SANITÀ MALATA

Ecografia, primo posto tra un anno. Schillaci: "Situazioni intollerabili" 

A Torino e provincia impossibile prenotare un'eco muscolotendinea e per una colonscopia bisogna andare a Vercelli. Alle Molinette rimandano al 25 maggio per una visita dermatologica. Valle (Pd): "La Regione incalzi il Governo". La lettera del ministro: "Illegale chiudere le liste"

Per un’ecografia muscolotendinea non c’è un solo posto in tutta Torino, compresa la provincia. Per sottoporsi a questo esame bisogna spostarsi a Novara, ma lì la prima data utile è il 5 novembre, non di quest’anno però, ma del prossimo. Non va meglio per chi necessità di una colonscopia: nessuna speranza a Torino, mentre la disponibilità dal prossimo 27 novembre spunta fuori a Vercelli. Niente da fare fino al 25 maggio per una visita dermatologica alle Molinette, così come il primo posto disponibili per una gastroscopia al San Luigi di Orbassano compare l’11 settembre, tra poco meno di un anno. Un po’ prima, sempre al San Luigi, il 17 giugno è la prima data per farsi visitare dall’oculista. La lista delle liste d’attesa prosegue fissando al 13 febbraio la prima risonananza magnetica alla colonna disponibile a Rivoli, altrimenti bisogna andare al 22 luglio al Mauriziano. In quest’ultimo ospedale va decisamente meglio per l’eco transvaginale per cui c’è già posto dal prossimo 26 novembre, così come per una visita pneumologica disponibile dal 2 dicembre prossimo. Meno bene per l’ecografia mammaria vistio che bisogna aspettare il 6 agosto del prossimo anno. E si risprofonda nel baratro guardando all’ecocolordoppler per cui la Città della Salute rimanda al 9 dicembre del 2025. Nessuna possibilità, da nessuna parte per l’ecografia addome completo.

Dati, o in questo caso più precisamente date, a dir poco desolanti quelle raccolte dal consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione Sanità del Piemonte, Daniele Valle. Un quadro che, tuttavia, non stupisce confermando le ragioni delle crescenti lamentele dei pazienti, non di rado in netto contrasto a raffigurazioni troppo ottimistiche da parte dei vertici di aziende sanitarie e ospedaliere, anche se come evidenzia la stessa ricerca empirica di Valle le situazioni spesso sono profondamente diverse da un ospedale all’altro. Resta, comunque, una situazione sempre meno sopportabile, specie per chi non ha le possibilità economiche per ottenere rapidamente le prestazioni a pagamento, non di rado dallo stesso medico ospedaliero che poi esercita anche la libera professione. 

I problemi e le possibili soluzioni sono molteplici, in Piemonte come altrove. Qui l’assessore Federico Riboldi, appena insediatosi, ha concentrato la su attenzione sul Cup, il sistema unico di prenotazioni che effettivamente presenta una serie di inadeguatezze oltre a vedere già scaduto e prorogato l’appalto alla società che fornisce il servizio. Nell’appello che l’esponente Pd rivolge alla Regione non sfugge, tuttavia, la frecciata indirizzata proprio a Riboldi e alla sua idea di riformare il Cup, quasi a lasciar intendere che lì stia il vero problema dei tempi esageratamente lunghi. “In attesa che l’intelligenza artificiale applicata al nuovo Cup regionale risolva ogni problema – sostiene Valle – ad oggi i dati delle liste d’attesa ci dicono che siamo ancora molto lontani dalla soluzione. Ci sono tanti problemi organizzativi che la giunta Cirio in questi anni non ha affrontato, ma la questione fondamentale è la necessità di aumentare le assunzioni, l’unica vera cura per un sistema sanitario malato”. 

E proprio nelle ore in cui ancora infiamma la polemica sulle risorse in più per la sanità previsto nella manovra, Valle ricorda come “il Governo ha impostato risorse aggiuntive in prevalenza sul 2026, lasciando però sul 2025 risorse neanche sufficienti per coprire i maggiori costi del servizio sanitario nazionale”. A questo punto, ”le Regioni devono alzare la voce, difendersi da un Governo che scarica su di loro la responsabilità di tagliare servizi sanitari ai cittadini. Se Cirio e Riboldi vorranno – avvisa Valle – saremo al loro fianco per difendere la sanità piemontese e italiana”.

Di queste ore la lettera che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha inviato alle Regioni, attraverso il presidente della loro conferenza, Massimiliano Fedriga. “Questa – scrive il ministro riferendosi alle liste d’attesa – è la battaglia più importante, sia per curare efficacemente chi soffre, sia per investire sul benessere di tutti attraverso gli screening periodici”. Oltre a ricordare come si stiano ultimando i decreti attuativi della legge e confidando nel monitoraggio affidato alla piattaforma nazionale, Schillaci usa toni piuttosto duri quando scrive che sui controlli da parte delle Regioni si dice “sicuro che non mancherà tutta l’attenzione possibile, perché – aggiunge – non possiamo davvero più accetare di apprendere dai media che esistono ancora tante realtà in cui le liste sono immotivatamente e illegalmente chiuse”. Già, perché anche quando dirigenti e funzionari si guardano bene dall’usa il termine “lista chiusa”, l’assenza di una data prenotabile ha comunque lo stesso significato. Dice ancora il ministro che “non dobbiamo mai mettere i cittadini nelle condizioni di chiamare le televisioni per vedere garantito un proprio diritto”.

Parla “da medico” Schillaci e spiega di conoscere bene la situazione e i disagi “che derivano dalla mancata programmazione, dai tagli scellerati e dagli sprechi. Questo però non giustifica chi non consegna le proprie agende, chi disattende i propri obblighi a favore dell’attività libero professionale e chi non vigila e non interviene in certe situazioni obiettivamente intollerabili”. Fischieranno le orecchie a qualcuno? Anche per l’otorino la lista è lunga.

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