POLTRONE & SOFÀ

Sorelle d'Italia, lite sulle poltrone

Le assessore Chiarelli e Chiorino pizzicate all'aeroporto di Torino mentre si prendono a maleparole: oggetto del contendere le nomine del Consiglio regionale in Piemonte. Giovedì il tavolo con gli alleati ma nel gruppo di FdI monta il malcontento

Le hanno pizzicate all’aeroporto di Torino, appena rientrate da Roma, a dirsene di santa ragione. Il tono di voce che si alza, accuse che rimbalzano da una all’altra. “Questo lo dirò a Nastri”, “e io ne parlerò con Donzelli”. A muso duro le sorelle d’Italia (anzi, del Piemonte) Elena Chiorino e Marina Chiarelli. Le quote rosa del partito di Giorgia Meloni nella giunta di Alberto Cirio, entrambe con padrini altolocati che rischiano di trasformare l’alterco in una vera e propria faida.

L’oggetto del contendere è l’ormai celebre algoritmo ideato dal capogruppo a Palazzo Lascaris Carlo Riva Vercellotti; un modello aritmetico di suddivisione delle nomine secondo parametri che – a detta di molti – “s’è inventato per tutelare se stesso e Biella”, la provincia che, incidentalmente, è anche il feudo elettorale della Chiorino. C’è tensione in Fratelli d’Italia: “Se la Chiarelli oltre a reclamare poltrone si presentasse ogni tanto in giunta o almeno al suo assessorato staremmo meglio tutti” punta il dito un fratello “maggiore”, gettando sale sulla ferita. Secondo la vulgata, infatti, l'ex vicesindaca di Novara, dopo aver fatto incetta di deleghe (Sport, Turismo e Cultura) si sarebbe data alla macchia, facendo storcere più di un naso. L’anonimato è la condizione indispensabile per far parlare qualche consigliere che vive da vicino questa querelle; “Marina non è l’unica incazzata, anche l’astigiano è nervoso” dice un altro. Il riferimento  è a Sergio Ebarnabo che, quando ha sentito per la prima volta i parametri dell’algoritmo, avrebbe ceduto allo scoramento: “Quindi per noi non c’è niente”.

Sono passate più due settimane da quando Riva Vercellotti ha illustrato il suo Manuale Cencelli 2.0, ispirato a suo dire a principi di “competenza, trasparenza ed equilibrio tra i territori”. Ma fino a questo momento ha convinto pochi. Dietro di lui si staglia l’ombra lunga del federale biellese Andrea Delmastro, viceministro alla Giustizia e pezzo da novanta della fiamma maggica (come la Roma) del partito. Nessuno dei fratelli vuole aprire una faida con lui e chissà quanto sarà entusiasta il senatore novarese Gaetano Nastri, fedele invece ai moderati di Guido Crosetto, di farsi trascinare su un terreno di scontro dal quale si terrebbe volentieri alla larga.

Il 24 ottobre ci sarà la prima riunione dei capigruppo di maggioranza, con l’assessore alle Partecipate, la stessa Chiorino che a Caselle se le contava con la collega Chiarelli. Probabile che nelle prossime quarantott’ore tutti i consiglieri si ritrovino ancora una volta per provare a chiarirsi e trovare un metodo d’azione comune. Anche perché al tavolo con Lega, Forza Italia e Lista Cirio troveranno tre alleati altrettanto agguerriti e tutt’altro che disposti a mollare l’osso. Il numero uno del Carroccio Fabrizio Ricca farà di tutto per mantenere la casella al vertice dell’Edisu, l’Ente per il diritto allo studio, attualmente occupata dal fedelissimo Alessandro Sciretti; gli azzurri tenteranno di difendere il presidente dell’Atc di Torino Emilio Bolla. “Sarà già abbastanza dura così, non possiamo presentarci divisi” prova a gettare acqua sul fuoco un altro eletto di FdI. La faida è appena iniziata.