini, che nel periodo 2021-2022 ha registrato un incremento medio annuo dell'1,6%, nel 2023 si è impennata aumentando del 10,3% in un solo anno.
A questo si aggiunge il fatto che, secondo l’Istat, nel 2023, 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici per diversi motivi di cui 2,5 milioni per motivi economici, quasi 600.000 in più dell’anno precedente.
Anche la mobilità sanitaria ha evidenziato la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti delle Regioni del Centro-Sud spesso costretti a spostarsi in cerca di cure migliori. In particolare, nel decennio 2012-2021, le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a 10,96 miliardi di euro. L’aumento della migrazione sanitaria ha effetti economici non solo sulle famiglie, ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno, che risultano ulteriormente impoverite.
Secondo il rapporto Gimbe in Piemonte l’8,8% delle famiglie ha rinunciato nel 2023 alle prestazioni sanitarie. Un dato superiore alla media italiana (7,6%), ma in diminuzione rispetto al 2022 che era di 9,6%. L'aspettativa di vita alla nascita (dati 2023) è pari a 83 anni (media Italia 83,1 anni). Per quanto riguarda il personale sanitario sono presenti 2,09 medici dipendenti ogni mille abitanti (media Italia è di 2,11), 5,4 infermieri dipendenti ogni mille abitanti (media Italia è di 5,13), mentre il rapporto infermieri/medici dipendenti è pari a 2,59 (media Italia 2,44). Per l’attuazione del Pnrr nella sanità, sempre secondo il rapporto Gimbe, rispetto alle 82 Case della Comunità da attivare entro il 2026 ne sono state dichiarate attive 17 pari al 21% (media Italia 19%). Delle 43 Centrali Operative Territoriali da attivare entro il 2024 risultano pienamente funzionanti 27 Cot pari al 63% del totale (media Italia 59%). Dei 27 Ospedali di Comunità da attivare entro il 2026 non è stato dichiarato attivo alcuno. La percentuale pertanto è dello 0% (media Italia 13%). Al 31 luglio 2024 la regione ha realizzato il 57% dei posti letto aggiuntivi di terapia sub-intensiva (media Italia 52%).
Un allarme colto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio inviato in occasione della presentazione, nella Sala Capitolare del Senato: “Il Servizio sanitario nazionale costituisce una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività. La sua efficienza è frutto delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità, quest'ultima, affidata alle Regioni”, afferma il Capo dello Stato.